Nelle prossime settimane, vi proporremo una retrospettiva su alcune delle migliori Serie TV mai prodotte. Cominciamo con un pezzo sul successo di Lost, la serie che ha dato nuova vita alla passione degli italiani per i serial.
Lost è stata una delle serie più importanti della storia della televisione, un successo enorme in un periodo in cui i serial, in particolare negli USA, hanno raggiunto livelli di qualità altissimi, dando vita ad un’era d’oro del medium che continua ancora oggi. I serial TV, oggi, sono una fucina di storie drammatiche complesse, sfaccettate e originali. Secondo molti hanno riempito il buco lasciato da un cinema sempre meno concentrato nel raccontare drammi di forte impatto emotivo. Lost è stato uno degli esempi più importanti delle potenzialità del medium e delle difficoltà che i suoi protagonisti affrontano nel raccontare una storia coerente.
Lost nasce da un’idea sviluppata da JJ Abrams, Jeffrey Lieber e Damon Lindelof, e viene portato sullo schermo da Lindelof con Carlton Cuse, showrunner della serie sin dalla prima stagione. Abrams ha aperto le danze con quello che al tempo era l’episodio pilota più costoso della storia della televisione. Incentrato su un gruppo di sopravvissuti ad un terribile incidente aereo in un’isola misteriosa, apparentemente sperduta nell’oceano pacifico, la prima stagione ha dimostrato straordinaria ambizione. La serie ha conquistato milioni di persone grazie ad un ottimo equilibrio tra personaggi affascinati, complessi e problematici, e un’ambientazione capace di apparire paradisiaca e terrificante, uno scrigno di misteri sempre più inquietanti e seducenti di puntata in puntata. Dopo un emozionante finale di stagione, la prima di sei, milioni di appassionati hanno dato via ad un’enorme discussione incentrata sui grandi misteri dell’isola. E ad ogni nuovo episodio i creatori hanno inserito nuovi elementi, spesso assurdi, altre volte inquietanti. La sensazione era quella di essere davanti a qualcosa di realmente magico. L’unico timore era quello di non ricevere risposte all’altezza delle suggestioni create dai primi episodi. Ma i creatori hanno sin dall’inizio rassicurato gli spettatori, dichiarando di avere un piano preciso per Lost.
Ma la televisione è allergica ai piani precisi. Produrre una serie televisiva per sei anni è un’impresa complicata, anche quando si ha un buon budget, come quello garantito dalla ABC a Lindelof e soci. I membri del cast si sono dovuti trasferire alle Hawaii per mesi, e alcuni di loro non hanno retto alla lontananza da casa. Michelle Rodriguez si è messa nei guai con la legge, così come Adewale Akinnouoye-Agbaye, che ha deciso di abbandonare la serie. Gli sceneggiatori hanno dovuto inventare nuove soluzioni, introdurre nuovi attori all’ultimo momento. Se si costruisce una narrativa attorno a un gruppo di personaggi molto preciso, una manciata di defezioni possono rompere completamente l’equilibrio della storia. Così le stagioni successive hanno progressivamente aumentato le perplessità di gran parte degli spettatori. La storia si è fatta progressivamente più complessa e bizzarra, le domande sono aumentate invece di diminuire. Ma la speranza è sempre restata alta, grazie ad alcune puntate di alto livello: ogni volta che la serie sembrava sul punto di crollare, qualche intuizione geniale, o un momento emozionante, dava agli spettatori un motivo per continuare a guardare.
Arrivati alla sesta stagione, la serie ha preso una direzione ancora diversa, creando una realtà parallela che ha preoccupato molti fan. Il momento del finale è stato uno dei più attesi della storia della televisione, con un episodio di due ore ad alto contenuto spirituale. Per molti è stata una chiusa soddisfacente. Per almeno altrettanta gente, è stata una delle più grandi delusioni della storia della televisione, una risposta allo stesso tempo vaga e troppo semplice per una serie di risposte che per molti sembravano contenere infinite possibilità.
