Per decenni Watchmen di Alan Moore è stato considerato al pari di un testo sacro: non solo importante, ma anche intoccabile. Quella di Watchmen era la sola Terra irraggiungibile nel multiverso narrativo della DC Comics, abbandonata a se stessa dopo l’invasione di Manhattan, frutto proibito da cui qualunque autore doveva stare lontano. Almeno, lo è stata fino al 2012, quando la DC ha coinvolto i migliori autori a sua disposizione per dare vita una prequel corale dell’opera di Moore & Gibson: Before Watchmen ha rotto l’argine. 

Al di là della sa qualità intrinseca (mediamente buona, in ogni caso) Before Watchmen ha dimostrato che si poteva fare: nessuno scrittore è stato vittima di una maledizione per aver aggiunto parole al testo sacro e le strade non si sono riempite di folle inferocite (né di enormi calamari alieni). A quel punto, anche l’impensabile è entrato nel reame del possibile: nel 2017 il multiverso DC Comics e l’universo narrativo di Watchmen sono infine entrati in contatto nella mini serie Doomsday Clock, affidata al demiurgo della casa editrice Geoff Johns e gestita con un climax narrativo focalizzato sullo scontro finale tra il Dr. Manhattan e Superman. 

Ora il mondo, il nostro e quello dei fumetti, è infine pronto per un ulteriore passo: andare a toccare la mitologia di Watchmen aggiungendo tasselli posteriori alla parola fine scritta dagli autori originali. Per farlo, la DC Comics non poteva che affidarsi allo scrittore del momento, l’ex Marvel ed ex CIA la cui solo presenza è in grado di trasformare in un caso editoriale tutto ciò che sceneggia: Tom King

Visto l’approccio alla scrittura di King, non privo di una vena politica, sociologica e filosofica, il protagonista della mini-serie non poteva essere che Rorschach, il più complesso (e psicopatico) nel cast originale allestito da Moore. E l’inizio è decisamente di quelli col botto. 

Rorschach #01
La copertina del #01 di Rorschach edizione Panini.

Disclaimer: in questo paragrafo trovate spoiler sul primo numero e sulla trama della mini-serie. Per leggerlo evidenziate il testo, altrimenti passate pure al paragrafo successivo.
Letteralmente: è un Rorschach trafitto da numerosi colpi di arma da fuoco, di cui l’ultimo in pieno volto, quello che ci corre incontro sopra una passerella metallica nelle prime quattro vignette, tagliate verticalmente. Sotto di lui, e lo scopriamo nella splash page che esplode girando pagina, volano i palloncini al termine del comizio elettorale di Turley, avversario di Redford (sì, quel Redford) alle presidenziali. E stando alle note che concludono l’albo, questo potrebbe non essere il solo Rorschach morto ad apparire nella mini-serie. Fine spoiler. 

Se dal punto di vista contenutistico l’approccio di King è assolutamente rispettoso, dalla presidenza Redford appunto alla presenza dei pirati nell’immaginario collettivo, dal punto di vista formale il distacco è netto, con la classica griglia a nove vignette di Watchmen rimpiazzata da una più contemporanea, per poi finire frantumata nella pagina finale in quindici micro spazi che si concludono con un dialogo il cui senso va ben oltre quello meramente narrativo: “Guardi l’orologio, siamo nel 2020, detective”. 

Rorschach è la dimostrazione che non esistono testi sacri nel fumetto. D’altra parte, King non sta facendo nulla di diverso da quanto face all’epoca Moore, che ripescò e fece suoi personaggi altrui. E senza che l’apprezzamento per il Moore scrittore diminuisca di una virgola, credo che si possano superare a colpi di pagine disegnate le sue posizioni sul medium, alcune per altro condivisibile benché vengano per sua stessa ammissione da una persone che non legge fumetti da decenni. 

Ben venga dunque il noir politico anni ’70 di Tom King (ma ambientato in un 2020 alternativo), ottimamente illustrato dallo stile rigoroso Jorges Fornés (e con un detective protagonista palesemente ispirato a Peter Falk), immerso nel humus di Watchmen. Ben venga l’espansione di un universo che tre decenni fa ha saputo raccontare un’epoca attraverso la metafora degli uomini in maschera, soprattutto se a farlo uno come Tom King, che questo tipo di narrativa l’ha forte nelle sue corde. Ma bene venga, a prescindere da tutto, il buono fumetto. 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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