E’ stato un anno memorabile per l’animazione giapponese. Se da un lato l’evento storico è stato l’informale passaggio di consegne tra Hayao Miyazaki e il suo “erede designato”, Makoto Shinkai, che con Your Name – Kimi no Na wa ha portato a casa nel solo Giappone l’equivalente di quasi 200 milioni di dollari con oltre 14 milioni di spettatori, dall’altro le serie animate hanno convinto, per qualità e quantità. Stavolta trovarne solo sette da consigliare è stata un’impresa improba, visto l’altissimo livello medio che ha accompagnato tutte e quattro le stagioni “animate” del Sol Levante. Prima di segnalare quelle che a mio parere sono le migliori serie anime del 2016, qualche cenno alle poche (ma cocenti) delusioni: tre delle serie più attese (Tiger Mask, Phoenix Wright ed il ritorno di Berserk) hanno infatti totalmente o parzialmente deluso le aspettative. E’ mancata la serie “fenomeno” (ma per quella basta aspettare la prossima primavera, che vedrà finalmente il ritorno di Attack on Titan) ma per il resto c’è stato veramente l’imbarazzo della scelta. Cominciamo?

Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu: Il Rakugo è un genere teatrale che consiste in un monologo comico in cui un narratore, che indossa un kimono, racconta una storia restando seduto in ginocchio su un cuscino. Unici strumenti a sua disposizione, voce e creatività a parte, sono un ventaglio di carta e di un lembo di tessuto. Beh, c’han fatto una serie bellissima che parla di amicizie e rivalità maschili, donne affascinanti, teatro (ovviamente) e che non scade mai nel melodramma.

Boku dake ga Inai Machi: La mia serie preferita dell’anno, un thriller meraviglioso, giocato sull’alternanza di due piani temporali, che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo minuto dell’ultima puntata. Qui mi sono sperticato nelle lodi e nonostante siano passati parecchie mesi dalla visione ogni volta che ne parlo sono sempre più entusiasta.

Boku no Hero Academia: L’anno scorso One-Punch Man sembrava aver messo la parole fine alle storie superoistiche e invece Boku no Hero Academia è arrivato per dire che no, c’è ancora spazio per poter raccontare qualcosa di nuovo. Eroi che non lo sono, altri che vogliono diventarlo, altri che amano fare i cattivi e insomma, una carrellata di personaggi totalmente fuori di testa. E ci scappa pure qualche lacrima!

Re: Zero kara Hajimeru Isekai Seikatsu: vivi, muori, ripeti. Sulla carta un canovaccio banale e scontato, all’atto pratico un caleidoscopio di emozioni, grazie ad una serie impressionante di colpi di scena mai banali e a personaggi indimenticabili.

RELife: seconda serie dedicata ai paradossi temporali, elemento che quando capita nelle mani giuste dà vita permette di dare vita a serie memorabili (Steins;Gate, per dirne una). Stavolta a un trentenne la cui vita sta andando a rotoli viene data una seconda chance, ma a che prezzo? Commedia, Slice of Life e molte inquietudini, abilmente nascoste tra una gag e l’altra.

Orange: Ok, ammetto di essere un po’ fissato con lo spazio tempo e le sue bizzarrie. Infatti questa è la terza serie dell’anno che prevede che i protagonisti giochino col tempo. Il taglio stavolta è molto slice of life, con un pizzico di suspense che non guasta. Cosa accadrebbe se ricevessimo una lettera dal futuro che ci spiega come salvare la vita di una persona a noi cara?

Yuuri!!! on Ice: visto che mi son dato la regola di non citare tra i migliori anime sequel di sorta (ecco perchè la terza stagione di Haikyuu!! non c’è anche se lo avrebbe meritato) , il titolo di migliore Spokon dell’anno va a questa serie che oltre a trattare un sport molto particolare (il pattinaggio sul ghiaccio) lo fa con estrema dovizia di particolari e presentando una serie di personaggi meravigliosamente caratterizzati.

Finito? No, perchè come ho detto è assolutamente necessario segnalare altre serie meritevoli, a cominciare dalla terza stagione del capolavoro spokon Haikyuu!!, proseguendo con quattro ottimi slice of life (Fune o Amu, Tanaka-kun wa Itsumo Kedaruge, Amaama to Inazuma e Flying Witch), serie che hanno mancato la citazione per un soffio (Dimension W, Ajin, Bungou Stray Dogs, Mob Psyco 100) e, perchè no, serie comunque godibili e interessanti che “avrebbero potuto essere fantastiche ma per qualche motivo non ci sono riuscite” (vedi alla voce Kiznaiver, Uchuu Patrol Luluco, Joker Game e Koutetsujou no Kabaneri). E sicuramente ne stiamo dimenticando qualcuna. Speranze per il 2017? Che sia incredibile come quest’anno.

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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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