Il “sembra solo ieri” di solito usato per ricorrenze ultradecennali è quanto mai appropriato per salutare il trentesimo anniversario dell’uscita di Terminator II, non solo per l’ovvia considerazione che tempus fugit, ma soprattutto perché Judgment Day, oltre a non mostrare i segni dell’età, è un capolavoro ancora fresco, attualissimo anche negli effetti speciali, e praticamente imbattuto nel genere. Il 4 luglio cinematografico di ogni anno segna anche l’uscita di un altro film che è l’incarnazione in celluloide del termine blockbuster: Indipendence Day.

A queste condizioni, qualsiasi sci-fi incentrato sui viaggi del tempo per raccontare una minaccia aliena potenzialmente distruttiva per l’umanità, sentirebbe l’ansia da prestazione nell’essere disponibile alla visione in questi giorni. The Tomorrow War può stare tranquillo, però, nessuno si sognerebbe mai di paragonarlo ai due sopramenzionati per manifesta inferiorità del giocattolone estivo con Chris Pratt protagonista.

the tomorrow war

Peccato, perché lo spunto narrativo da cui si origina il film non solo non è disprezzabile, ma se la sceneggiatura avesse avuto a cuore il fornire una terza dimensione ai personaggi – oltre altezza ed estensione del bicipite di Pratt – avremmo potuto assistere a un film spettacolare, con il plus di una trama sostanziosa e protagonisti un minimo sfaccettati, quanto basta almeno per non mandare avanti veloce già a metà film. 

The Tomorrow War, diretto da Chris McKay, è la storia di un insegnate di biologia delle medie (Chris Pratt), ex veterano dell’Iraq, con una bella famigliola formata da moglie (Betty Gilpin) e figlioletta, tanti daddy issue, più il malcelato desiderio di lasciare il proprio segno nel mondo. La vigilia di Natale, mentre sono tutti davanti al televisore per la finale dei mondiali di calcio, lo spettacolo viene interrotto da un varco dimensionale che si apre a metà campo, e dal quale escono dei militari. Sono soldati del futuro (2051) tornati indietro nel tempo ad avvisare l’umanità del rischio di estinzione a causa di una minaccia aliena che di lì a qualche anno sterminerà quasi tutta la popolazione. Le generazioni prossime a venire hanno bisogno che la generazione dei loro nonni, padri e madri sia disposta a saltare nel futuro per combattere. A diventare carne da cannone, insomma.

La prima cosa che mi colpisce è che per l’annuncio epocale Zach Dean, che firma la sceneggiatura, abbia scelto una partita di calcio. Una finale mondiale, certo. Ma il cinema ci ha insegnato che quando tutto il mondo è sotto attacco, vuol dire che gli Stati Uniti sono sotto attacco, e quando l’umanità rischia l’estinzione ed è chiamata a gesti eroici, vuol dire che gli americani rischiano l’estinzione e sono quindi sempre gli americani a scoprirsi eroi. Insomma, da quando esiste il cinema, “tutto il mondo” a Hollywood significa “gli Usa”, quindi ho trovato curioso la scelta di una partita di calcio come grande evento, anziché di football. E questa è stata la prima e unica sorpresa del film che altrimenti scorre esattamente come ci si poteva aspettare.

the tomorrow war

Non sono per i plot twist, e ancora meno per lo shock value, a tutti i costi. Una svolta narrativa inaspettata non è un valore di per sé, soprattutto se rappresenta l’unico mezzo a disposizione per scuotere gli spettatori senza che prima, o dopo, ci sia la capacità di raccontare una storia quanto meno con buon mestiere. Quello che non funziona in Tomorrow War non è l’esecuzione – da manuale per un qualsiasi sci-fi che metta in scena un viaggio nel tempo – inclusa la prevedibilissima rivelazione nella parte centrale – quanto che tutto sia rappresentato da attori e attrici svogliatissimi che portano avanti una storia senz’anima che procede come una lista da spuntare. L’urgenza di salvare il genere umano, la ricaduta sociale delle scelte individuali e l’eredità morale sono tematiche appena abbozzate e lasciate languire tra una sparatoria e l’altra.

Pratt brilla solo nei momenti in cui la sua fisicità diventa preponderante, ovvero nelle parti action, ma nelle scene che dovrebbero costituire il centro emotivo del film sembra un bystander trovatosi lì per caso. In questo modo viene anche sprecata la presenza di J.K. Simmons. Con maggiore finezza, voglia e capacità di scavare un minimo, il conflitto padre-figlio cn conseguente sindrome dell’abbandono, e il desiderio di Dan di dedicarsi a qualcosa di grande, fuori dall’ordinario che confligge con il quotidiano del buon padre di famiglia, avrebbero dato corpo a una componente drammatica in grado di stimolare un investimento e una partecipazione emotiva degli spettatori. In luogo di questo, abbiamo delle sequenze d’azione, con e senza alieni, di per sé godibili, ma assolutamente fini a loro stesse.

Per quanto riguarda il reparto “diversity“, abbiamo una coppia di neri comprimari la cui caratterizzazione è l’essere la spalla comica uno (Sam Richardson), e un malato terminale l’altro (Edwin Hodge), più un’agguerrita soldatessa del futuro (Edwin Hodge) e uno studente del professor Pratt che è praticamente una pistola di Checkov in carne e ossa.

The Tomorrow War, disponibile su Prime Video dal tre luglio, sulla carta aveva tutto per funzionare – cast, idea, CGI, duecento milioni di dollari di budget – ma nessuna ispirazione e poca voglia di andare oltre il compitino ben eseguito.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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