Negli ultimi anni ci è diventato sempre più evidente quanto la nostra visione culturale sia stata per lungo tempo ristretta e focalizzata su un certo tipo di produzione, per lo più occidentale. Una serie di circostanze, tra cui una velocità di trasmissione e diffusione delle informazioni senza precedenti, di recente hanno contribuito ad ampliare il nostro sguardo verso territori in precedenza lontani, tanto territorialmente, quanto culturalmente. Penso, ad esempio, al recente premio Nobel per la letteratura, Abdulrazak Gurnah, al vincitore del Booker Prize, Damon Galgut, o andando un poco indietro nel tempo, alle numerose statuette assegnato al coreano Parasite. 

Questa recente scoperta (e riscoperta) della narrativa non-occidentale ha coinvolto anche la Cina, fuori dai nostri radar culturali per motivi comunque riconducibili alla sfera geopolitica, fatte salve plateali eccezioni (come Mo Yan). Negli ultimi anni, invece, per il lettore italiano ci sono state diverse occasioni per incontrare la letteratura cinese, anche di genere. Oltre all’ormai celebre Il problema dei tre corpi di Liu Cixin e Marea Tossica di Chen Quifan (entrambi pubblicati da Mondadori, quest’ultimo in arrivo anche per Urania), diversi editori si stanno occupando di portare nelle nostre librerie titoli provenienti dalla Cina. Restando nell’ambito sci-fi merita una citazione Future Fiction, che ha pubblicato diverse antologie, mentre sul fronte del fumetto sono state negli ultimi tempi Canicola e Bao a guardare verso la Cina (quest’ultima con un’intera collana).

Gli splendidi reietti di Haimen…

Un ruolo in questo percorso va di sicuro riconosciuto anche alla torinese Add Edizioni, che dopo aver pubblicato due capisaldi come Li Kunwu e Sean Chuang ha portato in Italia Splendidi Reietti, opera nella selezione ufficiale di Angoulême 2021 firmata da Seven, fumettista cinese di cui si conosco pochissimi dettagli: l’origine, nello Zhejiang, zona orientale della Cina, il trasferimento a Hong Kong da dove scrive sotto pseudonimo per sfuggire al controllo della censura cinese, e il talento cristallino che traspare subito dalle primissime pagine che raccontano vite diversissime dalle nostre, eppure così simili, a seconda della prospettiva attraverso cui le si filtra. 

La lettura di Splendidi reietti catapulta verso posti lontanissimi, e altri vicinissimi. C’è Haimen, la città universitaria di Kim Jong-Unto che per architettura è quanto di più lontano ci sia da noi, con i neon, le piastrelline quadrate, i palazzi affastellati gli uni sugli altri e collegati da tranci di fili elettrici che scorrono selvaggi sulle facciate. Dentro le strette camere, però, velleità artistiche (le stesse cantate da I cani qualche anno fa per descrivere Roma e la sua provincia) alimentano vite ancora – giustamente – prive di traiettorie, in cui il sesso è solo un’altra delle sostanze che aiutano a facilitare le relazioni quando sia ha troppa paura di mettersi in gioco. 

…e quelli del resto del mondo

Se la città che scorre sullo sfondo di un motorino che sfreccia ha un sapore esotico, il mix di leggerezza e noncuranza attraverso cui Seven riesce a far trasparire il disagio verso la propria sessualità vissuto dai suoi personaggi che travalicano l’eteronormatività risuona della stessa delicatezza della nostra Fumettibrutti. Il disagio esistenziale di chi cerca di capire quale sia il proprio posto nel mondo, realizzando che forse quel posto non ce lo vuole avere, con una tensione verso l’arte, ma disinteressato al lavoro, imperturbabile all’idea di passare settimane in una stanza tra mozziconi, resti di cibo e senza docce non è poi così dissimile da quello di Giangioff e il suo Il futuro nei denti. E chi venga subito in mente quando Kim trasfigura eventi e personaggi della sua vita attraverso la cultura pop non credo ci sia bisogno di dirlo. 

C’è una moltitudine di esperienze che riescono ad avvicinare il lettore ai personaggi di Seven, e non sono solo emozioni e stati d’animo che travalicano le distanze culturali e geografiche, ma anche il linguaggio, lo strumento che Seven usa per raccontarle e di cui dimostra di avere un’eccellente padronanza. Seven gestisce i diversi piani temporali del racconto con una sicurezza invidiabile, ma è la resa grafica a rappresentare senza dubbio il picco qualitativo del volume.

Il tratto di Seven è di quelli che si finisce per riconoscere al primo sguardo, con le sue figure umane in bilico tra il super deformed e il realismo, un equilibrio raggiunto attraverso l’assenza di punti fermi. Espressioni realistiche si alternano a bocche spalancate da manga, o meglio manwa, fisicità credibili terminano in mani o gambe finissime, a seconda della necessità. L’unicità di Seven però è raggiunta attraverso una magistrale gestione del colore digitale: ogni vignetta in qualunque frangente può essere scambiata per un fermo immagine strappato a un anime sia per la precisione nell’uso dell’illuminazione che per le suggestioni evocate dalla palette cromatica. 

Menzione finale, visto che il tema è quello dell’efficacia e dell’universalità del linguaggio, va riservato a Martina Caschera, traduttrice e adattatrice dell’opera, che al suo lavoro sugli ideogrammi originali di Seven ha dedicato alcune pagine di approfondimento in coda al volume, molto interessanti nel chiarire il metodo e l’approccio scelto. 

Più che in altre zone del panorama culturale, anche forse per merito della facilità di accesso, il fumetto sta facendo emergere diverse nuove e interessanti voci tra le nuovissime generazioni: dopo aver letto Splendidi reietti si può affermare, senza alcun timore, che Seven sia di certo tra queste. 

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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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