In ogni caso, l’impatto internazionale di Lost è stato importante soprattutto per il modo in cui ha coinvolto i suoi spettatori. I creatori della serie hanno sin dall’inizio immerso gli appassionati in un gioco che ha portato il mondo di Lost ben oltre il piccolo schermo, con testi, video e audio pubblicati su vari siti internet, libri e film come Cloverfield, in una narrativa durata sei anni che ha consolidato lo show come un argomento di conversazione sempre buono per dibattiti ricchi di ipotesi, teorie e discussioni ricche e intriganti. I creatori di Lost hanno capito come sposare televisione e rete come nessuno prima di loro. È stata la forza della serie, e anche la sua debolezza maggiore: la necessità di stare sempre un passo avanti rispetto all’attentissimo pubblico ha spinto gli scrittori a lavorare a storie sempre più contorte, a discapito della coerenza della narrativa, perdendo forza emotiva e credibilità. Alla fine, a furia di essere strapazzati dal gioco tra gatto e topo tra creatori e fan, ci si aspetta quasi di vedere i protagonisti ribellarsi e chiedere pietà, per poter finalmente andare oltre.
Il discorso è diverso in l’Italia, dove Lost ha avuto un impatto speciale. È arrivata nel momento in cui molti hanno preso l’abitudine di scaricare le serie TV direttamente dalla rete, così da non dover aspettare mesi prima di vedere i nuovi episodi, fino a costringere le televisioni nostrane, in particolare quelle via satellite, a trasmettere alcune serie quasi in contemporanea con le loro versioni originali. E ha beneficiato della possibilità offerta a tutti di riguardare le puntate più volte per cercare dettagli ed indizi, operazione fondamentale per chi si è davvero appassionato al mistero dell’isola.
Inoltre, nonostante le serie TV USA fossero “rinate” da qualche anno, molte erano troppo “adulte” o troppo “americane” per colpire davvero il nostro pubblico. Ma Lost tratta argomenti universali, e non è particolarmente danneggiata dal doppiaggio o dalla lettura dei sottotitoli. Un po’ come Twin Peaks venti anni prima, ha coinvolto grazie alla creazione di misteri impossibili da risolvere ma capaci di affascinare tutti. E i media generalisti in Italia, da Aldo Grasso in su, hanno avuto modo di scoprire la straordinaria vitalità delle serie anglofone, sdoganando la narrativa televisiva da Roba di Serie B a Roba da Prendere Sul Serio. E molti ne hanno beneficiato.
L’importanza di Lost è indiscutibile. Ma guardare la serie oggi significa non poter partecipare allo straordinario gioco collettivo che l’ha resa davvero speciale. E chi scrive è dell’opinione che il finale sia molto più che debole, è un insulto all’intelligenza degli spettatori, incapace di chiudere gran parte delle piste narrative aperte nelle stagioni precedenti, e soprattutto di dare una risoluzione efficace e interessante al racconto della vita di personaggi dal grande potenziale.
Da poco gli autori hanno ammesso di aver improvvisato la storia e di non aver avuto un piano preciso; e l’esempio del fallimento di questa grandiosa narrativa, comunque segnale di un’ambizione che va assolutamente lodata, sembra già che sarà utile ad opere future: George R.R. Martin, autore della serie Game of Thrones, da quest’anno trasportata in televisione con straordinari risultati da HBO, ha dichiarato di che farà di tutto per evitare di finire la sue epica “alla Lost“.
Se non avete visto Lost, guardarlo oggi può regalare alcune ore molto piacevoli. Ma c’è di meglio. Nelle prossime settimane vi proporremo alcune serie che sono ancora meglio di Lost. Abbiamo scelto le serie per il loro impatto nel medium e per la loro capacità di intrattenere ancora oggi (per questo non metteremo Star Trek o i Robinson, serie fondamentali ma datate). E abbiamo incluso solo serie concluse, per cui non vedrete inclusi i Simpson e South Park, o Breaking Bad. E indicheremo il modo migliore per godersi delle serie: quanto è importante vederle in lingua originale, e le versioni migliori dei DVD disponibili sulla rete. A presto, cominceremo subito con quella che potrebbe essere la migliore serie di tutti i tempi. Buffy L’ammazzavampiri.
No, sul serio.
Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.
Grazie!
Ma Cloverfield è ambientato nello stesso universo di Lost? Se sì, mica l’avevo capito.
