Ho scoperto Ales Kot qualche anno fa, grazie a un articolo di The Nerd Experience. Si intitolava Zero – Un discorso complesso: una vittoria facile, considerata la mia fascinazione per le cose complesse. Riemerso dalla lettura a metà dell’articolo – la seconda metà è spoilerosa, io vi ho avvisato – avevo già deciso di leggere tutto ciò che mi fosse capitato a tiro di Ales Kot.

Purtroppo le sue opere migliori, pubblicate per la Image, sono inedite dalle nostre parti – ma le edizioni originali sono fortunatamente disponibili attraverso Amazon. In italiano i suoi soli lavori disponibili sono quelli Marvel, ovvero la run su Secret Avengers e quella su Bucky Barnes: Winter Soldier, in cui è comunque possibile apprezzarne lo stile di scrittura, benché in questi casi il suo approccio al fumetto risulti mediato dalle inevitabili esigenze narrative della casa editrice. In alternativa per conoscere Ales Kot ci si può affidare ai suoi profili social.

Kot non è quel tipo di autore che teme di alienarsi le simpatie di chi i fumetti li compra esprimendo idee controverse. Quella dell’autore non schierato è una figura comunque sul viale del tramonto nell’America di Trump, ma Kot non ha mai fatto mistero del suo pensiero politico anche prima che alla Casa Bianca si sedesse un uomo così polarizzante. Anzi, buona parte del fascino autoriale di Kot deriva dalla curiosità di scoprire come porterà su carta, di volta in volta, i temi che occupano spesso le sue riflessioni pubbliche: la guerra, che da europeo dell’est avverte particolarmente familiare, la diversità, l’anarchia. Ma anche il paranormale, la filosofia e l’alterazione sensoriale. Quello di Kot è un melting pot di generi in cui confluiscono suggestioni contemporanee e rimandi più e meno espliciti alla cultura pop.

Il 2017 però è stato un anno diverso da tutti i precedenti e anche il lavoro di Kot ne uscito cambiato, scosso, più graffiante, diretto e politico. In uscita nei primi giorni del 2018 sia nelle fumetterie americane che su ComiXology, Days of hate affonda profondamente le sue radici nell’anno appena trascorso. L’America di Days of hate è quella di dopo domani, un paese dove lo scontro ideologico sempre più radicalizzato è sfociato in una inevitabile guerra civile, di cui le storie, i volti e le famiglie portano segni evidenti.

È proprio una famiglia a rappresentare i due poli del racconto. Due donne prima unite contro le avversità e i (pre)giudizi e poi divise dagli eventi, un tempo unite dall’amore e ora poste l’una contro l’altra dall’odio. Due facce di una stessa medaglia, quell’America ulteriormente spaccata in due dalla polarizzazione politica. Una guerrilla sul territorio statunitense condotta contro la cultura egemonica neo-nazista che sarebbe stata ucronia nel 2016 mentre oggi è l’elemento meno fantascientifico dello scenario allestito da Kot.

Mentre negli ultimi mesi il mondo si è interrogato se sia giusto utilizzare la violenza per impedire a nazisti vecchi e nuovi di diffondere le loro rivoltanti idee, Ales Kot e Danijel Zezelj – il disegnatore di Days of hate – non hanno molti dubbi a riguardo: l’unico nazista buono è un nazista morto. Tra le pagine filtrano le esperienze Kot e Zezelj, entrambi immigrati in USA da ragazzi dall’Europa dell’est dopo aver avuto contatto diretto con la guerra e le moderne forme di nazismo. Un urgenza di raccontare che si traduce nella prosa secca di Kot, che chiarisce senza possibilità di dubbio il suo punto di vista già nelle prime due pagine, e nei segni grafici di Zezelj, feroci ed essenziali.

Dalle matite dell’artista croato l’America del 2022 emerge sporca e ruvida, decaduta. I tratti netti tradiscono una necessità irrefrenabile di raccontare, quasi selvaggia e primordiale. Una sintesi espressiva che mischia la semplicità e l’efficacia dei graffiti rupestri alle loro evoluzioni moderne, la street art da cui Zezelj prende i colori accesi e pieni, e i contorni neri delle sagome come stencil riempiti da neri spruzzati che colano come da una bomboletta.

Il #1 di Days of hate sarà disponibile a partire dal 17 gennaio. I 12 numeri della miniserie pubblicata sotto l’etichetta Image scandiranno mese dopo mese l’intero 2018. Sembra quasi un azzardo, vista la velocità con la Storia ha preso di colpo a galoppare.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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