Cos’ hanno in comune Jonah Hex, Wild Wild West e Cowboys and Aliens? Oltre a essere film schifosi, ovviamente. Hanno provato, fallendo miseramente, a contaminare il western con altri generi. Non che l’impresa non sia possibile, anzi (basti pensare a The Good, the Bad, the Weird), ma per provarci servono una sceneggiatura di ferro, un regista con le idee chiare e un cast in forma smagliante. The Lone Ranger, per sua sfortuna, non ha dalla sua parte nessuno di questi elementi. Anzi.

L’idea di Disney è chiara: prendere i Pirati dei Caraibi (serie mediocrissima ma di grande ed inspiegabile successo al botteghino) e riproporlo in salsa western. Identico il regista (un Verbinski svogliatissimo), la star (Depp, che a cinquant’anni sta ancora a fare lo scemo pittato in vari colori e recita, si fa per dire, con smorfiette assortite) e, per sfortuna degli spettatori, la durata. Due ore e venti di nulla cosmico, recitato male e messo in scena peggio.

Che le cose non stessero procedendo per la strada giusta, s’era capito fin dai tempi della lavorazione: costi esorbitanti, sceneggiatura scritta e riscritta mille volte, caos produttivo, insomma il clima adatto per portare a termine un’opera fallimentare. Lo stato di confusione generale si percepisce fin dalle prime sequenze, durante le quali il film cerca affannosamente di apparire spettacolare, senza riuscirci. La trama è inutilmente complessa, i personaggi poco carismatici, il ritmo di una lentezza disarmante.

Verbinski, che aveva dimostrato di sapere leggere ed interpretare alla grande il linguaggio del western con il capolavorico Rango (uno dei migliori film di animazione degli ultimi anni), non riesce mai a trovare la chiave giusta per raccontare le gesta (ben poco epiche) del Ranger e di Tonto i quali, da par loro, sono incapaci di trasmettere empatia o simpatia. In particolare Depp non fa altro che riproporre “paro paro” la mimica di Jack Sparrow, Hammer è evidentemente spaesato, tutti gli altri distratti.

The Lone Ranger non ha una sola sequenza meritevole di essere ricordata (complimenti comunque agli autori del trailer, capaci di mascherare al meglio tanta pochezza) e non riesce mai a decidere che tipo di film essere: è troppo violento per essere un film per bambini o “disneyano” (la sequenza della strage dei pellerossa lascia un po’ interdetti, in questo senso, visto che sembra un patetico tentativo di ammantare di seriosità un film che dovrebbe avere tutt’altro scopo, tipo intrattenere…); non fa mai (mai) ridere (a meno che non vi sbellichiate ANCORA davanti alle smorfiette di Depp, in tal caso massima solidarietà) e quindi non è una commedia, come film d’azione lascia molto a desiderare e come western tout court…non ne parliamo.

The Lone Ranger, qualora non fosse sufficientemente chiaro, è un clamoroso fallimento da tutti i punti di vista e va ad occupare l’ultimo posto nella classifica qualitativa di un estate cinematografica che, almeno sul fronte blockbuster, si sta dimostrando molto deludente.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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3 Comments

  1. Ehi, e nella lista iniziale non dimentichiamoci Blueberry!

    1. Vero, anche se lo considero, uhm, “meno peggio” dei tre sopra. E del quarto recensito…

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