L’avversione della letteratura italiana nei riguardi del racconto e della narrativa breve è una questione che si è sviluppata nell’ultimo secolo. Ritengo che l’inizio di questo dissidio si ritrovi nella necessità di dover costruire una cultura univoca e unitaria per il concetto di Italia. Una necessità che caratterizza qualsiasi stato-nazione e che spinse ad adottare, soprattutto in ambito scolastico, una rielaborazione del pensiero filosofico crociano che riduce i generi letterali alle sole prosa e poesia – un rapporto binario perfettamente racchiuso nel modo in cui vengono studiate le opere di Boccaccio e Petrarca.

Anche in ambito fumettistico si riscontra un fenomeno simile, parzialmente mitigato dall’influenza del mercato. Essendo considerato parte della cultura bassa e popolare, il fumetto ha la possibilità di adattarsi alle esigenze del mercato di riferimento: il racconto e la narrativa breve caratterizzano così l’offerta fumettistica italiana fino agli anni ’70, trovando nella formula del “bonellide”, del Topolino e delle riviste autoprodotte e controculturali le sue espressioni principali.

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una progressiva rimodulazione dell’editoria fumettistica nel nostro paese. Complice il definitivo superamento della cultura scolastica crociana – un superamento che andrebbe analizzato e contestualizzato adeguatamente in separata sede – al racconto si è affiancata una narrativa più ampia, anche sfruttando il successo dell’etichette graphic novel. Un numero crescente di autori, sceneggiatori e disegnatori, si cimenta nella scrittura di opere più ampie e complesse. La narrativa breve, invece, è e resta la protagonista sottoproduzione e del mercato da edicola. Materia Degenere, raccolta ideata e curata da Marco Galli edita dai tipi di Diabolo edizioni, rientra nella categoria di quelle opere che cercano di far compiere il passo a un gruppo di autori, accomunati da uno o più fattori.

Joe1, Federica Bellomi, Elena Pagliani, Monica Rossi e FumettiBrutti sono nomi che potrebbero essere familiari agli addetti ai lavori, in particolare se conoscono o frequentano Bologna. Le autrici sono infatti accomunate dall’essere giovani, indipendenti e, soprattutto, hanno qualcosa da comunicare al lettore.

Roberta Joe1 Muci è alla sua prima esperienza lavorativa per un editore nazionale ma, se siete fortunati, potreste essere incappati in alcuni suoi lavori nel corso dell’ultima edizione dell’AFA. Joe1 ci presenta una storia di vendetta. Deliziosa l’ambientazione acid western, che cela richiami alla trilogia della frontiera di McCarthy, e l’adozione della prima persona, che invece sembra rinviare al simbolismo di Faulkner. Anche Federica Bellomi è alla sua prima pubblicazione ufficiale. Ma è anche componente del Doner Club, realtà nella quale mi sono imbattuto durante l’ultima edizione del Ué! Fest tra le mura dello Scugnizzo Liberato a Napoli: vi consiglio di recuperare le loro fanzine autoprodotte non appena potete o sul loro sito. Il racconto realizzato da Federica è di difficile collocazione: pur aprendosi su uno scenario apparentemente post-apocalittico, la vicenda si trasfigura in un thriller in cui la violenza e la malinconia – coadiuvate da un tratto che volutamente inquietante e sussultorio – impediscono qualsiasi catarsi al lettore.

Elena Pagliani è invece un’autrice indipendente, le cui opere sono ammirabile sul portfolio EYE e in alcuni casi acquistabili qui. Nonostante i confini dettati dall’uso della sola carta, il suo tratto trasmette l’uso variegato della materia nei suoi disegni. Il viaggio di Brodovsky ai limiti del reale e dell’immaginario non è fisico, quanto nel suo animo. Un percorso la cui fisicità è nota a chiunque si dedichi a pratiche meditative e la cui fatica è trasmessa attraverso la commistione di materiali, la presenza e l’assenza del colore, la rottura di linee demarcatorie. Dissonante il passaggio da questo racconto a quello scritto e illustrato da Monica Rossi. L’autrice adotta uno stile tradizionale per un racconto dell’orrore in cui la lezione del cinema espressionista tedesca riecheggia tra le ingannevoli strade e campagne parigine. Splendido e d’atmosfera il chiaroscuro adottato e il modo in cui l’autrice delinea sinuosi corpi, linee cinetiche, fumi e luci.

Infine, a conclusione del volume, troviamo il racconto di FumettiBrutti. Josephine Yole Signorelli confeziona una storia in cui erotismo, azione e politica – come avviene nella realtà – si confondono e si accavallano. Pur nella sua brevità, la narrazione presenta molteplici piani di lettura e di interpretazione. Personalmente ho trovato particolarmente affascinante l’aspetto politico, anche alla luce dell’abilità con cui FumettiBrutti ne delinea gli elementi ricorrendo abilmente a canoni e stereotipi fantascientifici.

Prima delle inevitabili conclusione, un cenno anche alla temperie che ha portato alla realizzazione di Materia Degenere. Il volume è correlato a quanto accaduto al suo curatore: Marco – che quest’anno è anche tornato in libreria e fumetteria con la riedizione di Èpos, ha realizzato il volume dopo che gli era stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré. Una malattia che si manifesta con paralisi progressiva agli arti e che lo aveva lasciato con poche speranze di poter continuare a scrivere e disegnare.

Concludendo, Materia Degenere presenta i limiti e le qualità di una raccolta di racconti inediti. Soprattutto, ci consente di scoprire alcune firme che, già nel presente, potrebbero influenzare e proporre nuovi punti di vista nel panorama fumettistico italiano. Un affascinante punto di partenza.

Materia Degenere, ideato da Marco Galli
con storie e illustrazioni di Joe1, Federica Bellomi, Monica Rossi, Elena Pagliana, FumettiBrutti
Diabolo Edizioni, Torino 2018



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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