“Non essere troppo fiero di questo terrore tecnologico che hai costruito” (Darth Vader)

Per chi è nato dopo gli anni ‘70 è difficile rendersi conto del perché Star Wars, che oggi può apparire ingenuo, lento e tecnicamente superato, fosse rivoluzionario. Chi, come me, lo ha visto al cinema a 12 anni e ne è uscito con l’euforica certezza che fosse un film diverso da tutto quanto aveva visto prima, sa che George Lucas sovvertì il canone dei cinema fantascientifico, in cui gli effetti speciali erano concentrati in poche scene climax, e tutto il resto del film era dedicato a far crescere l’aspettativa per il momento in cui si sarebbe visto il mostro, o l’astronave. In Star Wars è abolito il contrasto tra normalità ed eccezione: gli effetti speciali sono al centro della scena, ai margini e sullo sfondo. È l’immersione totale in un mondo alieno, in cui il bizzarro diventa norma, tanto da assumere spesso un look “vissuto” e polveroso che è l’opposto delle astronavi scintillanti della fantascienza precedente.

Darth Vader

Fu Kubrick, nove anni prima, a usare per primo effetti speciali onnipresenti con 2001: Odissea nello Spazio. Lucas però tradusse la visione kubrickiana a misura delle masse: al posto del silenzio carico di mistero dello spazio di 2001, un calderone rumoroso in cui elementi rubati al cinema di genere di ogni epoca si appoggiano a una favola in cui il Bene sconfigge il Male.

Con Star Wars gli effetti speciali cessano di essere artigianato (come le animazioni a passo uno di Ray Harryhausen) per divenire industria. La computer grafica era ancora di là da venire (le astronavi sono modellini ripresi con una cinepresa a controllo numerico), ma non c’è dubbio che fu Industrial Light & Magic (l’azienda creata da Lucas che per un po’ ebbe il quasi monopolio degli effetti speciali a Hollywood) a far sì che oggi gli effetti digitali computerizzati siano una parte importante di quasi tutte le produzioni.

Se Star Wars diede spinta al nascente mondo del videogioco e all’effimero sogno della realtà virtuale, e portò il grande pubblico a sentire il richiamo del regista con forza pari o anche superiore a quella dell’attore protagonista, il rovescio della medaglia è la tendenza a trascurare profondità e coerenza interna delle storie a vantaggio della spettacolarità visiva. Il che, se ha prodotto alcuni rari capolavori di cinema puro, ha generato anche il blockbuster hollywoodiano medio che oggi mostra tutti i segni dell’usura. Una nemesi cui lo stesso Lucas non è sfuggito quando ha girato la seconda trilogia scrivendo in proprio le sceneggiature (in passato si era affidato a grandi nomi come Leigh Brackett o Lawrence Kasdan), e facendo affondare le sue scene visivamente impressionanti nell’irrilevanza di una trama illogica e infantile.

Han Solo

In questi giorni esce l’ennesima riedizione della saga: dopo il VHS e il DVD, ora è il turno di quella in Blu-ray, la prima a riunire tutti i sei film della serie. Nove dischi, uno per ciascun film e tre di contenuti speciali. Come già era avvenuto per l’edizione in DVD, Lucas ha apportato innumerevoli ritocchi alla sua creatura, nel tentativo di rendere uniforme e coerente una saga composta da film girati in epoche diverse, e la cui trama è stata più volte riscritta in corso d’opera. Se la volta scorsa la “vittima” è stata Han Solo, che smetteva di essere una canaglia e sparava per legittima difesa, invece che uccidere a sangue freddo il cacciatore di taglie Greedo, questa volta il bersaglio sarà il saggio Yoda, la cui versione animatronica creata da Carlo Rambaldi verrà sostituita da una in computer grafica. Ma ci sono molti altri cambiamenti, anche minimi, di cui è difficile capire il senso.

In molti si chiedono se Lucas (che in passato si era espresso con veemenza contro gli studios che proponevano versioni colorizzate di pellicole storiche) abbia il diritto di fare il Grande Fratello di se stesso, rimaneggiando film che hanno fatto la storia. O se allora non avrebbero il diritto di farlo tutti, come il buontempone che fece circolare The Phantom Edit, una versione rimontata “meglio” di La minaccia fantasma che Lucas fece ritirare con minacce legali.
Da questo punto di vista Star Wars è ancora all’avanguardia, ponendoci problemi che saranno all’ordine del giorno nel cinema digitale di domani.



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Marco Passarello

Ingegnere non praticante, lettore (e occasionalmente scrittore) di fantascienza, noto anche con lo pseudonimo di Vanamonde (rubato ad Arthur C. Clarke). Per vivere esercita la dubbia professione del giornalista. Scrive su Nova 24, Pagina 99 e varie testate di settore, Ha fatto parte delle redazioni di Computer Idea e Computer Bild. Blog: (vanamonde.net/blog).

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