Quando ho giocato per la prima volta a Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty non ero al corrente dell’ironia che impazzava in internet sull’invadenza e la prolissità dei filmati, sproporzionati per durata rispetto alle fasi di gioco attivo. Col senno di poi, è difficile non ammettere che ancora una volta l’ironia collettiva aveva centrato il segno: ripensandomi alle prese col gioco mi rivedo sulla sedia davanti alla tv col pad poggiato sulle gambe concentratissimo a non perdere una sfumatura di una conversazione, o innervosito perché qualcuno mi aveva interrotto nel bel mezzo di una scena d’intermezzo chilometrica.

Quella trama contorta però, in bilico tra fantascienza e fantapolitica, costellata di colpi di scena che spostavano periodicamente il rapporto tra vero e falso (o simulato?) mentre portavano l’interludio videoludico verso uno standard di qualità cinematografico nella regia da cui non si sarebbe più potuto prescindere, esercitava su di me un fascino magnetico. Della tonnellata di giochi passati nel vano dei dischi o sugli hard-disk delle mie console da allora ricordo pochi dettagli delle trame, per la maggior parte reinterpretazioni poco ispirate di stereotipi già stantii in origine. Mentre la tragica morte(?!) di Vamp tra le braccia di Fortune trova ancora spazio nei miei ricordi, incastrata tra il rivelatorio scontro di Luke con Darth Vader e il primo incontro con il ghiaccio del giovane Aureliano Buendia.

La decisione di convertire in un romanzo grafico l’intreccio su cui scorre l’epico videogioco di Kojima non sembra un decisione tanto azzardata come in altre occasioni quando una grande storia viene adattata per calzare a un medium diverso. Il risultato è una graphic novel suddivisa in due volumi ed edita nel nostro paese da Magic Press vede impegnati ai testi il fondatore della IDW Alex Garner e Ashley Wood al comparto grafico. Non sono infatti canonici disegni quelli utilizzati da Wood per raccontare con immagini l’epopea di Raiden, ma un felice connubio tra schizzi, dipinti, acquarelli e tecniche digitali. Lo stile pittorico di Wood si macchia per l’occasione di puntinismo digitale, rimembranza delle tecniche di colorazione anni ’80, e lascia spazio a pennarelli che incidono linee nervose sui colori a delimitare il confine ai pennelli.

Quella di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty non è una lettura semplice, né per la trama che resta intricata anche su carta, né per le illustrazioni, magnifiche e complesse, quasi che Wood abbia voluto aggiungere un ulteriore livello all’opera di decifrazione necessaria elaborando ogni figura di modo che sia necessaria una profonda attenzione per comprenderla. Sfondi e figure si confondono in un tripudio di segni, separati solo da qualche pennellata utile a ristabilire l’ordine nelle anatomie distorte, mentre d’improvviso fanno la loro comparsa figurare stilizzate, rapide caricature che interrompono per un breve istante il clima catastrofico che incombe sulle vite dei personaggi. L’apparente confusione non va intesa come frettolosità, non c’è nulla di improvvisato nella commistione di tratti e stili attraverso cui si dipana l’opera, solo un rimando alle illustrazioni che da sempre accompagnano la serie videoludica di Kojima.

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Benché si perda immancabilmente qualcosa nella trasposizione cartacea – e mi riferisco a tutte le sezioni meta-videoludiche in cui il gioco valica il quarto muro – il contenuto del messaggio di Kojima resta perfettamente integro e sorprendentemente attuale, anzi forse ancora più attuale di quanto già non fosse allora. Oggi che l’esperienza del mondo è sempre più mediata dalla tecnologia la figura del protagonista Raiden, sostituto dell’eroe Solid Snake di cui ho rivissuto le gesta attraverso la simulazione virtuale, è una metafora eccezionalmente efficace del moderno giocatore/lettore, e se una decina di anni fa l’idea di un un governo ombra all’interno dell’amministrazione americana smanioso di controllare l’intero flusso delle comunicazioni e condizionare le scelte dei cittadini anche attraverso la simulazione di attentati sul suolo patrio poteva sembrare una previsione catastrofica di un improbabile naufragio della democrazia, ai giorni nostri è un’agghiacciante commistione di fredda cronaca e teorie complottiste sempre più diffuse.

Primo approccio alle teorie filosofiche in salsa action infuse nell’opera kojimiana o ripasso in attesa dell’imminente quinto capitolo, la rilettura di Metal Gear Solid: Sons of Liberty operata da Garner e Wood può dirsi in ogni caso riuscita, e soprattutto degna dell’alto livello di attenzione che richiede al fruitore al pari della maestosa tragedia videoludica a cui si ispira.

SCHEDA TECNICA
Titolo: 
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty vol. 1 & 2
Autori:
Alex Garner e Ashley Wood
Editrice: 
Magic Press
Pagine: 
160/160
Prezzo: 
14 euro/14 euro
ISBN: 
978-8877596659/978-8877596796



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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1 Comment

  1. Applausi. Kojima, in riferimento ai tuoi detrattori, dico “non ti curar di loro, ma guarda e passa”… giocai MGS 2 a 11 anni, fu il mio primo metal gear e rimasi incollato al gioco tutto il tempo, filmati e gameplay per me erano una cosa sola, l’esperienza…ero troppo impegnato a godermela per lamentarmi che si giocava poco

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