La prima domanda che è necessario porsi sfogliando Storia della Santa Russia è: «chi era Gustave Doré»?
Gustave Doré è stato un incisore, pittore e scultore francese, specializzato in particolare nell’incisione del legno. Sebbene la sua notorietà, in Italia, sia legata all’illustrazione della Commedia dantesca, l’artista ha illustrato centinaia di opere sia di autori classici che a lui contemporanei.
Doré cominciò a lavorare come caricaturista all’età di 15 anni, sulla rivista satirica Le journal pour rire, mentre tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 cominciò a sperimentare con le vignette comiche: L’Histoire de la Sainte Russie, Storia della Santa Russia nell’edizione italiana proposta da Eris, è l’ultimo di questi esperimenti.
Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1854, il volume si ispira alla propaganda della guerra di Crimea. Il conflitto, che si svolse tra il 1853 e il 1856 e oppose alla Russia l’Impero ottomano, sostenuto da Francia e Gran Bretagna con l’appoggio di un corpo di spedizione piemontese, fu tra i primi a essere seguito con costanza dalle popolazioni delle nazioni coinvolte e dai giornali, grazie alla presenza di numerosi inviati di guerra ante litteram.
L’artista si ispirò alla propaganda e alle notizie dal fronte per ricostruire un’improbabile e dissacrante storia della Russia. Partendo dalla preistoria, il volume ci porta fino ai tempi vissuti dal narratore e si conclude con un aggraziato punto interrogativo.
Leggere oggi un racconto in vignette di questa lunghezza è un’esperienza straniante. Le didascalie che accompagnano le vignette sono caratterizzate da battute semplici e da un periodo ipotattico la cui comicità si rifà e si concretizza grazie al disegno. I disegni mostrano, invece, la raffinatezza del tratto dell’autore francese. Anche se in piccolo formato, ogni illustrazione appare dettagliata, finemente cesellata per raccontare ciò che le parole delineano.
Gustave Doré comprende che il punto di forza del mezzo che sta usando è la commistione di parole e di immagini e fa leva su questo punto. Certamente la sua prosa non è comparabile ai deliziosi distici di Sergio Tofano, ma al contempo la finezza delle illustrazioni rimanda a un approfondimento e un’attenzione ancora oggi rara nel fumetto.
Nonostante la lunghezza del racconto, di poco inferiore alle cento pagine e a cui vanno aggiunte delle più tradizionali vignette satiriche, la narrazione è vivace. Doré si rivela un narratore che colpisce di fioretto: condanna politici, generali e popolo, nessuno escluso. Questo approccio svela, dietro la patina della propaganda e del patriottismo, un punto di vista pessimista e di sfiducia condiviso da gran parte della borghesia francese dell’epoca.
Sono gli effetti del processo di restaurazione che, dopo il 1848, aveva ripreso vigore soffocando qualsiasi tentativi di superare lo status quo post-napoleonico. Le preoccupazioni della borghesia francese, apparentemente ingiustificate rispetto al tenore di vita di tale classe, saranno confermate dagli effetti della guerra franco-prussiana. Storia della Santa Russia è quindi un’opera figlia del suo tempo e, al contempo, del punto di vista del suo autore: piccolo borghese, timorosa sia degli organi statali che delle masse proletarie, sfiduciata verso un futuro schizofrenico in cui l’individuo è schiacciato tra la grandezza della storia e la miseria del quotidiano.
Il principale punto debole dell’opera è esterno a essa. Non mi stupirei se gran parte dei lettori mancasse di una storicizzazione di quanto vi è descritto e immaginato. Un rischio che Eris può solo stemperare, presentando in postfazione una sintetica analisi di Guillaume Dégé, artista, cofondatore di una piccola casa editrice e storico dell’arte francese. Ma è compito dei lettori colmare eventuali mancanze e immergersi o nella lettura di scrittori come Gogol, Maupassant, Flaubert o Dostoevskij o rispolverare manuali storici di quel periodo.
Perciò invito non solo alla lettura de La storia della Santa Russia, ma anche e soprattutto a cogliere la sua sfida. Contestualizzare e storicizzare il suo contenuto nel più ampio e sfaccettato quadro storico, sociale, economico e culturale della prima metà della cosiddetta Età degli imperi agli albori della prima globalizzazione moderna. Solo con questo approccio è possibile apprezzare la raffinatezza e il sardonico sorriso del giovane Gustave Doré, scoprendone un’opera forse minore ma decisamente affascinante.
Storia della Santa Russia, di Gustave Doré
Traduzione a cura di Luciano Guidobaldi
Eris, Torino 2018
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