Texas, 1988. Odessa è una cittadina polverosa che fa i conti con una drammatica recessione dovuta alla crisi petrolifera che l’ha ridotta a una distesa di attività con le serrande abbassate. Ci troviamo in un cimitero dell’economia le cui lapidi sono costituite da una fila ininterrotta di cartelli “in vendita”, e da trivelle ferme per un tempo che pare immemorabile. La criminalità fa numeri drammaticamente superiori alla media nazionale, mentre la segregazione razziale è ancora viva e radicata nel tessuto sociopolitico cittadino. In questo contesto, ogni venerdì sera, ventimila persone si affastellano sugli spalti di un campo da football unite da una passione che da sola funziona da motore sociale, collante e sostentamento morale ed economico per l’intera comunità.

Quando si accendono le luci non è solo il campo a essere illuminato, ma la vita e la coscienza di ogni singolo spettatore. I giocatori non sono semplici atleti: rappresentano il riscatto, la speranza, il motivo per il quale gli odessani sono motivati ad attraversare l’intera settimana per approdare a quel rito collettivo magico e totalizzante. Tutto gira intorno al football e tutto è attesa del venerdì sera, perfino la fede ne è un riflesso. Dio esiste e ama il football, i ragazzi sono i sacerdoti di questa religione, e quando il rito stagionale si conclude ne diventano le vittime sacrificali.

H.G. Buzz Bissinger nel 1988 si trasferisce con moglie e figli a Odessa, casa dei Permian Panthers, la squadra di football del liceo che quell’anno più che mai punta a vincere il campionato dello Stato. L’autore frequenta lo spogliatoio, viaggia con la squadra, assiste a ogni partita, parla continuamente con il coach, con i ragazzi, con gli abitanti, e crea con la comunità quel tipo di legame che ti porti dietro ovunque tu vada in seguito. Ma Friday Night Lights non è solo il resoconto di quell’esperienza, è anche un reportage sull’America, un’inchiesta politica, un memoir, il diario di viaggio che ti aspetteresti da un esploratore partito per mappare una regione sconosciuta, ma durante il cammino l’avventuriero si innamora di quello che trova e impara a capire ciò che ha di fronte, seppure senza condividere.

In tutte le classifiche dei migliori libri sportivi mai scritti troverete sempre Friday Night Lights, ma questo dato non deve trarre in inganno: Friday Night Lights dovrebbe comparire stabilmente anche nel novero dei grandi romanzi americani, perché di questo si tratta. Bissinger, raccontando come ogni venerdì sera va in scena la grande cerimonia religiosa del football liceale, ha colto l’essenza dell’America restituendo un’immagine vivida e palpitante di una comunità, delle sue radici, e di quel set di convinzioni che loro chiamano valori.

friday night lights

Siamo a Odessa, dunque, ma potremmo essere in una qualsiasi altra cittadina americana. È il 1988, ma potrebbe essere oggi. C’è in ballo l’elezione di George Bush, ma potrebbe essere l’elezione di Bush Jr, o quella di Trump.

Bush è un ricco privilegiato formatosi nelle costosissime università dell’Ivy League, ma è riuscito a raccontarsi come uno che potresti incontrare alla stazione di benzina a rifornire il pick-up, o con il vestito buono e il cappello in mano alla funzione domenicale. Scrive Bissinger “Apprezzavano George Bush per lo stesso motivo per cui apprezzavano Regan: non per via dell’America che aveva creato per loro, ma per via dell’America che aveva immaginato con tanta convinzione.” I Regan, i Bush e i Trump sono essenzialmente venditori di successo che hanno piazzato nelle case di tutti gli elettori il prodotto più remunerativo in assoluto: il sogno americano. E il football ha un ruolo incontestabile in tutto questo. Ecco cosa scrisse Bush, all’indomani di una partita e molto prima di candidarsi:

[…]ci avevamo messo diverse stagioni a capire quel gioco non come lo conoscevamo dalle nostre parti, a est, ma in stile Texas, come un’esperienza quasi religiosa”.

Fu proprio grazie a questa consapevolezza che riuscì a sintonizzarsi sulle frequenze dell’elettorato a cui stava a cuore l’America, quella vera: la preghiera, il football, e il football come preghiera in azione su un campo. Peccato che ai ragazzi, come a quelli protagonisti di Friday Night Lights, venisse prospettata l’appartenenza a una comunità che, dopo aver poggiato su di loro un ingestibile carico di aspettative, li avrebbe messi da parte.

