Questo 2018 lascia ben sperare se fin dai primi mesi ci propone dei gioielli musicali come quelli che, a distanza di quasi dieci anni dal loro ultimo lavoro in studio di buon livello, i Simple Minds hanno saputo mettere insieme nel loro nuovo album, arrivato a quattro anni di distanza dal già promettente Big Music.

Se la nuova formazione della band poteva sollevare delle perplessità, direi che tutte queste ansie sono state fugate, perché Walk Between Worlds è davvero sorprendente e ci restituisce i Minds nella loro forma migliore.

Sostituiti il batterista Mel Gaynor e il tastierista Andy Gillespie, dentro Catherine AD meglio conosciuta come The Anchoress, la percussionista Cherisse Osei ed il multistrumentista Gordy Goudei, la band di Jim Kerr ha saputo distillare nuova linfa vitale, senza mai perdere di vista quel loro inconfondibile sound così trascinante e “grandioso” che contraddistingue una carriera di successi, ormai quarantennale.

La tenacia e la pazienza con cui Jim Kerr ha saputo tener duro in una fase decennale di evidente decadenza creativa alla fine ha premiato e questo ultimo album ci conferma il valore assoluto di una delle grandi band internazionali di sempre.

Ad aprire il nuovo cd c’è Magic, brano che permette subito di intuire che la strategia musicale è una sapiente miscela di “grandeur style”, tipica della band scozzese, filtrata attraverso nuove sonorità.

A conferma arriva poi Summer, che non avrebbe sfigurato in nessuno dei vecchi album dei Minds, seguita da qualche influsso più esotico con Utopia la cui sessione ritmica arricchisce in maniera evidente l’arrangiamento.  La title-track ha sapore più dance, senza però mai scadere nel commerciale, ma a mettere tutti d’accordo ci pensa Sense of Discovery, il brano più lungo e decisamente più irresistibile dell’intero album. Una traccia che testimonia in maniera splendida ed epica una delle grandi performance nella carriera di Jim Kerr e riecheggia volutamente la mitica Alive & Kicking facendoci ben sperare per una trascinante versione live in un tour mondiale, che si annuncia sold out per la band scozzese.

Tra gli otto brani che compongono questo Walking Between Worlds non posso fare a meno di sottolineare la magistrale prova chitarristica di Charlie Burchill alla sei corde, che rende il brano Barrowland Star (celebre locale per concerti di Glasgow), un gradino al di sopra di tutti gli altri, splendidamente servito da una vocalità quasi bowieana nel cantato di Kerr, un’alchimia musicale tale da eleggerla come una delle composizioni migliori dei Minds di sempre.  Insomma, un ottimo album per una band tornata a livelli molto alti nel genere pop-new wave-rock che, in tempi di assoluta dominanza per rap, hip hop et similia, magari non impressionerà più di tanto il pubblico giovane, fruitore della musica sul web, ma manderà in sollucchero chi nel sound cerca ancora energia ed anima…

Per chi volesse acquistarla, ricordo anche che, tra i bonus della deluxe edition (undici brani), a chiudere l’album, c’è la cover, registrata dal vivo, di Dirty Old Town composta dal cantautore folk inglese Ewan McColl. La canzone è significativa nella storia recente dei Simple Minds, perchè è stata inserita in scaletta ed eseguita all’indomani dell’attentato dello stadio di Manchester, il 22 maggio 2017, nel quale persero la vita ventitrè persone al termine del concerto di Ariana Grande.



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