Dal 5 aprile su Netflix è disponibile anche la seconda parte della prima stagione di Chilling Adventures of Sabrina quindi possiamo finalmente dare un giudizio d’insieme su questa serie che, ricordiamo, non ha praticamente nulla a che vedere con la serie andata in onda negli anni ’90 se non per l’omonimia e i legami parentali dei protagonisti: Chilling Adventures of Sabrina si fonda sui fumetti originali della Archie Comics dei quali importa lo stile, l’ambientazione e il tono dark.

La seconda parte segue una prima che ha funzionato da world building introducendo personaggi e storlyline e chiarendo come i primi si relazionassero con le seconde. Le prime puntate hanno dunque gettato le basi per la mitologia della serie e impostato il tono dello show su uno sfizioso teen horror il cui primo centro messo a segno è proprio quello di una rappresentazione credibile di una sedicenne il cui mondo ruota intorno alle interrogazioni a scuola, alle amiche, al primo fidanzato. Sabrina – Kiernan Shipka, perfetta scelta di casting – è una ragazza coraggiosa ma impulsiva, sempre animata da buone intenzioni, ma con scarso riguardo per le conseguenze delle proprie azioni, e non potrebbe essere altrimenti perché a sedici anni il futuro è quello che accade tra una settimana e non tra dieci anni, così come è naturale e anche giusto che sia per un’adolescente, a preoccuparsi per il futuro a lunga scadenza ci sono gli adulti, nella serie rappresentati dalle zie: una superba Miranda Otto nei panni di zia Zelda, e un’adorabile Lucy Davis nel ruolo di zia Hilda, uno di quei personaggi che vengono fuori sulla lunga distanza.

Attenzione: dal prossimo paragrafo SPOILER.

chilling adventures of sabrina

Dove eravamo rimasti

Sabrina Spellman è una liceale orfana che vive con due zie e un cugino, sarebbe un’adolescente come tante altre – la scuola, il fidanzato, le amiche – se non fosse per il fatto che le zie sono due streghe, il cugino un negromante, e che lei stessa è per metà mortale (per via materna) e per metà (per via paterna) una strega e, come tutte le streghe, con l’avvicinarsi del suo sedicesimo anno di età, si appresta ad apporre la propria firma nel libro oscuro sancendo così la sua sottomissione anima e corpo a Satana.
La sua parte umana reclama, però, indipendenza e libero arbitrio, Sabrina cerca quindi una terza via per riuscire a far convivere la vita da mortale e quella da strega senza dover perdere la sua anima, ma anche senza dover rinunciare ai propri poteri. I due mondi ai quali appartiene sono però difficilmente conciliabili e molto più votati a scontrarsi andando l’uno a detrimento dell’altro. Sabrina si barcamena come può con buon cuore, ricorrendo al suo talento stregonesco fuori dal comune, e potendo contare sull’aiuto delle zie e degli amici, ma alla fine, proprio per salvare questi ultimi è costretta ad apporre la propria firma nel registro di Satana.

A conti fatti, la prima parte di Chilling Adventures of Sabrina, proprio come la sua protagonista, naviga tra due mondi con risultati interessanti ma ondivaghi.

Femminismo vs Chiesa di Satana

A quanto pare anche nella chiesa di Satana imperano patriarcato e sessismo, pessima mossa strategica non differenziarsi dalla concorrenza da battere, ma tant’è e Sabrina si trova a fronteggiare una bella dose di maschilismo oltre che cercare di resistere alle tentazioni di Satana. La seconda parte della serie, infatti, si concentra sulle avventure di Sabrina all’interno della Chiesa della Notte relegando sullo sfondo il setting mondano di Baxter High. I i tre amici umani della protagonista sono demansionati per funzionare meramente da plot device, il che non è un male visto che la scelta paga e la dimensione teen horror della serie è stata da subito più intrigante rispetto a quella mortale.

