Shinichi Hiromoto si è imposto nel panorama manga come un autore maledetto, trasgressivo, guidato da impulsi viscerali e da ideali anarco-punk, i quali si risolvono su carta in un tratto selvaggio e dinamico, che rievoca la furia creativa del Gou Nagai più sulfureo, come quello di Devilman. Sia nelle sue opere da solista (Hell’s Angels) sia in quelle dove ha contribuito in qualità di disegnatore (Fortified School), Hiromoto si è sempre mostrato apertamente critico verso gli aspetti reazionari del sistema sociale giapponese e in empatia con alcune forme di affermazione d’individualità proprie dei giovani ribelli nipponici. Date queste premesse, risulta sorprendente che l’autore abbia sviluppato il soggetto del racconto a sfondo storico Senpuuden di Ken Asamatsu, per dare vita a Bushido, un manga incentrato sul mitologema del samurai, vera e propria icona della più rigida tradizione morale, ancor prima che marziale, del Sol Levante.

Bushido di Shinichi Hiromoto

Ambientata durante i primi anni dell’era Meiji (1868-1912), l’opera alza il sipario su un Giappone sanguinosamente diviso tra modernità e tradizione, tra un neonato governo filooccidentale e la disperata ma accanita resistenza offerta dai samurai dello shogunato Tokugawa, deciso a conservare il potere detenuto sin dagli inizi del XVII Secolo. In questo scenario tormentato, si muove Shiwa Shinnosuke, un samurai adolescente, il cui unico scopo nella vita è di morire con onore. In tal senso, si rivela determinante il fortuito incontro con Hijitaka Toshizo, vicecomandante della “Shinsengumi” (corpo di polizia istituito al fine di contrastare i sostenitori dell’Imperatore) e responsabile del massacro di diversi compagni del ragazzo. Con l’idea di affrontare Toshizo in un duello mortale, Shinnosuke si accoda alle truppe dell’uomo, verso il quale, però, inizia inaspettatamente a nutrire un rispetto liminale all’ammirazione, mettendo in discussione i propri ideali. Questo crescendo di turbamenti interiori culmina con l’uccisione di Toshizo, che viene brutalmente crivellato da proiettili davanti agli occhi del giovane. Persa la cieca fedeltà verso le proprie convinzioni, la possibilità di ottenere vendetta e la prospettiva di una morte onorevole, un samurai ha ancora ragione di esistere? Questo l’interrogativo cui Shinnosuke dovrà rispondere, annullandosi con il seppuku o trovando un modo per rielaborare l’essenza stessa del Bushido attraverso la propria individualità.

Bushido di Shinichi Hiromoto

Sebbene Hiromoto abbia contaminato alcune delle sue opere precedenti con elementi ripresi dalla violenta storia militare del Giappone (come in Sex Machine o in Carne e Sangue), tali aspetti erano utilizzati per alimentare una satira divertita e sanguinaria del conservatorismo nipponico. In Bushido, invece, l’autore non si lascia trascinare da pulsioni dissacratorie, addomesticando la propria indole iconoclasta per pennellare un affresco potente e desolante del Giappone di metà Ottocento, un Paese divorato dal caos della guerra civile, dove, tra tumulti sociali e la volontà di aprirsi all’Occidente, si svela con drammatico cinismo la natura obsoleta, quasi contraddittoria, de “la via del samurai”. È sufficiente la pallottola sparata da un revolver Colt per spegnere nel fango l’ardore del più eroico guerriero armato di katana, mentre lo scomposto cammino sociopolitico verso la modernizzazione rende pressoché impossibile distinguere gli alleati dagli avversari, restituendo tutta l’inconsistenza dei tradizionali concetti di “fedeltà”, “onore”, “vendetta”. Tramite la figura di Shinnosuke, Hiromoto risolve con impudenza questo contrasto tutto nipponico fra tradizione e innovazione, dimostrando come anche l’ideale più antico e radicato possa sopravvivere solo se libero di adeguarsi alla personalità dei singoli individui ed esprimersi attraverso di essa. Così, con molto equilibrio, l’autore ci offre la sua opera più intensa e ribelle, meritevole di lettura, per assaggiare il sapore pieno, talvolta acre, dell’universo Giappone.



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Piero Ciccioli

Coniuga da anni la sua professione di ricercatore scientifico a quella di articolista e saggista specializzato in videogiochi, cinema d’exploitation, horror, fumetti e nei più disparati prodotti di entertainment d’origine nipponica. Nutre una viscerale predilezione per tutto ciò che è weird e sogna di radere al suolo una riproduzione in cartapesta di Tokyo, vestito da Godzilla.

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