Data: 4 aprile 1978. Sul canale giapponese NHK va in onda il primo episodio di una nuova serie anime, intitolata Mirai Shonen Konan, da noi conosciuta come Conan – Il Ragazzo del Futuro. In 26 memorabili episodi, che in Italia si vedranno solo a partire dal 1981, con un adattamento un po’ libero ma con una indimenticabile sigla d’apertura cantata da Giorgia Lepore, l’allora semi-sconosciuto Hayao Miyazaki (con la collaborazione di Isao Takahata, futuro partner nello Studio Ghibli e Keiji Heyakawa) racconta le avventure di un “super-eroe” adolescente e umanissimo alle prese con una serie di avventure in una Terra oramai sommersa dalle acque dopo la fine della Terza Guerra Mondiale. La serie, inizialmente, è un disastro: i bassi ascolti ne mettono addirittura a repentaglio l’esistenza. Eppure, replica dopo replica, Conan emerge sulla concorrenza e inizia ad essere acquistata in vari mercati mondiali, tra cui il nostro. La leggenda ha inizio…

Tratto molto liberamente dal romanzo fantascientifico The Incredible Tide di Alexander Key, Conan – Ragazzo del Futuro rappresenta alla perfezione il manifesto della poetica Miyazakiana, a partire dallo scenario in cui si muovono i personaggi: la Terra è stata distrutta dalle bombe elettromagnetiche sganciate da giganteschi aerei simili a insetti (i Giganti, e un loro esemplare sarà spettacolare teatro delle puntate finali della serie), mostri pensati e messi in volo dagli adulti, che non sanno o non vogliono più farsi dominare dalla Natura.

L’ultimo avamposto della vecchia civiltà è Indastria, una città-stato grigia e cupa, in cui una ristretta elite, capeggiata dal malvagio Lepka, cerca di sopravvivere sfruttando la schiavitù e cercando di impadronirsi dell’energia solare, unica apparente speranza di salvezza dal mare, che cresce sempre di più. A fare da contraltare alla polis fredda e grigia c’è High Harbor, un piccolo paese creato in una delle poche isole scampate al disastro. Qui c’è sempre il cielo azzurro, un mare pescoso, una terra fertile e tanti campi coltivati. I cittadini non usano più la tecnologia ma vivono un’esistenza serena e tranquilla.

Lo sconvolgimento climatico che altera gli equilibri del mondo, gli tsunami e la riduzione delle terre emerse causate dall’opera dell’uomo; i giovani e le nuove generazioni visti come la speranza del domani: ecco i cardini del messaggio miyazakiano (forse un po’ ingenuo e sicuramente utopico, col senno di poi, visto che il genere umano da allora è riuscito nella mirabile impresa di peggiorare ulteriormente la situazione, nel mondo reale) che vengono declinati in un anime spettacolare e frenetico, ricco di personaggi memorabili, perfettamente inserito e contestualizzato nel Giappone del (finto) boom degli anni ’80, quello della speculazione edilizia e del debito pubblico fuori controllo.

Conan, Lana, Jimsey/Gimsey, Monsley, Capitano Dyce diventano immediatamente iconici e riconoscibili per una generazione di giovani spettatori italiani che trovano in Conan – Ragazzo del Futuro qualcosa di diverso rispetto alle tante serie robotiche (che diciamolo, fatta salva qualche eccezione si assomigliavano un po’ tutte) che venivano trasmesse a ciclo continuo sulle emittenti private e nazionali nei primi, incredibili, anni ’80. Hayao Miyazaki e Isao Takahata cesellano finemente tutti i protagonisti, certo con un taglio un po’ manicheo (l’unico “villain” irredimibile è Lepka, tutti gli altri sono stra-buoni o lo diventano nel giro di qualche puntata) ma efficace e creano una serie unica in quanto mix di tanti “generi” diversi: c’è l’avventura e la commedia romantica, ci sono fantascienza e distopie, tanti messaggi “sociali” nemmeno troppo velati (non solo ambientalismo, ovviamente, basti pensare alle dolorose puntate in cui gli eroi si trovano a Indastria in mezzo agli schiavi). Insomma, un mondo. E non solo.

Conan – Il Ragazzo del Futuro è giustamente passato alla storia per molti altri motivi, tutti sensati: la simpatia e l’ottima caratterizzazione dei personaggi, le incredibili scene d’azione (la liberazione di Lana, la fuga da Indastria, le battaglie aeree, la caccia al mega-cinghiale, lo tsunami e distruzione di Indastria, il già citato prefinale sul Gigante) e ovviamente la clamorosa realizzazione tecnica (le nuvole, signori, le nuvole!), tant’è che ancora oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, resta un anime godibilissimo da “vedere” e impreziosito da animazioni strepitose che le produzioni odierne si sognano (con qualche eccezione). Molto di Conan – Il Ragazzo del Futuro si troverà nelle pellicole del Maestro, che lo renderanno celebre in tutto il mondo, Laputa in primis, che rappresenta per certi versi una versione filmica e ridotta di Conan.

Il ragazzo indistruttibile, perchè nato dalla/nella Natura, oggi ha quarant’anni, come molti degli spettatori che ne ammirarono le gesta tanto tempo fa, incollati alla televisione e con la sveglia puntata per non perdersi nessuno dei 26 episodi della serie, tutti densi e senza filler inutili. Non c’è che dire, è cresciuto bene. A lui e agli altri, buon anniversario.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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