Premetto: pur essendo un fan di Stephen King, non sono un profondo conoscitore della saga narrativa de La Torre Nera, quindi le mie valutazioni sulla fedeltà o meno di questa trasposizione filmica del complesso universo fantasy creato dallo scrittore del Maine lasciano il tempo che trovano, ragione in più per soffermarsi solo sulle peculiarità cinematografiche del film diretto da Nicolaj Arcel.

Assodato che non dev’essere stata impresa facile enucleare una sceneggiatura che permettesse anche a chi non li ha mai letti di calarsi alla svelta nei mondi paralleli descritti da King in sette volumi e che La Torre Nera tiene in equilibrio (gli sceneggiatori –quattro accreditati! – ci hanno messo quasi dieci anni…), si potrebbe dire che il tentativo è riuscito in maniera accettabile.

Il film ci racconta della terra decaduta nel mondo di mezzo attraverso gli occhi di Roland Deschain, il Pistolero, una specie di cavaliere di frontiera la cui arma primaria non è la spada, ma la pistola. Il Pistolero è in missione per salvare il suo mondo decadente evitando la distruzione della Torre Nera che fa da punto di collegamento nel tempo e nello spazio.

L’Uomo in Nero, invece, è un malvagio ingannatore, uno stregone senza tempo, che cerca di abbattere la Torre e regnare su di un universo popolato da demoni e mostri. Entrambi avranno a che fare con le straordinarie facoltà di un ragazzino che, scoperto un varco di passaggio, si insinuerà nelle realtà parallele e darà man forte al cavaliere del bene.

Il duello interminabile tra il Pistolero, interpretato da un bravo Idris Elba e il terribile stregone Walter Padick (Matthew McConaughey) è fin dalle prime sequenze ben delineato, anche se il film si apre con una situazione narrativa deja vu e molto cara a King, cioè quella del ragazzino Tom Taylor – protagonista incompreso e considerato psichicamente instabile – che possiede, però, il “tocco”, o forse sarebbe meglio dire lo “shining”, una sorta di marcia in più extrasensoriale che lo rende appetibile a chi lo vuol servirsene per distruggere la Torre Nera e la nostra realtà.

Una volta delineati i ruoli dei tre protagonisti, tutto scorre con una certa facilità, non priva di momenti spettacolari e di trovate visive abbastanza originali. Le sparatorie tra il Pistolero e i mostri dalla finta pelle umana sono influenzate dal western di Sergio Leone mentre le apparizioni e gli scontri dell’Uomo in Nero, lo stregone McConaughey, richiamano spesso la saga di Harry Potter.

La regia è classica (i maligni direbbero “un po’ datata”) e le interpretazioni degli attori sono buone; su tutti comunque campeggia MacConaughey, che è perfettamente in ruolo e si muove in maniera convincente ed accattivante nei suoi cappottoni alla Matrix, conferendo al personaggio un che di luciferino che non guasta affatto.

Se vogliamo considerare come un difetto la godibilità di questo film soprattutto per un pubblico di ragazzi e bambini amanti del fantasy, del western e dell’horror, allora diciamo pure che la trascrizione della Torre Nera ha prodotto un film che va in quella direzione ed è quasi disneyano, se invece vogliamo apprezzarlo per le stesse ragioni, allora diciamo che, nonostante si potesse fare di più, siamo comunque di fronte ad un blockbuster riuscito e, per certi versi, anche troppo succinto ( dura solo 95 minuti): un’eccezione alla durata media per pellicole di questo genere…



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