C’è un riferimento all’aeroplano di Lost. E c’è anche un riferimento simile tra Lost e Alias; nulla di super specifico, ma a quelli di Bad Robot piace dare il senso di un loro universo coeso.
Tutti i lavori di Abrams sono collegati tra loro, fosse solo per la Slusho, azienda che produce bibite ed altro presente in Alias, Star Trek, Fringe e via discorrendo.
Sono ammiccamenti più che veri e propri legami universali.
Buffy. Sul serio?
Mi spiace del fatto che includerete solo le serie concluse: Doctor Who è assolutamente un gioiello (soprattutto la serie classica).
O ancora meglio di buffy (innegabilmente una serie da paura se hai dentro quella giusta demenza per interpretarla nel modo giusto) dallo stesso autore Joss Whedon: FIREFLY, ingiustamente e inspiegabilmente interrotta dopo la prima prima serie…. Cult
Diciamo che volevo ripetere la parola “giusto” molte volte nel messaggio precedente…… Sonno
Pulp Fiction, X-Files e Buffy (la versione originale in inglese) rappresentano le opere cinematografiche piu’ influenti degli ultimi 20 anni.
Twin Peaks e’ forse lo show televisivo che piu’ di tutti, ha elevato il genere telefilm all’altezza del genere cinema.
Ma non me la sento di mettere un’altra decina di telefilm, tra quelli citati, e Lost (nonostante io adori 24).
Per chi ne capisce un minimo di cinema (e per cinema non mi riferisco a Questin Tarantino) Lost dovrebbe rappresentare una pietra miliare. Ogni componente: dalle musiche alla fotografia, dalla regia alle recitazioni, dal montaggio alla sceneggiatura, sono sia tecnicamente che artisticamente di un livello cinematografico senza precedenti nella storia dei telefilm (nemmeno Twin Peaks nonostante sia stato realizzato da uno dei piu’ grandi cineasti americani ancora in vita, figuriamoci Buffy).
Per quanto riguarda il fatto che autori hanno ammesso di aver improvvisato la storia e di non aver avuto un piano preciso, ti assicuro che questa notizia ovunque tu l’abbia letta, e’ falsa. Seguo Damon Lindelof su Twitter da almeno quattro anni, e ti assicuro che ha sempre affermato il contrario… Stranger in a strange land e’ stato considerato (e appositamente creato) sia da Cuse che da Lindelof come quello che piu’ di tutti gli episodi delle prime 3 stagioni, ha dato vita agli eventi che ci hanno portato a quel finale. E’ anche stato considerato uno degli episodi peggiori dell’intera serie, anche se onestamente, devo ammettere che l’ho apprezzato e non poco (ritengo molto piu’ riempitivo l’episodio Further Instructions per esempio).
Concludendo, che il finale piaccia o meno, e’ soggettivo. Che il finale o altre parti del telefilm siano incomprensibili e/o lasciate senza risposta, e’ ridicolo. E tale affermazione riflette negativamente solo sullo spettatore! Conosco molta gente che si e’ ricreduta su Lost semplicemente dopo che gli si e’ stato spiegato, o solo dopo averlo visto una seconda volta (in inglese ovviamente!).
Ancora oggi c’e’ gente che prova a dare un “senso” o “risposte” al film di Kubrick 2001: Odissea nella spazio. Il fatto che tanta gente lo abbia criticato solo perche’ non ci e’ riuscita, lo rende un film inferiore o rende quella gente ignorante? Arte e’ arte, e il fatto che al livello cinematografico Lost sia quanto di meglio mai realizzato (in campo serie Tv) non ci piove.
Ti invito comunque a farmi qualche domanda sulle “piste narrative” che credi siano rimaste irrisolte (ti assicuro che a differenza del film di Kubrick, in Lost tutto ha avuto risposta), e a spiegarmi come Tu avresti realizzato un finale all’altezza dell’intelligenza degli spettatori, se solo ovviamente, ne avessi avuto l’opportunita’.
