Ben Cash (Viggo Mortensen) vive isolato nei boschi assieme ai suoi cinque figli. Quando la madre, ricoverata in ospedale per problemi mentali, si suicida, il gruppo deve tornare nella civiltà per partecipare ai funerali. L’impatto con la realtà di tutti i giorni, che avrà conseguenze tragicomiche, servirà a Ben per capire cosa significa davvero essere padre e crescere dei figli…
Il 2016 sta per terminare ma, fidatevi, non troverete altra commedia (amarissima) migliore di Captain Fantastic. Matt Ross, ex attore di cinema e tv, alla sua prima fatica da regista e sceneggiatore, pesca il jolly e propone uno script di perfezione adamantina, dotato di dialoghi brillanti, sagaci e divertenti e costruisce sequenza dopo sequenza un film magnifico, intelligente, raro e prezioso, specie nell’asfittico panorama delle comedy americane (posto che un film così possa essere fatto rientrare in quel genere).
Ricordate Mosquito Coast? Il film di Peter Weir con Harrison Ford che, stanco della società moderna, trasportava moglie e figli in mezzo alla giungla honduregna? Ecco, Captain Fantastic inizia più o meno così, anche se con toni decisamente meno drammatici, per poi diventare un Little Miss Sunshine sui generis.
Ben Cash insegna ai propri figli a cacciare, arrampicarsi sulle montagne e tenere in forma il proprio corpo ma anche a leggere libri, saggi e imparare le lingue. La comunicazione con loro è diretta, onesta, scevra da contaminazioni e sovrastrutture: è un padre severo, ma giusto. Si potrebbe definire un anarchico hippy, ma non è un fanatico o un soggetto irrazionale ed è pronto a farsi convincere che sta sbagliando, posto che qualcuno ci riesca (da antologia la sequenza in chiede all’unico figlio “ribelle” di spiegargli perchè sarebbe meglio festeggiare Babbo Natale che Noam Chomsky). Tutti i personaggi che gli gravitano attorno, dai figli, eterogenei per sesso, età e carattere al resto della famiglia (sontuoso Frank Langella nel ruolo del suocero ricco e “tradizionale”) sono perfettamente tratteggiati e credibili, anche nella loro atipicità.
Viggo Mortensen, attore sempre attento e mai banale nella scelta delle parti, trova e interpreta il ruolo della vita: il suo Ben Cash è un personaggio meravigliosamente sfaccettato e la sua performance memorabile. Parimenti eccelsi sono i ragazzi, tutti volti sconosciuti (con l’eccezione del bravo Culkin Jr.) che confermano quanto in America sia apparentemente semplice trovare giovani o giovanissimi attori di enorme talento (vedi anche alla voce Stranger Things…)
Captain Fantastic offre spunti di riflessioni notevoli sullo stato attuale della società consumistica e occidentale. Se da un lato si vive generalmente nell’ignoranza e nelle bolse convenzioni piccolo borghesi (spettacolare in questo senso tutto il segmento ambientato a casa della famiglia “normale” coi figli ignorantissimi e da “proteggere” dal concetto di morte e suicidio) dall’altro la tanto vituperata “cultura pop” è necessaria, in certi frangenti, non foss’altro per non sembrare ridicoli di fronte ad una ragazza. Ross non giudica nè condanna, limitandosi a mostrare cosa succede quanti gli opposti si toccano.
Intrattenere con intelligenza e far riflettere: ad una comedy americana non capitava da parecchio tempo. In sala, dopo il successo ottenuto a Cannes (miglior regia nella sezione Un Certain Regard) e al Festival di Roma, arriva a dicembre. Segnatevelo sul calendario.
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