Che bomba il terzo volume di Gideon Falls! Ricordo poche serie capaci di crescere con questa costanza numero dopo numero e arrivare al giro di boa (è stata annunciata la conclusione con uno speciale #27 dell’edizione americana da 80 pagine) senza aver perso un grammo della freschezza e della potenza espressiva dell’esordio. Anzi: Gideon Falls è tuttora ben in grado di stupire.

Come accaduto nel precedente volume, anche questa volta Jeff Lemire riesce a spiazzare il lettore con un cambio di ritmo inatteso che porta la narrazione verso direzioni impreviste e imprevedibili. Il protagonista indiscusso di questi ultimi episodi raccolti da Bao Publishing è il reverendo Burke coinvolto suo malgrado in una disturbante e inquietante odissea temporale e dimensionale, in un continuo scambio di ruoli tra inseguitore e preda con il terrificante Norton Sinclair.

Dal west della frontiera alla Gideon steampunk, dal futuro distopico in cui la religione è stata bandita fino al ritorno nel momento in cui tutto ha avuto inizio, Gideon Falls ingrana una marcia alta e prende il volo, spargendo indizi e risposte all’interno di un mosaico che ormai ha distribuito le sue tessere nello spazio, nel tempo e in altre dimensioni, di cui il fienile nero pare essere un’oscura porta d’accesso. Se Lemire non resiste alla tentazione di aggiungere nuovi misteri a un canovaccio che ne è già ricco, d’altro canto però ha già iniziato a distribuire scampoli di risposte.

 

Quel che stupisce ancora è come padroneggi con naturalezza un meccanismo complesso come quello del viaggio temporale/dimensionale, di solito più frequente nel fumetto supereroistico dove l’abbondanza di deus ex machina funge pur sempre da meccanismo di sicurezza, ma tra i cui confini Lemire non si è mai trovato a suo agio fino in fondo. Libero invece dai vincoli delle major, padre Burke spazia per un multiverso cucito intorno a lui, in cui scopre il suo futuro da vescovo attraverso le parole di seguaci che non sa ancora di avere, raccolti intorno a una chiesa in cui una sua versione futura, come un novello John Connor, ha costruito un macchinario che gli consente di muoversi attraverso una mappa delle realtà, vergata  per la prima volta tra gli ologrammi e le mongolfiere di un’altra Gideon Falls.

La superstar indiscussa della serie però è sempre più Andrea Sorrentino. La sua maturità è uno standard a cui ha abituato da tempo, eppure ancora impressiona. In questo centinaio di pagine abbondanti il talento italiano varia dal suo classico stile vicino al realismo fotografico, a sezioni horror dominate da neri densissimi da cui le figure emergono come se venissero a galla dall’inchiostro, fino al flashback solare in chiusura di volume in cui le linee si fanno sottilissime e i volti caratterizzati da pochi tratti si avvicino a quelli dei manga.

Ormai la gabbia non può più contenere tutta la visionarietà di Sorrentino, perciò è costretta a piegarsi, frazionarsi, sbriciolarsi, ondularsi, ripiegarsi su se stesa come una spirale, farsi croce, finestra, o uscire di scena per fare spazio a splash page potentissime. Non è facile far paura con un fumetto, né raffigurare su carta quell’orrore metafisico, quasi atavico, alla Lynch, con cui la sceneggiatura di Lemire: eppure Sorrentino, a cui ormai paiono essere rimasti ben pochi limiti da infrangere, supera alla grande anche questa prova.

Arrivati a questo punto, circa al giro di boa, Gideon Falls si trova in quel momento della vita editoriale di una serie in cui le ottime premesse devono trasformarsi in solide conferme, ma in questo senso l’opera di Lemire & Sorrentino va persino oltre, alzando l’asticella della qualità ad ogni arco narrativo, risultando sempre più convincente. La cartina tornasole sarà ovviamente il finale, in cui tutti gli intrecci dovranno trovare una soluzione soddisfacente, ma se queste sono le premesse, l’ormai prossima metà finale del viaggio si prospetta davvero interessante.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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