Bissinger va oltre il resoconto di una stagione sportiva e il suo libro è sia uno studio sul razzismo endemico, ma contestualmente anche una testimonianza di un conflitto di classe evidente solo dall’esterno. Per l’americano descritto nel libro si tratta di quel miraggio chiamato american dream: i poveri non sono tali perché schiacciati da un sistema che si disinteressa di loro, ma sono potenziali ricchi con la colpa di non essere abbastanza bravi e operosi da saper cogliere le opportunità che lo zio Sam sa offrire.

In questo contesto emergono le vite di ragazzi per i quali il football è una passione, un mezzo di riscatto, il golden ticket per una vita migliore, quasi sempre l’unica occasione per il college. I ragazzi di cui Bissinger ci parla con travolgente affetto sono gli idoli della cittadina di Odessa, ricevono un trattamento privilegiato, e questo li pone al di sopra delle regole. Essere un panther è il sogno di ogni bambino, essere un panther è il punto d’arrivo di ogni ragazzo.

Questi ragazzi però non vivono un sogno, ma l’illusione di quel sogno: nessuno sta regalando loro nulla, nessuno li ha realmente a cuore: la venerazione è tutta per la maglia che indossano, non importa chi c’è dentro. I ragazzi sono solo un veicolo sostituibile, un catalizzatore rimpiazzabile. Smessi i panni dei panthers tornano nel grigio anonimato consapevoli, a soli diciotto anni, che il meglio è già passato e la loro vita da quel momento sarà in discesa, e non certo in senso positivo.

Il picco è stato ormai raggiunto, i ragazzi hanno la certezza che tutto ciò che arriverà in futuro impallidirà al confronto di quel periodo della loro vita in cui sono stati adorati come divinità. Anche i futuri rapporti umani risentono drammaticamente di questa caduta degli dei. Nella squadra i giocatori vivono all’interno di un cerchio magico, ma quando arriva il momento di vivere fuori dal campo la vita non fa sconti neanche per i panthers.

Drammatico, dunque, scendere a patti con una realtà che ti investe tutta a un tratto eppure, anno dopo anno, ai ragazzi viene presentato lo stesso glorioso sogno, e i ragazzi ne sono sedotti come lo furono i compagni, i fratelli, e i padri che li hanno preceduti. E il sistema scolastico non viene in aiuto. Se uno studente finisce fuori squadra ecco che, senza la divisa a fare da scudo, i ragazzi sono raggiunti da tutte le insufficienze fino a quel momento evitate per diritto divino.

Ma il problema non è semplicemente quello del voto, piuttosto la rinuncia della scuola ad adempiere a quella promessa espressa nell’atto di accogliere gli studenti all’interno dell’edificio scolastico: fornire loro gli strumenti per guadagnare un futuro migliore. Va da sé che un ex atleta privo di istruzione è una persona inadeguata ad affrontare la vita. La comunità, il coach, il team, sono lesti ad abbandonare chi rimane indietro perché la stagione deve andare avanti: i Panthers come entità sono più importanti di qualsiasi singolo. Ma se questo ha una crudele logica sul campo, il disinteresse del sistema scolastico è imperdonabile.

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Il venticinquesimo anniversario del libro è già trascorso e, come narrato nella nuova postfazione, per l’occasione Bissinger si è recato di nuovo a Odessa per rivedere i protagonisti di questo libro che è, sostanzialmente, il racconto di un coming of age negato. Odessa nel frattempo non è cambiata tantissimo anche se i Panthers, nel corso degli anni, hanno cessato di essere l’indiscusso fulcro della vita dei cittadini. Quello che resta, a fine lettura, è una comprensione più profonda dell’America, una grande nostalgia per un posto che abbiamo vissuto attraverso gli occhi e la sensibilità dell’autore, ma soprattutto il conforto dolce amaro di sapere che quei ragazzi, grazie a Bissinger, non saranno mai dimenticati come accaduto a chi li ha preceduti.

Note

Friday Night Lights è pubblicato in Italia per la prima volta a gennaio 2020 da 66thand2nd, la traduzione è a cura di Leonardo Taiuti.

Dal libro sono stati tratti un film e una serie tv. L’omonimo film del 2004 diretto da Peter Berg si concentra soprattutto sulla storia dei ragazzi protagonisti.  La serie televisiva del 2006, prodotta dallo stesso Berg, è liberamente ispirata: nel corso delle cinque stagioni riesce a trattare in modo più esteso le tematiche razziali, politiche e sociali che nel film sono state relegate sullo sfondo.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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