Se non siete tra quelli fissati coi fumetti, probabilmente ignorate quanto Spider-Man se la sia passata male su carta negli ultimi anni. Mentre la sua controparte su pellicola si faceva largo nel MCU, l’amichevole arrampicamuri di quartiere viveva annate decisamente travagliate tra le pagine dei fumetti. Tutto parte da One More Day, saga tristemente famosa per il patto col diavolo (letteralmente, Mefisto) stretto da Peter: il suo matrimonio in cambio della sopravvivenza di Zia May (ok, è più complicato di così, ma semplifichiamo). Questo nuovo ciclo di Ultimate Spider-Man, scritto da Jonathan Hickman e disegnato dal nostrano Marco Checchetto, di cui il primo numero è uscito per Panini in questi giorni, nasce in qualche modo lì, come conseguenza di quella decisione scellerata. 

All’epoca l’idea della Marvel era (con ogni probabilità) quella di svecchiare l’immagine di Spidey, il cui alter ego ormai era un 40enne sposato (con una super modella, ma pur sempre sposato) e incastrato in trame in cui risultava difficile rispecchiarsi per un adolescente. Da lì, il matrimonio svanito in PUFF e un tuffo in quelle dinamiche sempreverdi tra lavoretti, università e vecchia zia bacucca. L’operazione non fu presa benissimo (ma si sa, gli appassionati di fumetti sono spesso il primo problema dei fumetti), anche perché un’intera generazione cresciuta con Spider-Man in quel momento si rivedeva appieno in quel adulto-adolescente con problemi super-normali (ok, la moglie super model non era un cruccio di tutti). 

Da quel ciclo di storie sono passati 17 anni e diversi team creativi senza lasciare dietro di sé nulla di memorabile (anche se il controverso e lunghissimo ciclo di Dan Slott ha i suoi estimatori). Benché le vendite di Amazing Spider-Man si mantengano sempre su buoni livelli, il personaggio ha smesso di essere il centro dell’universo Marvel da allora. Nel frattempo però il rimpasto multiversale operato da Marvel con Secret Wars (destinato ad arrivare anche al cinema, tranquilli) ha cambiate le carte in tavola, traghettando Ultimate Spider-Man Miles Morales (avete presente, vero?) nella stessa linea temporale dello Spidey classico. Ora c’è posto anche per un Peter adulto. 

Ascoltando quindi il peana dei lettori che procede ininterrotto da oltre tre lustri, i vertici Marvel hanno infine deciso che il momento del ritorno di un Peter Parker adulto sia infine arrivato. Non nella continuity ufficiale, però, ma nel recinto del nuovo Universo Ultimate (storia lunga), con due autori di punta in cabina di regia e tutta la libertà creativa garantita dalla linea editoriale (per ora) indipendente. E a giudicare da questo primo numero, Hickman (colui che ha ideato il ciclo degli X-Men più interessante da decadi a questa parte) & Checchetto non si sono certo fatti pregare. 

Il Peter Parker di Ultimate Spider-Man #1 è un normale quarantenne, sempre sposato con una super model, con due figli e nel momento in cui lo incontriamo è senza poteri. Si tratta di un conseguenza narrativa del pilastro su cui sorge questo Universo (ovvero l’intervento di una nemesi chiamata Creatore che ha prevenuto la comparsa di super-eroi), ma anche l’occasione perfetta per raccontare il Peter adulto alla platea di lettori adulti che non aspettavano altro. Hickman sembra provare particolare piacere a costruire la solidissima sceneggiatura di questo albo d’esordio centellinando in ogni pagina piccole o grandi differenze rispetto alla storia che conosciamo, pronte a deflagrare nelle trame future. 

