La sensazione che questo 2018 si lascia alle spalle è che il fumetto non se la sia mai passata così bene in Italia come negli ultimi tempi. Lucca Comics macina numeri sempre più enormi ogni anno, fioccano le nuove etichette e persino ristampe su cui nessuno sembrava disposto a scommetere un centesimo anni fa trovano ora posto sugli scaffali.
L’effetto collaterale di tutto ciò è che di fumetto se ne parla tanto, ma spesso a sproposito, almeno da parte di chi lo vede ancora come un affare esotico (tipo i TG e i quotidiani), mentre l’impossibilità (monetaria, soprattutto) di star dietro a tutte le uscite può essere catalogata come un semplice corollario.
Per sopperire a quest’ultimo limite abbiamo deciso di compilare il listone dei fumetti 2018 a due mani, anche per rappresentare una ventaglio più ampio di gusti, suddividendo l’onere tra il sottoscritto ed Elisa Giudici, nostra massima esperta di cose che vengono dall’Oriente.
La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris (Bao Publishing)
I motivi per qui questo sia il fumetto dell’anno sono molti. A partire dai premi: l’Eisner in USA e il Guinigi a Lucca. Poi c’è la storia della sua autrice, all’esordio nel fumetto realizzato mentre si trovava mezza paralizzata in ospedale per una puntura di zanzara. Non ultimo il suo particolare stile grafico e la trama in cui si incrociano vite comuni e mostri surreali. 400 pagine che si divorano, in attesa del secondo volume che concluda il racconto.
Sabrina di Nick Drnaso (Coconino Press)
Non è colpa di Nick Drnaso se la sua graphic novel ha generato tutta una serie di fastidiosi articoli colmi di stupore per la presenza di un fumetto tra i candidati ad alcuni prestigiosi premi letterari (oh, signora mia, dove andremo a finire!). Infatti lo inseriamo comunque nella lista, perchè la sua analisi sul nostro presente resta una delle vette più alte del 2018.
X-Men Grand Design di Ed Piskor (Panini Comics)
Anche in questo caso la storia è parte del prezzo del biglietto. Ed Piskor è un fan degli X-men da quando ha iniziato a prendere la matita in mano. I suoi disegni da bimbo sono popolati da innumerevoli versioni di Ciclope, Wolverine e Xavier. Poi il suo telento si evolve, lui disegna una fantastica storia del rap a fumetti e la Marvel lo chiama per fare lo stesso con gli X-Men. Lucciconi.
Dylan Dog 387 – Che regni il caos di Recchioni/Leomacs/Nizzoli (Bonelli)
Il nuovo ciclo dell’indagatore dell’incubo entra nel vivo. Una cometa è destinata a schiantarsi sulla Terra e l’enigmatico John Ghost, nuova nemesi introdotta negli scorsi anni, ha in mente un ruolo di primo piano per Dylan Dog. Da qui in poi la serie vedrà l’introduzione di una continuity molto più stringente, che la concluderà verso l’epilogo del ciclo col n. 400. E poi la cover lenticolare di Lucca è una figata colossale.
Capire, Fare e Reinventare il fumetto di Scott McCloud (Bao Publishing)
Il triplice manuale a fumetti sul fumetto, scritto e disegnato da un maestro del fumetto, torna in una nuova edizione che racchiude in un unico tomone i tre volumi in precedenza pubblicati da Pavesio. Semplicemente imperdibile per chiunque ami il fumetto e voglia parlarne.
Ragazze cattive di Annco (Canicola)
Nell’anno del #metoo, il racconto della coreana Annco è il più secco e crudo nel descrivere la normalità della violenza familiare. Un fumetto figlio, almeno in parte, dell’esperienze personali dell’autrice, adolescente nella Corea del sud degli anni ’90. Sicuramente la lettura più complicata da affrontare dell’intero 2018.
Unflattening di Nick Sousanis (Lavieri)
Un saggio accademico, pubblicato in originale dalla Columbia University di NY, realizzato a fumetti che indaga i motivi che hanno portato la nostra società a conferire più importanza alla parola scritta rispetto al segno grafico. Quella che in origine è nata come tesi di dottorato del suo autore è oggi un dei testi più importanti sulla teoria del fumetto, finalmente disponibile anche in italiano grazie a Lavieri.
Tramezzino di Paolo Bacilieri (Canicola)
Bacilieri celebra due delle sue più grandi passioni, Milano e l’architettura, con un nuovo racconto a fumetti. Una storia d’amore tra ventenni consumata tra i palazzi milanesi, che svettano maestosi nelle tavole di grande formato confezionate per l’occasione da Canicola per quello che è stato definito un albone a fumetti.
L’età dell’oro di Pedrosa & Moreil (Bao Publishing)
Pedrosa e Moreil rileggono il presente in chiave fantasy. Un racconto che recupera tutti gli elementi tipici del genere per offrire una lettura spaventosa del potere e della sua natura a cui si contrappone un passato utopico di condivisione e uguaglianza. Il grande formato poi rende giustizia alle tavole maestose di Pedrosa.
Zlatan di Paolo Castaldi (Feltrinelli Comics)
Il 2018 ha visto l’esordio di una nuova etichetta editoriale dedicata ai fumetti, quella della milanese Feltrinelli, che ha pescato da una bacino eterogeneo di autori per il proprio catalogo, tra professionisti già affermati ed esordienti dal carattere forte e uno stile di rottura (fumettibrutti). Nella nuova Feltrinelli Comics ha trovato casa anche Paolo Castaldi con la sua nuova graphic novel a tema sportivo (l’ultima per un po’, dopo aver già parlato per immagini di un altro mito), scritta dopo aver attraversato in prima persona Rosengard, il quartiere in cui ha mosso i primi passi Zlatan Ibrahimovic.
