L’ennesima rinascita di Nintendo, il boom di Switch, Sony che si conferma, Microsoft che fa console potentissime, l’implosione di Neo-Gaf, il Giappone che torna ad essere ludicamente rilevante, il mezzo flop della realtà virtuale, il maggior “potere al popolo” della Rete che se da un lato permette di stroncare (apparentemente) comportamenti discutibili (questione loobox & affini), dall’altro dimostra anche che il livello di tossicità della comunità ludica ha raggiunto oramai livelli insostenibili: questo, in sintesi, è stato l’anno videoludico 2017, memorabile per molti aspetti (buoni e, appunto, molto meno buoni).

Da giocatore navigato posso dire questo: agli albori di internet ero iscritto a una mezza dozzina di forum, newsletter e passavo il tempo a discutere di giochi: oggi non tocco social/forum ludico manco con un bastone, non leggo più nemmeno le recensioni e mi limito a guardare al massimo brevi filmati di gameplay, purchè non siano “commentati” da qualche youtuber (famoso/non famoso/italiano o internazionale che sia), per sapere qual è il sentiment della critica su un titolo butto un occhio veloce su Opencritic e l’unico canale youtube cui sono iscritto (con estrema soddisfazione) è questo, stop.

Ma non divaghiamo. Quest’anno, rispetto ai lunghissimi listoni degli anni passati, ho scelto, con notevole difficoltà, solo 10 titoli. Ecco quali!

Horizon Zero Dawn: cambiare genere ludico è difficile, farlo e riuscirci bene è ancora più difficile. Guerrilla Games c’è riuscita e, anche se il titolo non ridefinisce i canoni del vasto mondo degli action RPG open world, è stata l’ennesima freccia all’arco di una Sony sempre più orientata verso le esclusive di peso come valore aggiunto alla sua console, che mai come quest’anno non sono mancate.

Sonic Mania: Il gioco che ha interrotto dopo 20 anni il “circolo vizioso” e, sfruttando le ottime basi dei titoli del passato, ha ridato lustro alla mascotte più maltrattata degli ultimi tempi. L’idillio è durato giusto il tempo di far uscire l’osceno Forces, ma suvvia, godiamoci tutti questo entusiasmante 2D, perchè non tornerà prima qualche altro lustro.

Thimbleweed Park: Lucasfilm/arts non tornerà mai più, ma Ron Gilbert è vivo e vegeto e ci dimostra che il talento non invecchia. Il presente listone non è una classifica di merito, ma il mio personalissimo GOTY va a questa avventura capace di farmi tornare nel passato. Ah, ha anche il miglior finale videoludico di tutti i tempi, tanto per.

Uncharted: L’Eredità Perduta: come chiudere alla grande una saga e senza il suo protagonista storico. Il gioco è quello di sempre, ma con un pizzico di coraggio in più e alcune tra le location più spettacolari mai viste in un videogioco. Per il resto ha detto, pardon, scritto tutto Claudio.

Mario + Rabbids Kingdom Battle: l’Italia esce dai mondiali di calcio ed entra nell’olimpo degli sviluppatori ludici, con un titolo mariesco ma non di Nintendo e con un genere che non tira più da vent’anni. Nel 2017 è successo anche questo. #Dontcryubisoftman

Cuphead: il più bel gioco di sempre, visivamente parlando, è anche un run’n gun bello tosto, vecchio stile, che non sfigurerebbe in un cabinato da sala giochi, se ancora esistessero. Tant’è che qualcuno lo ha costruito ad hoc. A dirla tutta gran parte della bastardaggine del gioco deriva dal fatto che a ben vedere, è poco rifinito, con hit box random e altri errori abbastanza dilettanteschi quanto a game design, ma per questa volta chiudo un occhio…

Wolfenstein 2: The New Colossus: mentre tutto il mondo va verso esport, multiplayer, online, etc.etc., c’è anche chi, abbastanza eroicamente, visto che tutte le software house brave in quel campo stanno fallendo manco fossero istituti di credito, continua a credere nell’esperienza solitaria.

NioH: uno per tutti, perchè il new deal che ha investito il Giappone ludico ha portato tantissimi titoli di qualità, tra ritorni eccellenti (Resident Evil 7), altri meno celebri ma molto ben fatti (Nier Automata) e sorprese inaspettate (Ys VIII: Lacrimosa of DANA).

Super Mario Odyssey + The Legend of Zelda: Breath of the Wild: gli ultimi due titoli sono talmente banali e scontati che non vale nemmeno la pena citare i mille pregi che li caratterizzano e li staccano dalla pur ottima concorrenza. Rappresentano il vertice delle rispettive categorie, sono usciti lo stesso anno e chissà quando ricapiterà. A questo non resta da chiedersi cosa farà Nintendo nel 2018, ma probabilmente sarà in grado di stupirci ancora…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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