Bastano otto vignette nelle prime due pagine a Hickman & Checchetto per tratteggiare tutta la vita del Peter di questo universo. Lo incontriamo davanti allo specchio, barba e capelli lunghi, mentre ammette di non star ringiovanendo controllando la sua chioma (è una lotta che non finisce mai, ti capisco Peter). Ci siamo arrivati zoomando all’interno del suo appartamento a Manhattan dopo un volo su una NY innevata. Girando pagina, le inquadrature di Checchetto stringono da un campo largo: prima sulla cintura chiusa su completo e camicia bianca, poi la fede al dito, quindi la porta aperta verso la sala. É lì che il primo colpo di scena, sotto forma di due adolescenti dai capelli rossicci, attende il lettore. 

Cercando di evitare per quanto possibile gli spoiler (già ampliamente diffusi da Marvel stessa in ogni caso), questo primo numero di Ultimate Spider-Man è esattamente tutto ciò quella fetta di lettori di cui parlavo poco fa chiedeva: una storia di Peter Parker adulto. E Hickman dà ai lettori esattamente ciò che vogliono: un racconto con i piedi ben piantati nell’urbano, il supporto incondizionato di MJ a Peter, il Daily Bugle, Kingpin, tutto immerso in uno scenario riconoscibile, ma in cui vengono costantemente spostati i punti di riferimento. È meravigliosa in questo senso la scena dell’ingresso in redazione, dove l’aria viene squarciata dal classico “PARKEEEEEER” urlato a squarciagola da JJJ, ma [SPOILER] il Parker oggetto della sua rabbia questa volta è Ben, lo zio Ben!, suo boss al giornale. [FINE SPOILER]

Hickman & Checchetto si prendono tempo per raccontarci il mondo di relazioni che gira intorno a Peter, mentre le prime nuvole nere si addensano all’orizzonte e una grande assenza si staglia contro il cielo newyorkese: Spider-Man. La chiamata alle proprie responsabilità per Peter arriva in chiusura d’albo, ma la ventina di pagine precedenti bastano alla coppia di autori per tratteggiare cosa resta di Peter senza Spidey: un uomo realizzato, che ha tutto quello che si potrebbe desiderare, forse anche più di ciò che potrebbe sperare, ma frustrato da una vita a cui pare mancare un tassello. Conoscendo Hickman, non è solo un modo per spiegare tramite la meta-narrazione cosa non ha funzionato nei fumetti di Spider-Man negli ultimi anni (da cui di contro la componente domestica delle trame di Peter è quasi sparita), ma anche una prima pietra su cui costruire il suo personaggio, che presto o tardi si troverà a fare i conti con ciò che deve sacrificare per appropriarsi di quella tessera mancante.

La sceneggiatura di Hickman trova poi forma nelle matite di Checchetto, il cui stile si presta perfettamente all’ambientazione urbana. L’artista italiano, reduce da una giustamente acclamata run su Daredevil insieme a Chips Zdarsky, sfoggia un’ottima performance in cui pone particolare attenzione alle espressioni dei personaggi. Non che ci fossero particolari dubbi, ma Checchetto si è rivelato l’artista perfetto per affiancare Hickman in una storia al cui centro per una volta non ci sono personaggi in tutina che si menano, ma persone comuni nella loro vita quotidiana. E Checchetto è bravissimo a far emergere sulla tavola i diversi stati emotivi dei personaggi che raffigura: nelle prime pagine, ad esempio, in una sequenza di cinque vignette ravvicinate tra loro, sul volto di Mary Jane compaiono una serie di emozioni, dal divertimento per la presa in giro alla preoccupazione fino alla rassicurazione trasmessa con un sorriso, che rendono intellegibile la scena al primo sguardo, prima ancora di leggere i dialoghi nei baloon. 

Fare previsioni dopo un solo numero è sempre un azzardo, ma sulla base di quanto visto in queste prime tavole e tenendo in considerazione peso e carriera degli autori coinvolti, Ultimate Spider-Man è di sicuro una serie da tenere d’occhio, ma anche con ogni probabilità la testata di Spider-Man più interessante che leggeremo nei prossimi mesi. 

Link Panini (ITA)

Link Amazon. (ENG)

 

 

 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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