Arata Kaizaki è un NEET (Not (engaged) in Education, Employment or Training) di 27 anni che dopo aver lasciato in modo brusco l’azienda presso la quale lavorava non è riuscito a trovare altro che un piccolo impiego part time in un minimarket. La sua vita pare andare a rotoli, visto che i suoi genitori minacciano di non mantenerlo più e che non ha nè amici nè una ragazza. Una sera, dopo essersi ubriacato, gli compare davanti uno strano personaggio, Ryo Yoake, che lo invita a unirsi al programma di riabilitazione sociale chiamato “ReLife” che consiste nel fargli assumere una sostanza che lo farà sembrare più giovane per poi rimandarlo alle superiori per un anno…

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Meraviglioso. Non esistono altri aggettivi per descrivere in modo più efficace ReLIFE, ennesima sorpresa di un 2016 memorabile per l’animazione giapponese. E a ben vedere anche soprendente calza a pennello, visto che questa serie, tratta dal manga (ancora in corso) scritto e disegnato da Yayoisō e serializzato sul sito web Comico della NHN PlayArt dal 12 ottobre 2013, giunge come un gradito fulmine a ciel sereno nell’affollato panorama degli adattamenti tv tratti da opere Seinen.
ReLIFE, pur nella sua disarmante semplicità, è capace di far viaggiare nel tempo anche il più cinico degli spettatori e riportarlo ai tempi della sua giovinezza, periodo unico e irripetibile che, come un fuoco d’artificio, brilla intenso per un attimo e poi svanisce per sempre, portandosi dietro un po’ di malinconia e molti rimpianti.

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Gran merito della riuscita della serie va alla caratterizzazione dei personaggi, assolutamente perfetti nella loro unicità e capaci, ancora più dei colleghi “ricchi” di Kiznaiver, di suscitare, tutti, grande simpatia. Nella serie non esistono “villain” o antagonisti, perchè sono le situazioni stesse della vita di tutti i giorni a metterci costantemente in difficoltà. Le interazioni tra i protagonisti e i loro dialoghi sono clamorosamente credibili e realistici e mettono in risalto le sottili inquietudini che condividono sia adulti (le riflessioni dell’Arata Kaizaki 27enne) che i più giovani (i suoi compagni di classe 17enni).

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ReLIFE convince perchè rappresenta e descrive alla perfezione un periodo cruciale della vita che troppi, col passare del tempo, tendono a dimenticare: le prime turbe sentimentali, le piccole stupidaggini che si trasformano in drammi epocali, le reazioni esagerate, la nascita di amicizie che durano una vita e le domande di un’esistenza: che ruolo abbiamo nel mondo, cosa ci definisce, come appariamo agli occhi degli altri, vale la pena amare se si è già certi che un giorno verremo dimenticati?

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Se sul fronte tecnico non siamo certamente di fronte ad una lavoro particolarmente sofisticato, script e regia sono inappuntabili: il primo, apparentemente “leggero”, è invece un vero e proprio trattato sulle infinite complessità del passaggio dalla giovinezza all’età adulta e dimostra una capacità di analisi e contestualizazione politico/sociale che non ha eguali tra le serie animate recenti e che farebbe la felicità di celebri cantori di quell’età come Linklater o Hughes. La regia, di Tomo Kosaka di TMS Entertainment, è perfetta nel calibrare momenti ironici (la maggior parte) e drammatici e inserire i colpi di scena al momento giusto. Clamoroso e inedito l’accompagnamento jazz che funge da tappeto sonoro alle vicende dei personaggi.

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ReLIFE condensa in tredici puntate (il finale aperto e il manga in corso d’opera suggeriscono la necessità di una seconda stagione) riflessioni e pensieri sull’amore, l’amicizia, la fugacità della giovinezza, il ruolo della scuola, il lavoro, il mobbing, il bullismo, la morte e la vita. E’ la sintesi perfetta e mirabile di Welcome to NHK, Maison Ikkoku e Orange Road unite assieme, una serie senza tempi morti, divertente e amara, malinconica e gioiosa che escapisti, sognatori e romantici ameranno senza riserve.

L’ultima buona notizia? ReLIFE e’ già interamente disponibile in italiano (con un adattamento validissimo) e, come oramai da tradizione per molte serie tv americane, si può vedere tutta d’un fiato QUI. Buona visione e buon ritorno a quando eravamo più stupidi, folli, romantici, ingenui e, forse, più felici.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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