Grazie dell’ottimo commento; nello specifico però, Lindelof ha più volte detto che i piani della storia della serie sono cambiati più volte. Consiglio di dare un’occhiata a questa intervista, una delle mie preferite anche perché condotta da qualcuno con la mia stessa opinione dello show. Ho massimo rispetto per Lindelof, non si tira indietro al confronto diretto, ma allo stesso tempo non mi togo mai di dosso la sensazione che il suo uso del concetto di “ambiguità” sia troppo spesso una scusa. http://www.youtube.com/watch?v=B5chCMRsEVo&feature=player_embedded
E concordo assolutamente sulla qualità stilistica della serie, che è davvero ottima; ma senza una visione narrativa solida, credo che perda d’impatto (per questo considero Buffy quasi perfetta invece; nonostante stilisticamente sia più semplice – se non altro per questioni di budget – dal punto di vista narrativo è ancora oggi priva di grossi rivali.
Per il resto, son sicuro che dopo molte visioni della serie sia possibile trovare il senso a molte delle parti che considero ambigue, ma il fatto che sia necessario “scavare” per farlo non depone a favore della chiarezza narrativa della serie (e l’esempio di 2001 non mi sembra azzeccato, quello è un film straordinariamente chiaro una volta che si mettono a fuoco un paio di elementi simbolici; e in qual caso l’ambiguità ha senso, visto che parla letteralmente del senso della vita, e non vuole dare una risposta sola, ma gioca con icone che hanno un senso diverso da spettatore a spettatore).
Per concludere, la tua sfida rispetto alla riscrittura del finale è un po’ assurda: queste narrative si costruiscono con anni di lavoro, e ho massimo rispetto di quello che è stato fatto dal team di Lost, anche se credo abbiano fallito: scrivo di sceneggiature di mio, per cui so quanto sia difficile :)
Ma in questo caso le debolezze del finale sono conseguenza di una narrativa molto frammentata sia da tre stagioni prima: considero il finale un sintomo, non la causa dei problemi della serie.
Grazie a te per l’immediata risposta e per il clip di cui mi piacerebbe cominciare a parlare.
E’ evidente che l’intervistatore non ha capito una mazza del telefilm. Al punto che a me ha fatto sbellicare dalle risate, e a Lindelof ha fatto sorridere. Non ha capito nemmeno alla fine del telefilm quello che e’ davvero accaduto nella loro realta’! Vedere il povero Damon doversi spiegare anche su questo, e’ davvero il colmo… Il fatto che tutto quello che si sia visto in Lost, flash-sideways a parte, sia realmente accaduto per me e’ sempre stato ovvio. Non si ha bisogno di andare a “scavare” come dici, basterebbe porre attenzione per capirlo. Ma e’ ovvio che non tutti abbiamo lo stesso cervello, ed e’ chiaro che l’intervistatore non aveva capito nemmeno questi concetti base (il fatto che nei primissimi minuti provi a sfidar Lindelof, ma poi per il resto dell’intervista non fa che pendere dalle sue labbra, e’ impagabile)… Quello che Lindelof non fa altro che dire nell’intervista e’ che il finale e’ stato pianificato durante la terza stagione, ed e’ quello che ha sempre affermato da anni! E l’esempio di Lindelof riguardo a X-Files e I Soprano e’ aderente a quanto si parla nell’intervista.
Il riferimento a 2001 di Kubrick invece era (piu’ che altro) un chiaro esempio di quello che la gente non capisce. Come dici tu quel film e’ straordinariamente chiaro una volta che si mettono a fuoco un paio di elementi simbolici. Beh, lo affermo da anni, ma ci sara’ sempre qualcuno poco sveglio che preferira’ dar la colpa al film (o a Kubrick) piuttosto che alla propria intelligenza. Stesso discorso vale per Lost :)
Ovviamente tutti siamo bravi a criticare e a dire: “Questo l’avrei tolto, non funziona”. Quello a cui siamo un po’ meno bravi e’ a dire cosa avremo tolto e aggiunto! In che maniera avremo fatto meglio se fossimo stati noi a scriverlo. A questa ti assicuro che molti fanno passo indietro, altri tentano di girare attorno alla domanda (come hai fatto tu nel tuo commento precedente)…
Quindi ti rifaccio la domanda, e in quanto sceneggiatore parti avvantaggiato! :)
Il problema è che per moltissimi spettatori decisamente intelligenti (come anche l’intervistatore in quel video) la serie, ad un certo punto, è diventata troppo ingarbugliata per essere realmente chiara. Certo, la sua incomprensione è particolarmente “grave”, ma anche se si capisce la differenza tra quello che nella serie è “reale” e quello che è “visione”, gli elementi che possono confondere sono molti, come dimostrato dalla reazione di moltissimi spettatori. In quella intervista io vedo più che altro una (molto rispettabile) ammissione di Lindelof dei difetti della serie, del fatto che alcuni episodi fossero dei riempitivi, e che alcuni fossero odiati da loro stessi. Uno dei motivi per cui lo rispetto, nonostante quasi nulla di quello che abbia scritto mi abbia davvero convinto (il finale di World War Z funziona, però), è che non nasconde i suoi errori, anche perché ha molto di cui essere fiero nell’aver creato e mandato avanti la serie.
