Ogni morte deve vivere e ogni morte deve morire…l’erede sta arrivando, il tuo ciclo sta finendo.
Se c’è un genere che si trova in una scomoda posizione è quello western. Nonostante negli ultimi anni al cinema (True Grit), in televisione (Strange Empire) e in libreria non abbia mancato di regalare pregevoli performance, è anche vero che a differenza di altri filoni sembra essersi cristallizzato in una sorta di limbo. La sua metamorfosi è in uno stadio troppo avanzato perché possa bastare una semplice riproposizione del canone classico, ma il suo rinnovamento via ibridazioni ed evoluzioni non ha ancora saputo conquistarsi davvero un pubblico degno di nota.
L’elemento centrale degli esperimenti più arditi (e di alcuni tra i più riusciti) sembra essere quello che ruota attorno alla componente femminile. Si parte sempre dalla prostituta da saloon, dalla vedova che ha pianto tutte le sue lacrime e dalla giovane in pericolo, però poi le si mette al centro dell’azione, in un contesto violento e selvaggio che sembra continuamente sopraffarle, e si sta a vedere che succede.
La nuova creatura dell’Image Comics appena approdata in Italia fa un’ulteriore passo in questo senso. Pretty Deadly è un prodotto davvero inconsueto, un ibrido bizzarro e talvolta impenetrabile che per contenuti, stile e tematiche sembra più adatto alla nicchia delle autopubblicazioni. Ci sono tutte le protagoniste del selvaggio west classicamente inteso: bambine cenciose, ragazze veloci a cavalcare e a uccidere, temibili pistolere, conturbanti puttane, donne di colore vittime di soprusi. La novità è che alle matite e alla sceneggiatura ci sono due donne: Kelly Sue DeConnick e Emma Rìos.
Cosa ha portato le due nelle assolate terre selvagge americane? Difficile dirlo, così come è difficile ambientarsi in una storia densissima, che in meno di 150 pagine restituisce un arco narrativo di senso compiuto, di suggestione continua ma anche di ermetismo e lirismo non sempre a buon mercato. L’approccio alla storia della DeConnick non prende certo per mano il lettore, anzi, lo lascia libero di vagare dentro una storia che prende forma senza controllare che tutto sia stato recepito. Non ci si può nemmeno affidare alle convenzioni, né dare per scontato alcun elemento: siamo sì nel west con i pistoleri in cerca di redenzione e deboli in cerca di giustizia, ma ci sono anche continue incursioni di elementi horror, fantastici e fiabeschi.
L’unico scoglio contro cui si rischia d’infrangersi nel godere di un’opera così peculiare è la disposizione iniziale. Con Pretty Deadly bisogna lasciarsi andare, lasciarsi catturare dalle magnifiche tavole di Emma Rios, dove uno stile graffiato e ruvido si fonde con colori brillanti, neri intensi, brusche svolte sul verde acceso o il fucsia saturo, colori inconsueti per il western ma che restituiscono la grandezza naturale di temporali, incendi e cavalcate nel deserto. Il quadro completo pian piano andrà a formarsi, tratteggiando una storia ora mitologica, ora fiabesca, capitata solo per caso nel selvaggio West, ma che vi si adatta splendidamente.
Pretty Deadly è popolato di uomini, donne, divinità e creature magiche che non sentono il bisogno di presentarsi se non sfruttando le matite della Rios e gli scenari in cui si muovono, colorati ora a tinte grottesche, ora con tocchi fiabeschi. Ognuno ha un suo passato da sistemare nel tassello della narrazione centrale del cambio di guardia sullo scranno del tristo mietitore, una sorta di storia popolare da saltimbanchi itineranti, con tre tra le marionette classiche come protagoniste: Bellezza, la ragazza che fa perdere la testa al marito, lo Scalpellino, che impazzito di gelosia la rinchiude in una torre. Solo la Morte può esserle di consolazione, ma la sua grazia è tale che persino quest’ultima non le dona salvezza, ma la conduce a un diverso tipo di prigionia.
Non è sempre semplice farsi strada nel racconto che lo scheletro di un coniglietto racconta a una farfalla, narratori improbabili di un volume sicuramente classificabile sotto l’etichetta di “strano forte”. Questa qualità narrativa personalissima e sempre imprevedibile, il mix conturbante di generi agli antipodi ed erroneamente considerati come inconciliabili ne hanno però fatto un successo: Pretty Deadlynon è certo un titolo per tutti, ma per quanti lo apprezzano è un titolo tra i più caldamente difesi e visceralmente amati.
A differenza di altre recenti pubblicazioni della Bao Publishing, il primo numero è un ottimo banco di prova: raramente in 150 pagine scarse si è vista una storia tanto densa, ben ramificata e con un finale degno di questo nome. A fronte di un primo ciclo di cinque volumi, negli Stati Uniti è stato appena annunciato un secondo arco narrativo, che partirà dall’imminente pubblicazione del sesto volume.
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