Se vi raccontassi di un futuro in cui una flotta di robot ha attaccato senza preavviso la razza umana, gettando lo scompiglio sui diversi pianeti in cui l’umanità aveva ormai preso residenza, molti di voi si ritroverebbero probabilmente a pensare di colpo a Battlestar Galactica. Allo stesso modo, le vicende di un bimbo artificiale in grado di provare sentimenti riporteranno alla mente di alcuni il burattino Pinocchio di Collodi e ad altri A.I. Per rifarvi di un simile ricordo, ricorro un’ultima volta al gioco delle suggestioni raccontandovi di una società futura in cui i robot, dopo averci aiutato servizievolmente a compiere un netto balzo evolutivo sono di colpo divenuti il nemico e condannati senza alcuna esitazione all’estinzione violenta.

Se avete intuito dove voglio andare a parare, non vi stupirà a questo punto scoprire che la manciata di citazioni con cui ho iniziato questo articolo non può essere definita esattamente casuale, anzi. Seppur con un peso diverso, ciascuna delle opere evocate in apertura hanno contribuito a formare l’immaginario allestito da Jeff Lemire per la sua ultima opera, Descender, per cui l’apprezzato autore ha richiesto la collaborazione al comparto grafico di Dustin Nguyen, dettaglio inusuale per un artista che ci ha abituato a firmare testi e matite delle sue produzioni e al contempo fondamentale per decifrare la direzione imposta la racconto.

Descender 2

Pur senza toccare vette tarantiniane – ovvero la capacità di ottenere risultati superiori alla semplice somma degli elementi “altrui” di cui si compone la propria opera -Lemire riesce a rielaborare in maniera decisamente personale il mosaico di componenti fantascientifiche da cui si abbevera, abbracciando senza riserve il tono avventuroso e ricco di sorprese della space-opera senza tuttavia rinunciare a uno sguardo intimista che diventa ben presto la lente più adatta attraverso cui leggere gli eventi che si dipanano sul foglio.

È lo stesso ritmo della narrazione imposto da Lemire a guidare l’attenzione del lettore dal generale al particolare. Il nostro incontro con l’universo di Descender inizia nel giorno in cui i Mietitori, giganteschi robot sterminatori, compaiono senza preavviso nei cieli dei nove pianeti che compongono il Concilio Galattico Universale, cogliendo di sorpresa persino il professor Quon, luminare considerato il padre della moderna robotica. È un Quon molto cambiato – disilluso e allo sbando – quello che ritroviamo 10 anni dopo, quando quel che resta del Consiglio gli propone senza grosse possibilità di scelta il ruolo di consulente in una missione di ricerca su un piccolo pianeta minerario alla periferia della galassia. Lì, apparentemente unico sopravvissuto agli eventi che hanno fatto seguito all’avvento dei Mietitori, troviamo Tim-21. Un piccolo droide dall’aspetto di un bimbo, concepito in origine come robot di compagnia per alleviare la solitudine di un umano, il cui codice inspiegabilmente mostra punti di contatto con quello dei misteriosi Mietitori.

Descender 1

Dal momento in cui entra in scena, Tim-21 diviene immediatamente l’accentratore di attenzione dell’intera vicenda. Benché non manchino personaggi da space opera, con un tenerissimo “cagnolino” robotico e una trivella paranoica e schizoide che spiccano sull’inevitabile miscuglio di razze aliene dalle forme più disparate che riportano in più di un’occasione alla mente l’immaginario di Mass Effect, quel timido ragazzetto nel cui aspetto, nei cui pensieri e nelle cui azioni nulla tradisce la sua natura artificiale accentra su di sé, lentamente ma inesorabilmente, il destino della galassia e le tematiche del racconto.

Ecco perché la scelta del disegnatore si rivela tanto importante. I toni tenui a cui con frequenza Nguyen ricorre per i suoi acquarelli sono lo sbocco naturale della narrazione lieve e fiabesca verso cui Lemire in breve conduce il suo racconto, rimandando – forse – a un secondo momento la costruzione di un contesto per ora solo abbozzato da cenni e rimandi che potenzialmente potrebbero costituire interessanti filoni narrativi su cui poggiare l’impalcatura dell’opera nei prossimi volumi.

I primi sei albi della serie di Descender, tuttora in corso di pubblicazione in USA sotto l’etichetta Image, racchiusi da Bao in un elegante volume cartonato, vengono sfruttati quasi interamente da Lemire per generare un legame affettivo nei confronti di Tim-21, riuscendoci con sorprendente abilità scansando al contempo il rischio di risultare stucchevole o smielato, ma soprattutto guidando l’empatia del lettore con mano invisibile, almeno finchè si è assorti nel racconto. E anche se alla fine della lettura le immagini più potenti rimangono quelle utilizzate per raccontare il risveglio di Tim-21 e la sua progressiva presa di coscienza di sé stesso e della strage occorsa intorno a lui, sul pianeta miniera e nella galassia, colpi di scena e rovesciamenti improvvisi di quei pochi punti di partenza, volutamente centellinati così da apparire dati e immutabili, impongono improvvisi strappi al ritmo della narrazione, lasciando emergere l’innaturale purezza di Tim-21 per contrasto con la galassia di menzogne che guida le azioni dagli altri personaggi.

Descender 3

L’urgenza di Lemire di riservare a Tim-21 il centro della scena lascia però sullo sfondo una gran quantità di elementi. E se per alcuni il solo accenno può essere sufficiente, talmente evidente è la loro natura derivativa, l’assenza di altri alla lunga rischia di far mancare alle serie fondamenta abbastanza solide su cui poggiare. Le poche nozioni di cui il lettore viene a conoscenza circa ruolo e funzione del Consiglio Galattico, ad esempio, bastano come interruttore per la curiosità nel preambolo, ma nel momento in cui il Consiglio invia emissari alla ricerca di Tim-21 la necessità di arricchire la connotazione di questa organizzazione con informazioni sul suo ruolo politico non è più questione di curiosità, ma un’esigenza narrativa funzionale alla solidità del racconto.

Bisogna però pur sempre ricordare che quelli raccolti in questo volume costituiscono pur sempre solo i primi sei numeri di una serie tuttora in corso e se al momento può sembrare in tutto onestà che manchi qualcosa, i semi gettati finora – su tutti la metafora razzista sulla caccia ai robot e le inevitabili riflessioni esistenziali che attendono l’evoluzione di Tim-21 – garantiscono a Descender la possibilità di spaziare in futuro in numerosi altri territori fantascientifici. Occasione che un autore così profondamente legato al genere come Lemire difficilmente si lascerà sfuggire.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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3 Comments

  1. Ehm… il film ‘I.A.’ non so cosa sia… forse pensava ad ‘A.I.’ e, a parte questo possibile refuso, Will Smith non era nel cast… Quest’ultimo era invece il protagonista di I Robot, mediocre pellicola vagamente ispirata, giusto nel titolo e nell’arbitraria applicazione delle ‘tre leggi della robotica’, all’opera di Asimov. Visto che si parlava di ‘Pinocchio’ immagino intendesse comunque ‘A.I.’

    1. Sistemato, thx.

    2. Will Smith mi deve aver traumatizzato a tal punto che ormai se c’è di mezzo un film brutto e un bambino penso a lui.
      Mea culpa comunque, grazie della segnalazione.

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