Dopo aver messo a ferro e fuoco Londra sulle pagine del manga cult Hellsing, inscenando un pirotecnico scontro tra vampiri anglicani, licantropi neonazisti e occultisti della Santa Sede, Kouta Hirano si trova a dover affrontare l’arduo compito di riconfermarsi come genio trasgressivo e visionario del fumetto action nipponico. Questa sfida s’incarna in Drifters, un’opera che, sin dalle prime battute, palesa la volontà di portare la folle poetica dell’autore alle più estreme conseguenze.

Il sipario si alza sul Giappone di fine Cinquecento, con una rievocazione storica della morte in battaglia del giovane samurai Toyohisa Shimazu. Dopo il decesso, il guerriero si trova improvvisamente proiettato in una dimensione bizzarra, dove altri combattenti, provenienti da varie epoche e da ogni angolo della Terra, si affrontano tra loro, suddivisi in due schieramenti opposti, per decidere le sorti di un mondo popolato da orchi, non-morti e da altre creature di derivazione fantasy. Da una parte ci sono i Drifters, gruppo in cui casualmente ricade lo stesso Toyohisa, e che sembra avere a cuore la sopravvivenza degli esseri autoctoni, dall’altra si trovano gli Ends, macchine da guerra rancorose e sanguinarie, decise a sterminare qualsiasi essere vivente.

Il tutto si consuma entro i confini di un impero fondato da Adolf Hitler in persona, che ha deciso di portare avanti i suoi insani principi di pulizia razziale anche dopo essere finito in questo macabro Paese delle Meraviglie, prendendosela con elfi e nani, al fine di dimostrare la superiorità della razza umana.

Se già tale affresco generale sembra un delirio, aspettate di vedere i personaggi illustri che compongono le fila delle due fazioni e come questi sono stati rivistati da Hirano. Tra i Drifters si contano, per esempio, i fuorilegge del far west Butch Cassidy e Sundance Kid (dipinti come due cinici opportunisti, che vagano su una carrozza armata di mitragliatrice Gatling, à la Franco Nero in Django) oppure gli arcinemici della Seconda Guerra Punica, Scipione l’Africano e Annibale (qui rappresentati sottoforma di una coppia di vecchietti disillusi, ma capaci di ritrovare improvvisamente il loro antico ardore, ribaltando le sorti delle battaglie più disperate).

Non da meno è il gruppo degli Ends, dove spiccano le figure di Giovanna D’Arco e di Anastasia Romanova. La prima è trasfigurata in una valchiria blasfema, che desidera solo bruciare vivi gli avversari, mentre la seconda è una sorta di manichino vivente dallo sguardo catatonico, capace di congelare interi eserciti e alle cui spalle aleggia l’ombra sulfurea di Rasputin. A fare il paio con quest’ardita rielaborazione concettuale dei personaggi c’è la resa grafica degli stessi, votata a dissacrare le figure storiche in questione tratteggiandole con espressioni da psicopatici e calandole in abiti stilosi, sovraccarichi di simbolismi alchemici, politici o religiosi.

Tutto il cast converge verso sequenze d’azione dominate dalla creativa spettacolarizzazione della violenza e dell’assurdo (si assiste a scene con caccia Zero della Seconda Guerra Mondiale intenti a crivellare draghi, giusto per capirci), restituendo quella che sembra una sorta di versione manga di Sucker Punch, ma più malata, iconoclasta e, soprattutto, critica. Già, perché questo pastiche fantasioso, a tratti strafottente, di elementi storico-culturali non è mai fine a se stesso, ma funzionale a rendere più aspro e contrastante un sottotesto votato all’allegorizzazione della controversa natura umana.

Come in Hellsing, infatti, il vero propellente della trama è una miscela altamente infiammabile di guerre sante, ossessioni politiche e conflitti ideologici, che, a dispetto della presenza di creature dalle forme aberranti, ritrae l’uomo come il vero mostro, l’unico geneticamente predisposto a compiere azioni d’indicibile crudeltà, anche autodistruttive.

Maleducato, anarchico e flamboyant, Dirfters segna il ritorno in grande stile di Hirano, da non perdere.



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Piero Ciccioli

Coniuga da anni la sua professione di ricercatore scientifico a quella di articolista e saggista specializzato in videogiochi, cinema d’exploitation, horror, fumetti e nei più disparati prodotti di entertainment d’origine nipponica. Nutre una viscerale predilezione per tutto ciò che è weird e sogna di radere al suolo una riproduzione in cartapesta di Tokyo, vestito da Godzilla.

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