Un’isola misteriosa, eventi sovrannaturali apparentemente inspiegabili, una serie di flashback per approfondire la storia dei protagonisti, l’attore principale grosso come il suo carisma che risponde al nome di Jorge Garcia. A quanto pare J.J. Abrams ha esaurito la sua fervida immaginazione e ha deciso di attingere a piene mani dal suo capolavoro che risponde al nome di Lost, prendendone i tratti caratteristici salienti e sperando che la pochezza d’idee di Alcatraz fosse ben nascosta dietro l’hype che il suo stesso nome garantisce.

A ben vedere, anche la trama di Lost non era delle più originali, con più di uno spunto forzato o poco credibile, reso verosimile dalla perfetta alchimia di ottima recitazione, dialoghi eccellenti e personaggi carismatici. Solo un miracolo avrebbe potuto far sopravvivere la serie al fumo nero che corre nei boschi e Lost è la prova che i miracoli accadono. Allo stesso modo, Alcatraz è la prova che non accadono due volte di seguito.

Alcatraz

Eppure la premessa è accattivante. Come recita la litania iniziale, Il 21 marzo 1963 il carcere di massima sicurezza di Alcatraz chiuse i battenti per via dei costi insostenibili. Tutti i detenuti furono trasferiti in altri istituti. Secondo la serie televisiva la realtà è ben diversa. Quella notte, i detenuti di Alcatraz svanirono nel nulla e il loro trasferimento era solo una storia per coprire l’inspiegabile realtà dei fatti.

Quasi quarant’anni dopo, i detenuti di Alcatraz iniziano a fare la loro comparsa a San Francisco, non invecchiati di un singolo giorno, macchiandosi di reati simili a quelli commessi nella vita passata. L’agente dell’FBI Emerson Hauser sembra sapere molto più di quel che vorrebbe mostrare sulla faccenda e ben presto coinvolgerà nelle indagini anche Rebecca Madsen della polizia di San Francisco e Diego Soto, giovane scrittore da sempre appassionato di Alcatraz e della sua storia. La naturalezza con cui ogni personaggio accetta la situazione paradossale ha dello stucchevole.

Non un aggrottamento di ciglia, non una perplessità. Nel mondo di Alcatraz tornare dal passato, non invecchiati di un giorno, è perfettamente naturale. La fin troppo sottovalutata 4400 partiva da un presupposto simile e ugualmente inspiegabile, ma reso credibile proprio dall’incredulità generale ostentata nelle prime puntate.

Purtroppo, i problemi di Alcatraz non si fermano qui. Lo spettatore desideroso di gustarsi una nuova serie del mistero potrebbe anche scendere a patti e accettare un trattamento fin troppo superficiale dell’importante premessa su cui si fonda tutta l’opera. Anche così, Alcatraz si rivela, inesorabilmente, un prodotto mediocre.

Alcatraz

Le puntate si trascinano stancamente, una uguale all’altra per contenuti e impostazione. Ogni episodio inizia con un detenuto di Alcatraz che fa la sua comparsa in città e si fa subito notare commettendo un reato. Hauser contatta i suoi due scagnozzi dalla bat-caverna (così scherzosamente ribattezzata da Soto, ma la realtà non è molto lontana dalla battuta) e comincia la caccia all’ennesimo criminale, che sarà puntualmente catturato e imprigionato a fine puntata, aggiungendo una figurina mancante all’album degli scomparsi durante quella notte misteriosa.

Di tanto in tanto un prevedibile colpo di scena prova a smuovere le acque, cercando di aggiungere tasselli alla storia principale e provando a spezzare la schematicità degli episodi. I flashback sono forse la parte più interessante della produzione e ci riportano al tempo in cui Alcatraz era ancora una prigione.

Un accenno a misteriosi esperimenti effettuati sui detenuti vorrebbe creare, senza riuscirci, quell’alone di mistero che ha avvolto Lost dall’inizio alla fine, decretando il successo straordinario della serie. Nel caso di Alcatraz, si ha la netta impressione di assistere a un facile espediente per stuzzicare la fantasia e la curiosità dello spettatore. Troppo poco per sopportare la noia e la prevedibilità generale per più di qualche puntata.

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Antonio Lanzaro

Nella sua giornata ideale vi sono cioccolato extra-dark, un divano su cui ronfare e un videogioco da completare al 100%. Nonostante il suo aspetto da scorbutico, non morde... a meno che non vi sia un obiettivo che lo richieda.

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1 Comment

  1. Prima stagione non esente da buchi e storgimenti di naso, ma nel complesso a mio avviso sufficientemente godibile; credo che una parte delle critiche che le sono state mosse, siano più dovute alla presenza del nome J.J Abrams che altro.

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