Esattamente 20 anni fa, in Giappone, usciva uno dei titoli più celebri, importanti e discussi della storia dei videogiochi, Final Fantasy VII. Cloud, Aeris, Sephiroth entrarono nelle case di milioni di utenti nipponici (prima, poi di tutti gli altri) a confermare l’importanza di un brand nato molti anni prima, ma che solo col settimo capitolo divenne riconosciuto universalmente. Final Fantasy VII pose fine alla console war dell’epoca, trasformando Playstation nell’oggetto del desiderio di tutti gli appassionati di videogioco. La console Sony aveva a quei tempi già ottenuto un notevole vantaggio in termini di vendite nei confronti di Saturn e Nintendo 64, ma è innegabile che l’hype creatosi attorno all’RPG di Squaresoft, ai tempi non ancora fusasi con la rivale Enix, raggiunse livelli mai visti prima di allora. L’attesa messianica nei confronti del gioco venne ripagata da un titolo strepitoso sotto ogni aspetto, ma quello che in molti hanno scordato è che quell’anno, per Square, fu uno dei più prolifici in assoluto e rappresentò uno dei momenti più felici di ogni epoca quanto a rapporto quantità/qualità. Non ci credete? Ricordiamo cosa uscì, battente bandiera SquareSoft DOPO Final Fantasy VII

14 marzo 1997: Bushido Blade. A quei tempi, che già allora venivano criticati a causa di un presunto inaridimento della creatività dei game designer, si innovava parecchio. Poteva così capitare che in un settore dominato dagli arcade, che di lì a poco si sarebbero estinti, SquareSoft proponesse un gioco di combattimento in cui si poteva essere sconfitti dopo aver subito un solo colpo. Un gioco spietato, feroce, per pochi. Ne venne realizzato un sequel (meno riuscito) e poi, prevedibilmente, il brand finì in soffitta.

25 aprile 1997: Tobal 2. Nonostante su Playstation i picchiaduro 3D non mancassero di certo, basti pensare alla trilogia di Tekken e a Soul Edge, SquareSoft riuscì egualmente a proporsi con un titolo che, stante l’incapacità di diventare un punto di riferimento per il settore, nondimeno fece breccia nell’esigente cuore degli appassionati. Tobal 2 colpiva particolarmente sotto l’aspetto grafico (il chara design era di Akira “Dragon Ball” Toriyama) a dir poco stupefacente e proponeva, nella Quest Mode, un curioso ibrido tra gioco di ruolo e picchiaduro a scorrimento. Il vero cuore del gioco era ovviamente la modalità Arcade, che non avrebbe sfigurato nelle sale giochi. Anche di Tobal non si sono più avuti segni di vita.

20 giugno 1997: Final Fantasy Tactics. Posso dirlo? Il miglior Final Fantasy di sempre. Una storia incredibile, ricca di colpi di scena, una profondità strategica mai più raggiunta da altri titoli dello stesso genere e una colonna sonora a dir poco indimenticabile. Oltre alle emozioni però, c’è anche un gioco fatto di classi, personaggi, mappe, livelli, combattimenti e dettagli dove nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso. Sì, i giapponesi a quei tempi i videogiochi li sapevano fare proprio bene (e per fortuna che almeno in America uscì, visto che PAL FFT non s’è mai visto…). Se non lo avete mai provato, cospargetevi il capo di cenere e volate a prendervi la versione per Tablet e smartphone.

11 luglio 1997: Saga Frontier. Il settimo titolo nella serie SaGa ed il primo ad essere pubblicato per PlayStation. Sette storie per sette protagonisti. Un gioco meno immediato e più criptico rispetto alla media ma altrettanto soddisfacente sotto il profilo ludico e narrativo. I giapponesi ci trascorsero l’estate…

25 settembre 1997: Front Mission 2. Non un capolavoro di narrazione e strategia come sarà il terzo capitolo, che arriverà su Playstation nel 1999, ma comunque un eccellente titolo strategico, che conferma la netta superiorità di Square in quella ahimè oggi dimenticata nicchia di mercato.

20 novembre 1997: Einhander. A completare un anno indimenticabile sotto ogni punto di vista, SquareSoft andò a presidiare anche uno dei pochi generi rimasti scoperti dalla sua offerta ludica, quello degli shoot’em up. Lo fece con titolo incredibile sotto ogni aspetto: Einhander (che trasudava grandezza già dal titolo e dalla relativa boxart) ridefinì gli standard degli spara e fuggi orizzontali, grazie ad alcune trovate molto originali, a cominciare da una sorta di “montaggio” che rendeva le (poche) pause del gioco, altamente cinematografiche. Improvvisamente, anche una delle poche trincee strenuamente occupate dal Saturn (che resterà poi leader solo del comparto picchiaduro 2D), con titoli di eccelso spessore quali Gradius, Don Pachi, Batsugun, Radiant Silvergun, Strikers 1945, Battle Garegga, veniva espugnata da Sony e dalla sua clamorosa console grazie ad una software house che non sarebbe mai più stata così grande.

23 dicembre 1997: Chocobo no Fushigi na Dungeon. I giapponesi il Natale non lo festeggiano (o meglio, lo festeggiano “a modo loro”), ma l’ultimo gioco dell’anno per Square non poteva che essere dedicato ai Chocobo, i pennuti più celebri della storia dei videogiochi. Un semplice ma non semplicistico titolo di labirinti ed esplorazione, che profuma di 16 bit.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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