Detto questo, nel modo in cui ho strutturato questa retrospettiva ho dato priorità alla qualità narrativa delle serie; il fatto che Lost sia completamente compresa da una parte dei suoi spettatori che hanno seguito il tutto con particolare attenzione non è un grande risultato. Mi ricordo di aver letto, ai tempi, alcuni “spiegoni” che mettevano in fila la narrazione in maniera lineare, e la cosa che mi aveva colpito è che la serie non fosse in effetti così complicata. Per capire ci vuole tempo e pazienza, ma sono necessità che scaturiscono non da scelte narrative, ma da errori nella struttura della serie, che è più ingarbugliata di quello che racconta. Molte serie più complesse di Lost non hanno avuto nessun problema a farsi seguire da milioni di persone senza scatenare gli stessi grattamenti di capo. Tra gli elementi dietro ad una narrativa di qualità ci sono chiarezza, eleganza, pulizia; queste sono tutte caratteristiche che mancano alle ultime stagioni di Lost. Credo che oggi uno spettatore in cerca di una buona serie da guardare abbia scelte molto migliori di questa, in particolare nel rapporto tra qualità del prodotto e tempo che si spende a seguire la serie.
E parlando di tempo, il fatto che davvero stia chiedendo di proporre ad un’alternativa alla narrativa di una serie milionaria scritta da un gruppo di più o meno una dozzina di sceneggiatori (per non parlare di produttori vari) nel corso di sei anni mi sembra paradossale (e forse questa è l’intenzione, nel caso non è molto chiaro). Ma nel caso la proposta fosse reale posso senza dubbio accettare la sfida, ma esattamente come lo staff di Lost non penserei mai di farlo gratis: un paio di migliaia di Euro possono essere un buon punto di partenza per avere un mese libero per scrivere una sinossi.
Pensa ai miliardi di accessi a Players e corrispettivi nababbici introiti pubblicitari, Emilio! Fallo gratis, affinché la redazione possa permettersi quei meritati due-tre mesi di vacanza nel sultanato del Brunei :D
Emilio, ho dovuto rileggere il tuo articolo principale perche’ a un certo punto ho pensato che si andasse sempre piu’ a divagare.
La parte che mi ha spinto inizialmente a scriverti, e’ stata (e mi permetto di copiarla semplicemente per evitare di trascriverti erroneamente):
“E chi scrive è dell’opinione che il finale sia molto più che debole, è un insulto all’intelligenza degli spettatori, incapace di chiudere gran parte delle piste narrative aperte nelle stagioni precedenti, e soprattutto di dare una risoluzione efficace e interessante al racconto della vita di personaggi dal grande potenziale”
E su questo ho costruito un commento che riassunto in poche parole mirava ad affermare: “Se il finale piace o non piace e’ soggettivo. Ma che il finale non riesce a risolvere piste aperte precedentemente o che non abbia senso, e’ falso”
Ora, il fatto che io Lost lo abbia scoperto decisamente tardi, e che quindi lo abbia visto tutto nel giro di pochi mesi, magari mi ha aiutato a non perdere il filo del discorso. Ma ti assicuro che rimasi sorpreso quando cominciai a scoprire che per molta gente era di difficile comprensione (prima di The End non ero mai andato a spulciare online per terrore di spoilers!). Due anni fa ho comprato il cofanetto e me lo sono guardato tutto nel giro di 3/4 settimane in versione originale e devo ammettere di averlo amato piu’ di prima, e di aver notato un paio di cose nelle primissime 3 stagioni che incastrano perfettamente col finale (un po’ come quando guardi Pulp Fiction per la seconda volta e ti accorgi che all’inizio del film Travolta cerca di provocare Willis con gli stessi indumenti “da cazzone” che indossera’ nel finale)!
