Dal momento che l’editoriale a proposito dei film per adolescenti ha generato interesse e buone riflessioni, abbiamo deciso di estendere e approfondire il discorso cercando di trarre qualche conclusione che sollevi, in maniera causale ed esplicativa, osservazioni sul cinema contemporaneo.

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Come sostenuto nel precedente articolo, il fenomeno del brat pack non solo ha dato origine, nella rappresentazione cinematografica, a un nuovo punto di vista – sentimentale, ideologico e artistico – attraverso il quale osservare il mondo degli adolescenti, ma ha istituito una formula capace di assegnargli una dignità espressiva. Utilizzando il termine “dignità espressiva” intendo sostenere l’idea che se nei film del passato l’adolescente aveva una funzione puramente transitoria e nel passaggio all’emancipazione si scrollava, azione dopo azione, del peso futile dell’immaturità per divenire adulto, con il brat pack egli si riappropria della sua età, della sua epoca e dei suoi ideali, fondando un nuovo modello espressivo dominante: l’adolescente protagonista.

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In questo modo si è venuta a perdere quella tensione alla crescita e alla maturità che aveva caratterizzato tanti personaggi adolescenziali apparsi in film più datati. Nei film del brat pack non solo si avverte l’esigenza di esserci, qui e ora, ma l’estrema importanza di questa fase come momento espressivo più che formativo. Tutto pare riacquistare un senso che sembrava perduto o trascurato: l’aspetto, l’atteggiamento, i desideri e i gusti legati al presente (musica, cinema, giochi, compagnie). Il mondo degli adulti non solo appare diverso, ma anche (in qualche modo) punito e bandito. Gli adolescenti sono i protagonisti indiscussi in un mondo in cui contano solo le priorità adolescenziali che, come sostenuto, riacquistano una loro precisa dignità. E questa è la ragione per cui ogni aspetto trattato all’interno dei film brat pack, dal cambio di look al compagno di merende, possiede un’importanza esasperata e vitale.

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Il futuro perde la sua rilevanza e credibilità, sostituito da un eterno, e spassosissimo, presente (si pensi, in quest’ottica, alle peripezie temporali di Ritorno al futuro, ma anche all’importanza che riveste una caccia al tesoro per la salvezza di un’intera comunità di adulti frustrati in Goonies).
Se la rappresentazione dell’universo adolescenziale ha subito una sintomatica ed evidente trasformazione con l’avvento degli Eighties, si può dire che, allo stato attuale, le cose appaiono ancor più complicate. Come abbiamo detto, infatti, l’anticipazione e la dilatazione della fase adolescenziale hanno causato, rispetto alla rappresentazione cinematografica degli adolescenti, alcune rimodulazioni significative. Se le prime trasformazioni psichiche sono state assorbite dalla produzione animata, rendendola più smaliziata ed esplicita, quelle legate al corpo hanno trovato nel cinema di genere un loro peculiare e intensivo sfruttamento.

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Il cinema di genere più attuale, infatti, non solo ha fatto del corpo adolescenziale un corpo dalle sbalorditive capacità preservative e rigenerative, ma anche un’arma potentissima. Se negli anni Ottanta il corpo si prestava all’esibizione più spensierata dell’adolescenza, oggi esso è divenuto il simbolo della forza e dell’influenza. Il futuro torna a fare capolino nei film adolescenziali, ma non in quanto futuro cui ambire e sperare, ma un futuro nuovo e tutto da costruire (sulle macerie del passato). Si assiste, dunque, a un’evoluzione dell’adolescente che oggi altro non è che un adulto 2.0 in un corpo giovane, forte e bello.

E gli adulti? Si chiederà qualcuno… Gli adulti hanno subito, nella rappresentazione cinematografica attuale, una sorta di downgrade. Chiariamoci, questa nuova rappresentazione ha una ragione culturale che non va letta per forza in maniera negativa o sconfortante, ma rivela senza dubbio una fragilità che, in passato, si è percepita di rado. Pare, infatti, che il nuovo mito dell’adolescenza abbia influito in modo importante sulla ricezione e l’approccio all’esistenza da parte degli adulti, tanto da svelarne un risvolto cultuale. La pietra angolare di ogni generazione pare essere diventata l’adolescenza, ed in base a quella sembrano essersi stipulati nuovi patti con il passato e il futuro. Accanto alla produzione denominata young adult, potremmo infatti distinguere una produzione – chiamiamola – old teen.

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Si tratta di una produzione parallela dedicata alla post-adolescenza, quella fase di stallo successiva all’adolescenza in cui ci si prende del tempo per godersi gli ultimi sprazzi di giovinezza. Come nei film del brat pack – e diversamente dall’attuale cinema di genere dedicato agli adolescenti – qui si tende a sottrarre tempo alla narrazione classica per definire nuove priorità. La mera esposizione e le gag occupano gran parte del tempo cinematografico, riducendo al minimo un vero e proprio sviluppo narrativo. In questo senso il cinema post-adolescenziale agisce in modo continuativo rispetto ai teen movie attuali, perchè ugualmente tenta di sminuire le certezze legate al futuro, ma allo stesso tempo si oppone all’evoluzione offrendo uno sguardo rivolto all’indietro piuttosto che all’avanti.

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Ciò che si manifesta, in questi film affollati da tardo adolescenti, è una nuova mesta comicità che ha a che vedere sia con la perdita dell’innocenza (già trattata anche in passato), sia con un nuovo (e insolito) recupero dell’innocenza. Sembra quasi che ai giovani precocemente cresciuti dei teen movie, si opponga e si venga a sostituire una generazione over 30 alla ricerca di un’adolescenza perduta troppo in fretta e recuperata per fare un nuovo punto della situazione, magari con una punta di nostalgia, un po’ di sana autoironia, ma anche e soprattutto grande coraggio. E’ proprio questo a rendere i film “demenziali” attuali, in cui personaggi non proprio giovani tornano a occuparsi di problematiche da ragazzini, incredibilmente spassosi e, al tempo stesso, malinconici ed emozionanti.

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I film del team Apatow, in quest’ottica, si rivelano non solo ottimi prodotti di intrattenimento, ma anche straordinari strumenti di riflessione e comprensione. Questi film, spesso bistrattati per ragioni futili, sono prodotti che andrebbero attentamente osservati e valutati per meglio afferrare realtà che oggi facciamo fatica ad ammettere e accettare, e cioè che siamo una generazione senza futuro, ma dotata di una coscienza di grado zero votata alla produzione di stimoli, abilità e ideali nuovi di zecca, con cui realizzare circostanze eccitanti e imprevedibili che, forse, vale la pena di vivere.



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