Le tv americane non sono nuove a operazioni come Shameless US, che ripropone in salsa Yankee l’omonimo show britannico, in onda dal 2004 su Channel 4 e arrivato all’ottava stagione. In passato, esperimenti come The Office US hanno dimostrato che riproporre idee e copioni di una serie britannica coi valori di produzione tipici delle serie made in USA può rivelarsi una trovata più che vincente. Shameless US lo testimonia ancora una volta.

Frank Gallagher, interpretato da uno strepitoso William H. Macy, è un padre scapestrato che sperpera denaro in birre e superalcolici. Evidentemente non gli avanzano neppure i soldi per qualche scatola di preservativi, visto che si ritrova con sei figli a carico da sfamare. La moglie Laura decide di mollare tutto e darsi alla fuga, costringendo la primogenita Fiona a crescere prima del tempo e a tentare di tenere a galla una famiglia che rischia ogni giorno di andare a picco.

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La puntata pilota fa da inevitabile introduzione per presentare al pubblico tutti i membri della famiglia e i numerosi personaggi che le orbitano attorno, ma lo show non tarda a prendere il giusto ritmo, raccontando le storie di ordinaria follia che si susseguono giorno dopo giorno per riuscire a pagare le bollette e contemporaneamente arrivare a fine mese senza morire di fame. I piccoli espedienti dei Gallagher coinvolgono tutti, anche i membri più piccoli, che hanno presto imparato l’arte di arrangiarsi, indispensabile per sopravvivere. Tutti sanno, però, di non potere contare su papà Frank: gli assegni incassati per le sue presunte invalidità serviranno solo a vedere il fondo di più bottiglie.

Fiona è il punto di riferimento, la sorella maggiore con spalle abbastanza larghe da potere sopportare il peso delle enormi responsabilità da cui la madre è scappata. Durante una delle poche serate in cui si concede di uscire si imbatte in Steve, un ragazzo belloccio e pieno di soldi per cui Fiona subito sente di provare qualcosa. Quella che sembra l’avventura di una sera si rivelerà una storia ben più importante, ma Steve è circondato da un alone di mistero che Fiona rifiuta di riconoscere e affrontare, quasi come se avesse paura di aprire gli occhi e svegliarsi dal sogno che sta vivendo.

Philip è il secondogenito, il genio della famiglia, che sfrutta la dote innata di riuscire bene a scuola per racimolare qualche soldo, dando ripetizioni alle ragazze del vicinato. Una di queste, Karen, è anche la sua ragazza, o forse sarebbe meglio dire la ragazza spudorata e disinibita con cui si diverte di tanto in tanto.

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La madre di Karen, Sheila, interpretata da una splendida Joan Cusack, è uno dei personaggi più assurdi e meglio riusciti di Shameless. Vittima di una grave forma di agorafobia, Sheila vive nel terrore nei confronti del mondo esterno, sentendosi sicura solamente tra le mura domestiche. Le scene in cui cerca di autoconvincersi che sia giunto il momento di uscire di casa e andare a fare la spesa, annunciandolo e ripetendolo agli altri membri della famiglia, sono divertentissime, anche se intrise di una inevitabile, malinconica tristezza nei confronti della donna, incapace di varcare la soglia di casa.

Shameless funziona benissimo in entrambe le edizioni. La versione americana è appena cominciata, ma ha dimostrato di sapere essere molto fedele all’originale. Perfino gli attori scelti in molti casi ricordano per fisionomia le controparti britanniche. Quale preferire? È accento inglese contro accento americano. Manchester contro Chicago. Originale contro remake milionario. Preferire un’edizione all’altra è solo questione di gusti personali. Potrebbe avere un senso dare un’occhiata ai due episodi pilota e poi decidere quale seguire. O guardarle entrambe e gustarsi il tutto dai due punti di vista separati dall’oceano.

Questo articolo è tratto da Players 05, che potete scaricare dal nostro Archivio.



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Antonio Lanzaro

Nella sua giornata ideale vi sono cioccolato extra-dark, un divano su cui ronfare e un videogioco da completare al 100%. Nonostante il suo aspetto da scorbutico, non morde... a meno che non vi sia un obiettivo che lo richieda.

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