La cultura di un popolo è il sapere che viene custodito e quindi trasmesso alle nuove generazioni di una collettività. La cultura ha bisogno di messaggi, storie e di linguaggi per tramandarle. Quello della musica è sicuramente uno dei più efficaci.

La storia di Day to Day parla di migrazioni: una è quella dei Sidi, mercanti, schiavi, marinai, mercenari, che dall’Africa si spostarono nel subcontinente indiano assimilando lungo la rotta una scia di tradizioni eterogenee improvvisazioni vocali e nuove scale musicali.

L’altra è quella dell’autore, Sarathy Korwar, batterista/percussionista compositore, nato in America, cresciuto in India, formatosi nella scena jazz londinese, dove sviluppa e affina la passione di adattare le composizioni per tabla alla tipica batteria occidentale. Un viaggio tra i villaggi rurali del Gujarat è l’occasione per ricercare le tracce dell’eredità culturale dei Sidi, e campionare ciò che andrà a formare l’ossatura ritmica dell’album: incastri poliritmici propri della musica africana, percussioni all’unisono di tradizione indiana e improvvisazioni raga.

La formula trova compimento in un intreccio di riti spirituali e mondani, epifanie di un battito d’ali e rituali liturgici collettivi, dove il jazz forma il collante transculturale perfetto. Il risultato somiglia molto all’immagine di copertina: uno straccio come tanti cuciti in fabbrica dalle donne Sidi, giorno dopo giorno; un cencio fatto di brandelli tutti diversi tra loro che messi insieme formano un quadro unico, coloratissimo e astratto.

Il punto più alto è rappresentato da Indefinite leave to remain, una composizione meditativa, fluida ma allo stesso tempo strutturata, in bilico tra la rigidità di uno schema cerimoniale e l’atto catartico di abbandonarsi completamente al ritmo. Sarathy dice: “For the Siddi, it’s about the act of performing rather than what actually gets played. What’s lacking in a lot of contemporary music is complete surrender. While they’re playing, they’re consumed. All performers should be looking for that, in one way or another.”

Strumenti e linee vocali che partono per i fatti loro, come gocce d’acqua che cadono da altezze diverse in una caverna, ma poi si ritrovano e si fondono in un’armonia sinergica come in un pattern minimalista, dove però la rigidità della scrittura ripetitiva lascia spazio alla completa improvvisazione in cui l’individualità di ogni elemento trova risalto nell’interazione con gli altri.

Day to Day è frutto della collaborazione tra Ninja Tune e la Steve Reid Foundation, struttura nata per supportare musicisti emergenti (e/o in difficoltà), tra i cui membri figurano i nomi Four Tet, Floating Points, Gilles Peterson e Koreless.



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