Oltre le onde di Yuhki Kamatani (J-Pop)
Viene da strapparsi i capelli al pensiero di quanti manga senza potenziale si trascinano per un numero ingiustificabile di volumi, mentre questa perla di Yuhki Kamatani, così intima e così palpitante, si sia già conclusa al quarto volume.
Nel bizzarro club di “diversi” a cui si unisce il giovane Tasuku Kaname, liceale turbato dalla crescente consapevolezza di essere attratto dai suoi coetanei maschi, c’è un tale viluppo di storie complesse, di sessualità e affettività fluida, e una tale maestria artistica – con un tratto accattivante e davvero stizzoso – che non si riesce proprio ad accettare la parola fine al quarto volume. (Elisa Giudici)
Il club delle divorziate di Kazuo Kamimura (J-Pop)
Sarà che ho già dato sul versante “geishe che soffrono” ma tra la marea di opere di Kazuo Kamimura che ha invaso quest’anno lo Stivale, mi sento di consigliare…la moderna epopea delle geishe degli anni ’70, ops. Le hostess, sospese come le loro antenate tra intrattenimento e prostituzione, le cui lacrime risplendono tra i neon di Ginza.
Non si riesce in un’intera recensione a riassumere la complessità dello sguardo di Kamimura su queste donne sole, divorziate, in lotta col mondo che solo ogni tanto dà loro qualche possibilità di soddisfazione, qualche momento per essere cattive ed egoiste. Vi basti quando sapere che è l’equivalente di François Truffaut su tavola. Un piccolo capolavoro imperdibile. (E.G.)
Il poema del vento e degli alberi di Keiko Takemiya (J-Pop)
Che colpa ne ho io se J-Pop quest’anno ha tirato fuori gli artigli e gli attributi, infrangendo uno degli ultimi tabù in campo manga e portando nel Bel Paese quello noto come Il Poema?
Keiko Takemiya ha passato gli ultimi decenni a negare all’Occidente il suo capolavoro scandaloso, confermando l’impressione di una persona geniale e testarda. All’epoca si intestardì, rifiutandosi di pubblicare la sua drammatica epopea amorosa e proibita tra due giovani collegiali europei senza prima avere assoluta carta bianca sul contenuto (che infatti è esplicito e talvolta violento). Per fortuna si è riusciti a persuaderla che stavolta le intenzioni erano ottime, così come l’edizione lussuosa con cui è approdato il manga in Italia. Imperdibile? Di più. (E.G.)
Disegna! – Kakukaku Shikajika di Akiko Higashimura (J-Pop)
Ogni volta che qualcuno consiglia Bakuman di Tsugumi Ōba e Takeshi Obata per comprendere la realtà del panorama editoriale dei manga, una parte di me vorrebbe prendere la suddetta persona a schiaffi, utilizzando una copia del manga di Akiko Higahsimura.
A trattenermi è il fatto che si tratti di volumi ahimè piuttosto smilzi come formato. A riprova della bravura di un’autrice che guarda allo specchio la sé più imbarazzante, pigra ed egoista; quella che a dispetto di ogni previsione e ogni follia, è riuscita a sfondare nel mondo dei manga. (E.G.)
Uzumaki – Spirale di Junji Ito (Star Comics)
Un tempo Junji Ito era un mangaka per amanti del horror, un po’ di nicchia, un po’ di culto. Quest’anno – oltre che ad essere stato ospite a Lucca – è stato oggetto delle attenzioni di tutte le case editrici di manga, quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta per consigliarne la lettura.
Non amando molto il contrasto tra il suo tipo di tratto e la colorazione digitale che utilizza da qualche opera a questa parte, mi rifugio nel caro, vecchio Spirale, di recente pubblicato da Star Comics in un’edizione a mio parere esteticamente non all’altezza del magistrale compendio di body horror qual è. (E.G.)
In cucina con Kafka di Tom Gauld (Mondadori Comics)
Zitta zitta anche Oscar Ink sta mettendo su un catalogo niente male, forte anche dei mezzi economici non da poco di Segrate. Sarà banale – come suggerimento o come regalo di Natale – ma era davvero ora che Tom Gauld sbarcasse con una bella edizione in Italia e in italiano. Soprattutto considerando che con la sua ironia letteraria che colpisce tutti – scrittori e lettori – ha appena vinto l’Eisner Award 2018. (E.G.)
Blue di Kiriko Nananan (Dynit)
Non esagero se affermo che, con la collana Showcase, Dynit ha alzato di parecchie tacche il livello qualitativo dell’offerta in campo manga in Italia. È un sogno per ogni amante del fumetto di qualità, prezzo di copertina escluso.
In questo caso pescare un volume rispetto all’altro è del tutto irrilevante e soggettivo, perché non hanno fatto in tutto il 2018 un passo falso che sia uno. Perciò ho scelto Blue, un piccolo cult degli anni ’90 che ancor oggi arriva dritto al cuore. (E.G.)
Utsubora di Asumiko Nakamura (Coconino Press)
Asumiko Nakamura da queste parti la si apprezza anche in veste di autrice yaoi dal tratto così estetizzante da mandare all’aria qualsiasi sospensione dell’incredulità narrativa. Se i protagonisti di un manga sono così eleganti, dai diciamolo, così fichi come quelli di Compagni di Classe, fatico a non soprassedere su ogni scempiaggine romantica che mi viene propinata.
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