Ben Affleck nei panni di Phil Knight in Air - La storia del grande salto

Se ci sono due cose che a Hollywood riescono indiscutibilmente bene, queste sono gli spot e i film sportivi. Se le metti entrambe nello stesso film, facendolo dirigere a Ben Affleck, supportato alla produzione dal sodale Matt Damon, con entrambi coinvolti, in due ruoli di rilievo nella pellicola, sai che ti troverai di fronte a un buon film già prima di entrare in sala. Con Air, insomma, sono andati tutti sul sicuro, inclusa Amazon che dopo averlo finanziato con l’idea dello streaming, si è poi convinta a portarlo in sala. 

Air è la storia di un underdog, grande classico della produzione cinematografica hollywoodiana, anche se è difficile oggi considerare la Nike una cenerentola del settore. Per questo il film di Affleck si apre precisando allo spettatore la ridotta percentuale di mercato controllata dalla Nike nel 1986, schiacciata da due colossi come Converse e Adidas, snobbata dagli adolescenti e dagli atleti di punta delle NBA. Nike però ha qualcosa che gli altri non hanno: quel qualcosa è Sonny Vaccaro (Matt Damon), alchemico del basket giovanile, arruolato alla corte di Nike dal presidente e fondatore in persona, Phil Knight (Ben Affleck), per scovare il testimonial giusto capace di garantire all’azienda un salto di qualità. 

Un fotogramma dal film Air - La storia del grande salto, in cui vengono progettate le mitiche Air Jordan

I risultati portati finora da Vaccaro, il cui ruolo in azienda non è ben chiaro a nessuno, non sono però stati particolarmente esaltanti e il cda di Nike è a un passo dal tagliare la divisione basket, quando il vecchio Sonny ha un’illuminazione di fronte a una VHS: il rookie Jordan è l’uomo su cui puntare. Benché non abbia ancora giocato un solo minuto in NBA, il nome di MJ è già sul taccuino di molti e Nike non sembra esattamente essere in cima alle preferenze di quello che all’epoca è ancora solo un giovane di belle speranze, diviso tra i suoi idoli che calzano Converse e la cultura street dominata da Adidas. 

Come sia finita la vicenda è cosa nota, quindi Air si concentra sulla ricostruzione del processo creativo e manageriale attraverso cui Vaccaro in collaborazione con altre figure chiave di Nike (dal Rob Strasser di Jason Bateman a Peter Moore, designer del primo modello di Air Jordan e morto poco prima dell’annuncio del film, interpretato da un Matthew Maher che in originale sfoggia una splendida zeppola). In parte ricostruzione romanzata, in parte report più o meno fedele dei fatti, Affleck si è rivolto allo stesso Jordan per certificare la veridicità della sceneggiatura di Convery, ricevendo in cambio preziosi dettagli sul fondamentale ruolo giocato da Deloris Jordan, interpretata pare su suggerimento di Micheal stesso da Viola Davis, giganteggiante e autrice di una delle battute cardine del film: “A shoe is just a shoe, until my son steps into it”. 

Sonny Vaccaro e Deloris Jordan nel film Air - La storia del grande salto

Air conferma il talento di Affleck alla regia che confeziona un film solido, saldamente poggiato sul talento del ricco cast, riuscendo nell’impresa di girare un film sportivo in cui lo sport non si vede mai, sostituito dai dialoghi dirigenziali in casa Nike, ma anche un film su Micheal Jordan in cui Michel Jordan non appare mai, ripreso sempre di spalle al margine estremo dell’inquadratura. Ma è difficile non pensare, durante la visione, che Air sia anche il più grande spot che Nike potesse immaginare per se stessa, due ore in cui da Knight in giù sono tutti rappresentati come ottimisti e indomiti visionari fuori dagli schemi, aggrappati alla loro creatività per abbattere il dominio malvagio dei vecchi bacucchi di Converse e dei litigiosi eredi del marchio di Adi Dassler, per altro nemmeno troppo velatamente tacciati di nazismo. 

L’aspetto più interessante di Air invece è la sua capacità, di farsi portavoce di una grossa conquista economica da parte dei giocatori, una percentuale sui guadagni delle scarpe associate al loro nome, una rivoluzione nella contrattazione pretesa da Deloris Jordan che ha portato a una spartizione più equa dei profitti della maxi torta, e allo stesso tempo citare di sfuggita e con un sorriso sardonico lo sfruttamento del lavoro minorile in Asia o l’arcinota vicenda della genesi dello Swoosh.

Ben Affleck nei panni di Phil Knight nel film Air - La storia del grande salto

Air dunque va preso per quello che è, ovvero la ricostruzione ottimamente girata della firma del contratto che ha reso la Nike un colosso, immersa in un approccio smaccatamente agiografico, confermato fino all’ultimo fotogramma dalle scritte a video che chiudono la pellicola certificando la cavalcata trionfale dell’azienda e l’immensa generosità del suo presidente. D’altra parte, come detto in apertura, spot e film sportivi riescono sempre molto bene a Hollywood: tutto sta nel capire quanto si è disposti a sopportare un confine alquanto sfumato, per usare un eufemismo altrettanto sfumato. 

 



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, ,
Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

Similar Posts
Latest Posts from Players