C’è un’entità malvagia, una maledizione, che tormenta e uccide le persone, assumendo forme e identità sempre diverse. Nessuno sa da dove arrivi o perchè lo faccia, l’unico modo che una vittima ha per liberarsi da quest’incubo, è trasmetterlo ad un’altra attraverso un rapporto sessuale. Jay, giovane e bella ragazza che sogna di poter vivere una vita migliore di quella, noiosa e senza prospettive che trascorre pigra assieme ai suoi fidatissimi amici nei sobborghi di Detroit, la “riceve” dal proprio fidanzato dopo una notte d’amore…
Se chi ben comincia è a metà dell’opera, It Follows è una scommessa vinta già dopo pochi minuti, grazie ad uno degli incipit più folgoranti e memorabili degli ultimi anni. Fortunatamente la seconda fatica di David Robert Mitchell si mantiene su livelli eccelsi per (quasi) tutta la sua durata e può quindi considerarsi a buon diritto uno degli migliori horror del nuovo millennio. It Follows brilla come una pietra preziosa, nella torbida palude degli horror a basso budget (e anche ad alto…) e, a posteriori, non si fa fatica a comprendere come abbia potuto occupare un posto tra i film in concorso al Festival di Cannes 2014.
David Robert Mitchell, che la provincia americana la conosce benissimo, essendo nativo del Mitchigan, la racconta senza sovrastrutture o concessioni alla nostalgia: gli anni del benessere e dell’edonismo, quelli dei prati perfettamente curati e dei giovani dalle mille prospettive sono passati da un pezzo: oggi restano solo catapecchie in disarmo, piscine vuote e teenager che “si badano” a vicenda, non avendo un futuro particolarmente brillante cui aspirare e soffrendo per un presente in cui le famiglie, i genitori e le istituzioni non esistono. L’adolescenza, età di cambiamenti profondi e spesso irreversibili, diventa il background perfetto per un’opera cinica e allegorica, in cui il sesso da piacere liberatorio diventa (letteralmente) una condanna a morte.
Chi ha amato la produzione horrorifica degli anni ’70 e 80′ troverà molte citazioni e rimandi a quel tipo di cinema (ma anche a pellicole più recenti, come Let the Right One In) . Pochi effetti visivi, alta tensione, attese snervanti, rese ancora più drammatiche dalla certezza che “qualcosa” succederà: c’è tanto Cronenberg, King, Lynch e Carpenter, ma non mancano le idee nuove, i guizzi, le trovate ingegnose. Al centro, sempre, lo storytelling e la capacità di raccontare la paranoia (più che la morte) ed i tormenti di una untrice per caso.
Stilisticamente, e questa è forse la novità più rilevante, siamo a livelli di assoluta eccellenza. Meravigliosamente fotografato da Michael Gioulakis, che conferisce al film un’estetica unica e riconoscibile e magnificamente musicato da Rich Vreeland (ricordate l’indiegame FEZ?), la cui partitura richiama quelle elettroniche del miglior Carpenter, It Follows svetta nettamente tra decine di pellicole girate da mani tremebonde con telefonini e camere a mano “perchè così è più realistico”.
Piace il cast, sensibilmente più talentuoso della media dei teen-horror odierni e decisamente più plausibile . Tra tutti spicca la bella e sensibile Maika Monroe (vista in Labor Day, sarà protagonista del sequel di Indepedence Day l’anno prossimo) ma tutto il gruppo, che ricorda per dialoghi e situazioni in cui si trova una versione “alterata” dei Goonies, convince appieno.
Osannato, per una volta a ragione, dalla quasi totalità della critica a stelle e strisce, It Follows rappresenta una boccata d’aria fresca nell’asfittico parnorama degli horror contemporanei: ossequioso dei canoni del genere, sa camminare anche con le proprie gambe, spaventa e fa riflettere. Cosa chiedere di più?
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