Tra le numerose forme che il fumetto può assumere, al fianco di quella più riflessiva e intimista c’è anche quella più spettacolare, come fosse un film senza limiti di budget: tra la griglia delle vignette sulla pagina, si può fare senza costi aggiuntivi tutto ciò che su pellicola richiederebbe esborsi astronomici. Una definizione che si adatta alla perfezione a Ghost Fleet – Il Convoglio Fantasma di Donny Cates e Daniel Warren Johnson, ma che allo stesso tempo suona beffarda considerando che la prima edizione della serie per Dark Horse Comics è stata ridotta da 12 a 8 numeri in corso d’opera, e che la sua conclusione è stata pubblicata solo in digitale, a causa di un budget ridotto dalle vendite sotto le aspettative.

Una simile eventualità, oggi, apparebbe  quantomeno improbabile. Donny Cates è l’astro nascente del fumetto statunitense, la next big thing a cui la Marvel ha affidato prima Thanos, in piena febbre da Infinity Wars, e poi Venom, rilanciando la nemesi di Spider-Man e l’intero universo narrativo dei simbionti. Ma nel 2015, anno in cui Ghost Fleet viene pubblicato in USA, Cates sta ancora muovendo i primi passi nell’industria. Alle spalle ha solo una storia breve pubblicata per Dark Horse e una serie, Buzzkill, per la stessa casa editrice che gli dà il via libera a quel punto per altre due miniserie: Ghost Fleet, appunto, e The Paybacks.

La carriera di Daniel Warren Johnson all’epoca era ancora più breve, potendo annoverare solo un webcomic, quello Space Mullet per altro ancora in corso. Poi una mail gli cambia la vita: scrive a Cates per congratularsi di Buzzkill, Donny guarda il suo sito linkato in coda alla lettera e tra i due nasce un rapporto di collaborazione che li porta a lanciare camion a folle velocità sulle strade di mezzo continente, farli esplodere e poi ripiovere dal cielo.

Le intenzioni della coppia sono chiare fin da subito. Nelle prime venti pagine il convoglio fantasma del titolo finisce vittima di un’imboscata. Nel giro di qualche vignetta compaiono lanciarazzi, enormi fucili da cecchino, corpi umani esplodono in poltiglia travolti da un enorme autoarticolato, un colpo di scena divide la coppia di protagonisti e l’azione spazia dalla Guerra di Indipendenza a un futuro distopico su cui troneggia l’effige di uno dei protagonisti trasfigurato in un emulo di Jena Pliskin.

C’è già tutto: il mito degli anni ’80 che Cates vuole celebrare al volume più alto possibile, al punto da dedicare l’opera a Kurt Russell, con un’aggiunta  di leggenda metropolitana, quella dei convogli fantasma che attraverserebbero il Texas nascondendo qualcosa di non ben definito, ma di sicuro legato a un qualche complotto, almeno secondo i locali. E allora che anche il complotto sia bello grosso, deve aver pensato Cates, infilando in questo action su carta che non si fa mancare nulla anche una mega organizzazione segreta in odore di esoterismo.

La serie corre fin da subito a velocità folle, trascinandosi dietro un cast di personaggi basato senza troppi giri di parole sulle figure iconiche dell’eroismo da grande schermo, da cui eroi e villain di Cates riprendono anche un linguaggio asciutto, fatto di battute secche che chiudono scambi serrati, di quelle che ci si aspetta sempre anticipino un’esplosione sullo sfondo.

Proprio come nel cinema a cui si ispira, in Ghost Fleet però non manca mai una nota velata di umorismo che si esprime sia attraverso i dialoghi ironici imbastiti da Cates sia attraverso le gag che scorrono sullo sfondo o le strambe espressioni che escono dalle matite di Daniel Warren Johnson. L’ultimo ingrediente è la musica, rigorosamente rock, ovvio.

Il resto lo fanno la spettacolarità e la foga dei due autori, entrambe alimentate dalla giovane età e dal talento ancora acerbo. Forse proprio perchè a metà progetto le scarse vendite hanno spinto Dark Horse a tagliare la serie, le pagine e perfino le singole vignette sono estremamente dense di contenuti. Ma non è solo questo. Si percepisce lo strappo da metà in poi, quando la conclusione viene condensata negli ultimi due albi, riscritti e parzialmente ridisegnati, certo. Ma quella fame di far vedere tutto ciò di cui si è capace è già bella potente anche prima.

Ecco dunque che da subito Cates e Johnson mettono in scena tutto ciò di cui sono capaci,  senza porsi limitazioni, come se un executive di Hollywood avesse dato loro carta bianca e Carta Oro per realizzare l’action più costoso ed esagerato di sempre. E anche se non è la loro prima occasione, entrambi sanno che potrebbe essere l’ultima e decidono di giocarsela alla grande

Per quanto, insomma, Ghost Fleet porti addosso almeno qualche segno della ridotta esperienza dei suoi autori, evidente soprattutto nell’evoluzione a vista d’occhio delle linee e delle inquadrature di Daniel Warren Johnson, rimane un fumetto che si divora e che soddisfa, soprattutto se si è disposti a barattare la maggiore precisione formale delle produzioni successive con la voglia di spaccare tutto  e l’esuberanza incontenibile di chi non si pone limiti che traspaiono in ogni vignetta ed esplodono in un finale che va oltre ogni previsione.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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