La seconda parte di Chilling Adventures of Sabrina si concentra dunque sulla mitologia della serie: tradizioni, fatture, demoni e l’origine di Lucifero, per iniziare a mostrarci in modo più dettagliato la vita del coven al quale ora la giovane strega appartiene. Sabrina inizia così il suo percorso di studi nell’Accademia delle Arti Occulte, ma subito si scontra con tradizioni retrograde e sessiste incoraggiate dal capo della Chiesa della Notte, padre Blackwood – un magnetico, accattivante e sulfureo Richard Coyle – la cui ambizione è quella di assurgere alla carica di anti-papa e instaurare la sua dottrina ancora più sessista e retrograda di quella corrente. La prima e unica a sfidare padre Blackwood, e tutte le convenzioni oscurantiste dell’Accademia, è proprio Sabrina con la sua personalità decisa e polarizzante.

Nel mentre delle sue battaglie Sabrina inizia a scoprire il suo vero potenziale e le reali implicazioni della sua stessa venuta al mondo, implicazioni che trascendono il mero fatto di essere per metà mortale. In questo percorso di autodeterminazione e consapevolezza una tappa obbligatoria è quella di riuscire a individuare chi è davvero dalla sua parte, e chi semplicemente strumentalizza la sua vocazione all’indipendenza, cosa non facile in generale ma ancora di più per Sabrina visto che la stregoneria è anche mistificazione e illusione.

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Gli autori per la seconda parte si ispirano molto alle prime due stagioni di Buffy, anche se la serie di Whedon è lontana anni luce – ma comunque bravi! Bisogna sempre copiare dai migliori – e ricorda molto Sleepy Hollow nelle parti relative alla demonologia, in quelle cerimoniali, e perfino nel tipo di fotografia sfuocata che un po’ contribuisce all’atmosfera sinistra e distorta del mondo di Sabrina, e un po’ contribuisce al mal di testa prima che le nostre retine si abituino a questa strampalata soluzione visiva.
Con Sleepy Hollow Sabrina condivide anche la rapidità nell’introdurre ed esaurire archi narrativi in poche puntate, ma mentre nel primo caso le storie erano gestite in modo sì rapido, ma anche preciso ed efficace, in Sabrina è come se gli autori si fossero resi conto di colpo di avere 20 minuti a disposizione anziché 20 puntate per introdurre l’arco narrativo principale, e a quel punto avessero usato un piede di porco per forzare il progredire della trama.

Nell’economia dell’intera stagione si può comunque perdonare una certa rozzezza nella progressione della storyline principale, soprattutto quando nella colonnina dei pro abbiamo tre lussuosissime prove da prima donna: oltre alle già citate Miranda Otto e Lucy Davis, possiamo godere di una Michelle Gomez in grande spolvero. Se Sabrina è la femminilità audace, un po’ ingenua, caparbia ed entusiasta dell’adolescenza, una femminilità che lotta per non essere soffocata da convenzioni e costrizioni, le tre signore sono ciascuna a modo proprio altrettanti manifesti di una femminilità declinata in modo personale e peculiare. Miranda Otto ha il fascino altero e seducente di una diva hollywoodiana anni ’50, Lucy Davis incarna una femminilità meno appariscente, più morbida, facilmente sottostimabile ma a proprio rischio e pericolo, mentre Michelle Gomez è la perfetta messa in scena della mitologica metà oscura della Luna, una femminilità ancestrale e pericolosa.

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A fine visione Chilling Adventures of Sabrina diverte e lascia voglia di proseguire, ma soprattutto fa riflettere su cosa sia effettivamente il femminismo: l’innesco narrativo che dà avvio alla seconda parte è il desiderio di Sabrina di essere eletta capo scuola andando così contro la consolidata tradizione che stabilisce che il capo scuola (top boy) sia sempre e solo un maschio. Da quel momento Sabrina verrà minacciata da principi infernali, perseguitata da demoni, manipolata da finti amici, osteggiata dal capo congregazione, sarà costantemente in pericolo di vita e dovrà perfino vedersela con Lucifero in persona. Contro di lei viene scagliata ogni sorta di forza infernale e tutto questo si origina da una semplice, banalissima questione di principio: che una ragazza abbia pari opportunità di un ragazzo di essere presa in considerazione per ricoprire un incarico. Ecco, noi altr* comuni mortali che viviamo fuori da Greendale affrontiamo la stessa sfida: per quelle che dovrebbero essere banalissime questioni di equità e civiltà c’è bisogno del femminismo, e c’è bisogno che il femminismo per funzionare si batta come se fosse di fronte ai cancelli spalancati dell’Inferno.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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