Gideon Falls

Il multiverso è un’ipotesi diffusa nel contesto della fisica teorica secondo la quale il nostro, quello che abitiamo in questo istante, non sarebbe il solo universo esistente: all’esterno del nostro spazio-tempo esisterebbero dunque più universi, o dimensioni parallele o realtà. La nozione nata sui paper accademici, ha presto trovato casa nella narrativa: dalla fantascienza ai super-eroi, il multiverso è ormai diventata una parola di uso comune, anche presso il grande pubblico grazie al recente sdoganamento operato dal MCU. Gli autori che ricorrono al multiverso nelle loro storie sono numerosi, ma ce n’è uno che sospetto ne scriva per conoscenza diretta, sia uscito dal multiverso anni fa e abbia lasciato scorrazzare nella nostra realtà diverse versioni di se stesso: non trovo altre spiegazioni per coniugare il Jeff Lemire de L’Acchiapparane con quello di Gideon Falls

Una è una storia intimista, onirica, in cui i ricordi dell’infanzia si ripresentano in una forma più angosciante nel momento in cui un uomo deve fare i conti con il lento esaurirsi dei sui giorni; l’altra, Gideon Falls, è un blockbuster horror in cui scorre comunque forte l’azione, un intrigo transdimensionale con un cast corale di personaggi che pesca a piene mani dalle figure dell’America rurale (il prete, lo sceriffo,…), luogo che da Lynch in poi sembra ospitare la forma più pura e arcaica del Male. 

I punti di contatto tra Gideon Falls e Twin Peaks, l’esplorazione seriale del male atavico compiuta da Lynch a partire dall’omonima cittadina, sono stati numerosi a partire appunto dalla dimensione rurale dell’ambientazione, ma negli ultimi due volumi ha preso con forza e decisione una direzione tutta sua, che la distacca da ogni altro paragone e ne affonda le radici nel medium fumetto, l’unico in grado di renderla possibile in questa forma. 

Nel quarto volume, Il Pentoculus, Lemire porta infine a compimento l’arco narrativo di Danny, il suo personaggio più misterioso ed enigmatico, chiave di volta dell’estenuante inseguimento dell’Uomo che Ride, sulla cui identità e sul cui ruolo tuttora aleggiava il dubbio. I pezzi vanno al loro posto in un ritmo incalzante, in un susseguirsi di scene tesissime e colpi di scena da thriller poliziesco in cui l’orrore è capace di incarnarsi in un nuovo corpo sempre un istante prima dell’arrivo delle forze del bene (o più semplicemente dell’ordine). Sotto queste trame più terrene iniziano però a dipanarsi gli eventi destinati a esplodere nel volume successivo, con digressioni in alcune delle realtà alternative che l’autore ci ha già presentato in precedenza. La loro rivelazione è stata uno dei grossi colpi di scena dei primi numeri e ora il loro ruolo inizia a farsi lentamente più centrale e soprattutto legato alla figura del vescovo, altro personaggio la cui importantza era palpabile, ma ancora da decifrare a conti fatti. 

Ed è proprio lì, in questa Gideon Falls incollocabile, dove la natura prolifera e l’umanità e ritornata (?) alla sopravvivenza che Lemire e Sorrentino scatenano la scena più inquietante del volume, una concretizzazione del male fatta di miliardi di scarafaggi, il cui incedere scricchiolante si traduce in un affollamento di onomatopee nere sulla pagina che suonano inquietantemente sinistre fino all’apparizione dell’enorme, disturbante bestia che impone un’accelerata alla scena e conduce verso la riunione dei due filoni narrativi. 

Gli eventi conclusivi del volume, legati al destino del fienile nero, pietra di volta della serie fin dall’inizio, conducono a un quinto e penultimo volume, Mondi Malati, che porta la narrazione di Gideon Falls a volteggiare e sbriciolarsi nel multiverso dell’orrore. La realtà si frantumata e il gruppo di protagonisti si ritrova sparpagliato in epoche e luoghi diversi: il multiverso scoperchiato da Lemire e Sorrentino fin dai primi numeri si rivela dunque un ingranaggio fondamentale per la risoluzione dell’enigma Gideon Falls e non un mero orpello narrativo. 

A questo punto, è il futuro cyberpunk a in cui si aggira padre Fred a diventare il centro narrativo, un luogo che trasuda di influenze dall’ovvio Blade Runner alla City 17 di Half-Life, dove esercito e robotizzazione collaborano al mantenimento di un ordine marziale, il tutto immerso in un cyberpunk classico fatto innesti e fusione uomo/macchina. Qui Lemire riesce a tratteggiare un’ambientazione che varrebbe la pena approfondire nonostante la manciata di pagine totali, in cui è una prostituta a fare da guida al sacerdote spaesato, sacro e profano che provano a dare un senso a un mondo che si sfrangia, collassa, sfuma nello steampunk verso l’inevitabile grosso colpo di scena che chiude il volume e apparecchia il finale. 

Nel contempo Clara si trova invece ad attraversare la Gideon Falls western, abbacinata dal sole (e dai colori del sempre ottimo Stewart) sotto cui le possessioni dell’Uomo che Ride si muovono spavalde e sicure. L’arida terra di questa Gideon Falls gronda del sangue versato e delle teste esplose, una dimensione in cui l’orrore e presenza del Male è più esplicito, visibile, palpabile, ma non meno terrificante. 

A costo di ripetermi, però, va sottolineato il ruolo di Andrea Sorrentino nella creazione dell’immaginario di Gideon Falls, una serie complessa e complicata, che racconta un orrore metafisico, legato a un nichilismo atavico, ma con un’iconografia molto più complessa da tradurre in immagini rispetto a un Twin Peaks, per tornare un riferimento emerso più volte. Ecco, spesso Gideons Falls fa quello che Lynch ha potuto fare solo per un’ora, sessanta minuti che segnano un apice televisivo imbattibile: l’ottavo episodio della terza stagione di Twin Peaks. Bene, Sorrentino riesce a tradurre quella visionarietà su carta utilizzando solo i ferri del mestiere scomponendo la pagina e le vignette, frantumandole in miliardi di schegge che si distribuiscono sul foglio lasciando che i personaggi le attraversano, ingranaggi letterali che ruotano e si incastrano riplasmando la realtà. 

La visionarietà di Sorrentino però si aggiunge, e non si sostituisce, a una solidità invidiabile nella costruzione delle tavole più canoniche, sorrette da inquadrature sempre efficaci e suggestive, chiare nell’illustrare scene d’azione frenetiche e ricche di personaggi, sui cui volti però spiccano espressioni sempre perfette nel trasmettere angosce e atmosfere di Lemire. 

Dopo circa 700 pagine distribuite in 5 volumi, Gideon Falls si avvia al gran finale, un singolo numero conclusivo extra-formato che Bao pubblicherà il 2 dicembre in un volume arricchito da contenuti aggiuntivi, come nell’originale. Le pedine sono tutte posizionate al loro posto dove il trittico Lemire/Sorrentino/Stewart le voleva fin dall’inizio, pronte a scrivere la parola fine alla serie che si è imposta come un punto di svolta per l’horror a fumetti. In attesa del prossimo, nuovo capitolo nella storia del terrore firmato dal prolifico due Lemire&Sorrentino dal titolo The Bone Orchard, serie a tinte scure che va ad aggiungersi al thriller fantascientifico ambientato durante la Guerra Fredda, Primordial, già iniziata in USA da qualche mese.  

 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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