A parlar male di Jack Reacher: punto di non ritorno si fa un po’ torto all’action movie di impostazione classica, tuttavia è difficile dire che questo sequel dedicato al personaggio letterario di Lee Child che, spesso, buca le pagine dei romanzi di cui è protagonista, sia un film degno di nota. Se la sceneggiatura del primo film aveva in serbo qualche asso nella manica e qualche colpo di scena che lo aveva reso interessante al botteghino, in questo secondo episodio le situazioni sono scontate ed in gran parte già viste e sembrano uscire in maniera imbarazzante dai film d’azione anni ’90 che le tv private ci propinano incessantemente in seconda serata.
Sulla trama c’è poco da spoilerare: dopo il suo tormentato e turbolento passato Jack Reacher, super poliziotto militare di ritorno in Virginia, si illude di trascorrere una vita tranquilla e serena. Le cose ben presto però precipitano, prima con la scomparsa del maggiore Susan Turner e poi con un prevedibile mandato di cattura a suo carico per un omicidio insoluto.
Tutto ciò, insieme a rivelazioni impreviste sulla sua vita privata, mette Reacher in condizione di dover ancora una volta a fuggire e combattere per salvare la propria vita e quella di altri innocenti.
Se Tom Cruise riuscisse per una volta a scrollarsi di dosso lo stereotipo dell’Ethan Hawke di Mission Impossible, già aumenterebbero i motivi d’interesse, ma anche stavolta si ricade nel consueto vizietto e un po’ si ha la sensazione che neppure Cruise si prenda più sul serio in questi ruoli per i quali comincia ad essere un po’ agé.
Molto più importante, all’ex Top Gun manca la profondità e l’oscurità necessaria per rendere enigmatico e al contempo carismatico il personaggio di Reacher – una sorta di rivisitazione del pistolero solitario dei migliori western metropolitani. A ciò si aggiunge quella sensazione di low-budget che trasuda da alcune scene in quella che viene invece spacciata sul mercato internazionale come una super-produzione.
La tentazione potrebbe essere anche quella di incolpare il regista per aver reso meno coinvolgente questo sequel, ma a Christopher McQuarrie, che ha scritto e diretto il primo film di Reacher, è subentrato Edward Zwick, che ha dato buone prove di regia in passato, come ad esempio con L’ultimo samurai con Cruise e Blood Diamond con Leonardo DiCaprio.
Non sarà che proprio il personaggio di Reacher stia diventando man mano sempre meno interessante e stereotipato? Lee Child dopo tutto ha sfornato un romanzo all’anno da quando ha cominciato a pubblicare nel 1997 e di acqua sotto i ponti ne è davvero passata tanta…
Comunque, a farla breve, se cercate azione e divertimento senza pretese, una visione gliela potete anche concedere…altrimenti aspettate il prossimo Mission Impossible che, si spera, sarà più spettacolare.
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