Detto questo, ritengo oppurtuno ripetermi per chiunque possa inciampare in questo commento, che il finale di Lost e’ la realta’ che vediamo sull’isola e non quella dei Sideways, che sono da ritenere piu’ che altro un riempimento a una stagione che altrimenti, sarebbe stata almeno di 6 episodi piu’ corta… Credo comunque che gli episodi riempitivi di Lost siano pochi (24 e’ un telefilm che adoro ma ha almeno una o due stagioni di troppo) e di qualita’ (ci sono episodi riempitivi in Buffy per esempio, sparsi tra le prime 4 stagioni, che DAVVERO sono un insulto all’intelligenza). Expose per esempio lo ritengo un gioco di alta classe (sempre al livello tecnico/artistico).
Personalmente ritengo quello di Lost uno dei finali piu’ riusciti (assieme a quello di Angel che secondo me e’ stato ripreso ne I Soprano), e non smettero’ mai di ringraziare Lindelof per aver messo Evangeline Lilly in quel vestito :)
PS: Qui in America mancano 2 o 3 puntate di Dexter e quello si’ che e’ un telefilm che mi sta facendo inca–are, non credo che un ottimo finale possa salvarlo (dopo tutti questi anni, spero proprio di sbagliarmi). Piuttosto un telefilm come True Blood, che ai tempi cominciai a guardare per noia, quest’anno sembra essere tornato a puntare su alcuni temi (metaforicamente) politico-sociali che caratterizzavano le primissime puntate della serie e che in alcuni stati degli Stati Uniti sono ancora tabu’.
Per concludere: ovviamente sapevo che entrando e commentando in questo blog, avrei avuto vita difficile (“Quindici serie meglio di Lost” non sembra proprio un titolo aperto al dialogo), ti ringrazio quindi per la cordialita’ e la puntualita’ delle tue risposte.
Grazie a te per le dettagliate osservazioni, fa davvero piacere leggere commenti così approfonditi; sottolineo comunque che in quel passaggio che citi non intendo dire che il finale “non abbia senso”, quello sarebbe un giudizio assai ingeneroso. Ma continuo a credere che molte delle parti della narrazioni non siano state concluse in maniera soddisfacente: nel mio caso questo ha portato ad una delusione particolarmente cocente, e so che è una sensazione condivisa da tanti, ma fa piacere leggere che per altri questo non sia accaduto (e so che non sei per niente solo).
Uno dei motivi per cui rispetto assai la serie è di aver scelto un approccio “go for broke” nella narrativa: a differenza di serie come Buffy o X-Files (ma anche Dexter, per dire), dove una lunga narrativa è spezzata in diversi archi, a volte della durata di un episodio, altre di una stagione, per cui una puntata debole ha un impatto relativamente irrilevante sull’impatto della serie, in Lost tutto è parte di una storia unica; per me il problema maggiore è stato che la promessa di questa storia, la straordinaria prima stagione, non è mai stata soddisfatta dal finale. Le altre serie che citi non hanno avuto questo problema allo stesso modo: concordo assolutamente riguardo al finale di Angel, che ho apprezzato assai nonostante l’ultima stagione abbia dei momenti deboli; e 24 sopravvive anche se si salta in blocco la terribile sesta stagione (anzi, meglio farlo).
L’ambizione di Lost è stata, per quanto mi riguarda, il suo pregio e difetto maggiore: se funziona completamente è un’esperienza straordinaria, non non funziona fa un enorme tonfo. Si ama o si odia, nella maggior parte dei casi (nel mio la si rispetta assai, ma senza passione).
Saluti!
Buffy meglio di Lost che precipita in sedicesima posizione? Davvero questa non si può commentare…