La scoperta dell’erotismo è il filo rosso che percorre i primi due volumi presentati da Canicola nella collana di inediti “Henry Darger”, La medusa di Roberta Scomparsa e Daniele tra gli alberi di Francesco Saresin. Una collana che nasce con un duplice obiettivo. Il primo: riportare l’attenzione degli appassionati sul racconto breve, un genere che (anche nella sua incarnazione letteraria tradizionale) in Italia ancor oggi appare ingiustamente sottovalutato. Il secondo: presentare firme inedite, che abbiano esperienza nell’eterogeneo panorama autoproduzione italiana, per fargli effettuare un “salto” verso un pubblico più ampio.

Da questo punto di vista, l’esperienza di Roberta Scomparsa e Francesco Saresin è consistente: entrambi poco più che ventenni, sono studenti presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e hanno rispettivamente contribuito a fondare i progetti Nacoid serigrafia e Doner Club e il collettivo di autoproduzione Brace.

La medusa

Un quadro familiare al femminile, durante una giornata a mare: è questa l’ambientazione che fa da sfondo al racconto di Roberta Scomparsa. Protagoniste del racconto sono una madre e le sue figlie, Elisabetta e Irene. A giudicare dagli indizi che l’autrice sparge tra le pagine dell’opera, si direbbe che si tratti di una famiglia borghese. Sempre i particolari ci offrono gli elementi per desumere il gap di età che intercorre tra le due ragazze: la maggiore, Elisabetta, è nel pieno della pubertà (o forse neo-maggiorenne); la minore, Irene, invece non è neanche una teenager.

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La differenza d’età è suggerita, oltre che dalle discussioni tra le due, dall’alternanza di due punti di vista nel corso del racconto. Qui si cela uno degli aspetti più riusciti dell’opera di Roberta Scomparsa: i punti di vista, le parole e i pensieri dei due personaggi si compenetrano e si sfiorano, creando una narrazione sfaccettata e caleidoscopica. A dispetto della prima impressione, il rapporto tra Irene ed Elisabetta non è giocato esclusivamente su una prevedibile conflittualità, ma descrive due precisi momenti dello sviluppo della personalità dell’individuo.

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Irene, la più piccola, rappresenta quel momento in cui si comincia a relazionarsi con il corpo (di sé stessi e dell’altro): non è un caso che il primo sguardo che il lettore incontri sia il suo e che proprio i suoi occhi indugino sugli aspetti più peculiari dei corpi che le sono intorno (dal pube materno al seno siliconato di una donna anziana, passando per il confronto tra la propria schiena, ricca di nei, e quella di un’altra bambina). Elisabetta è invece più matura e, conseguentemente, il suo sguardo si sposta dall’esteriorità all’interiorità. Un giudizio sull’aspetto esteriore altrui, da parte sua, è infatti espresso solo nella prima pagina del racconto mentre, per un “confronto fisico” con Irene, dovremo attendere fino a metà volume. Un confronto che si richiama direttamente al titolo dell’opera e che, attraverso il prurito provocato dalla medusa, ci consente di esplorare l’interiorità e l’erotismo nascente di Elisabetta.

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Un ultimo cenno al tratto dell’autrice: Roberta adotta uno stile semplice, ai limiti del fanciullesco. Sebbene non possa dire di averlo pienamente apprezzato, riconosco la sua funzionalità nel raccontare una storia che vuole proporre uno spaccato di “normalità” e contemporaneamente porsi in un momento “di mezzo” (cioè a metà tra l’esperienza del disegnatore esperto e la semplicità di tratto e colore di un neofita). La copertina, invece, riassume in una sola illustrazione gli echi di Arthur Schnitzler che permeano il volume.

Daniele tra gli alberi

L’opera di Francesco Saresin presenta numerosi punti in comune con quella di Roberta Scomparsa. Anche in questo racconto siamo posti di fronte a uno spaccato familiare estivo specificatamente borghese, con una famiglia (composta da padre, madre e Daniele, il protagonista) che si ritrova in un piccolo resort di montagna per un po’ di relax.

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Dalla discussione che intrattengono i tre si evince come Daniele abbia appena finito la maturità e stia per affrontare l’avventura universitaria. Si tratta di un ragazzo molto tranquillo, che racconta di aver scelto di accompagnare i suoi genitori per tenergli compagnia. Nonostante ciò, alcuni flashback suggeriscono anche l’insicurezza del protagonista con il sesso opposto: un’eiaculazione precoce e una storia finita male (o forse mai cominciata) convincono Daniele che non vi sia posto per il sesso nella sua vita. Una convinzione che, come suggerisce l’autore in una semplice vignetta, sembra destinata a crollare in poco tempo.

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La cifra stilistica di Francesco Saresin è la costruzione di un legame diretto tra l’erotismo e l’ambientazione naturale. Daniele, per forza di cose, è costretto a masturbarsi tra il fogliame di un bosco ed è durante l’atto che si sviluppano i suoi dubbi riguardo la propria sessualità. Dubbi che sono indissolubilmente legati all’insicurezza e al suo essere un «nerd», raccontando con efficacia il rapporto tra il ragazzo e l’idealtipo di uomo nella società occidentale.

Abbiamo avuto modo di parlare dei due volumi di Roberta Scomparsa e Francesco Saresin grazie a due copie digitali gentilmente inviateci da Canicola.

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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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