Venticinque anni fa, un raggio di luce illuminò un mondo dei videogiochi in pieno fermento. Nel 1995 Playstation stava per prendersi definitivamente il mondo delle console, mentre il Pc aveva oramai ampiamente detronizzato i computer a 8 e 16 bit, per reclamare lo scettro di macchina ludica “definitiva”. Quell’anno, tra i tanti, uscì un videogioco destinato a fare la storia…e a ripeterla, visto che siamo ancora qui a parlarne: Command & Conquer.
La Golden Age del Pc
Che il Pc fosse predestinato a diventare LA macchina di riferimento per i videogiochi si era capito dal 1992, quando gli stessi giochi che potevano essere tranquillamente essere installati su Hard Disk, uscivano in millemila dischetti per il povero Amiga, che, abbandonato da Commodore, aveva iniziato il suo lento ma inesorabile declino. Il decennio che va dal 1990 alla fine del secolo e millennio è stato indubbiamente il miglior periodo di sempre per la produzione ludica per Pc, con una serie quasi infinita di titoli di livello eccelso: nel 1990 arrivano Wing Commander, Links e Rise of the Dragon, l’anno dopo Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, Battle Isle, Heart of China e Civilization, nel 1995, a fare compagnia a Command & Conquer ci sono titoli del calibro di UFO: Enemy Unknown, Descent, Full Throttle, Hexen, Mechwarrior 2, Discworld, Flight of the Amazon Queen, Crusader – No Remorse, X-COM – Terror from the Deep, Warcraft II – Tides of Darkness e The Dig. Bei tempi eh?
Chiedimi chi erano i Westwood
Command & Conquer: Tiberian Dawn – all’epoca noto semplicemente come Command & Conquer – venne pubblicato da Westwood, uno dei gruppi di programmatori e game designer più talentuosi dell’intera storia videoludica. Fondata da Louis Castle e Brett Sperry nel 1985, Westwood trascorse i primi anni in relativa sordina, realizzando porting di titoli di altre software house, anche se sono da segnalare gli ottimi BattleTech: The Crescent Hawk’s Inception e lo strategico in tempo reale BattleTech: The Crescent Hawks’ Revenge, entrambi segnali delle fortune che verranno di lì a breve.
Il primo colpaccio arriva nel 1990 con l’ottimo DragonStrike, seguito dalla prima pietra miliare della loro carriera: Eye of the Beholder, RPG pubblicato dalla Strategic Simulations, Inc. e ambientato nell’universo di Advanced Dungeons & Dragons. Nel 1992 è la volta di Dune II: The Building of a Dynasty, de facto il padre di Command & Conquer: Tiberian Dawn ed uno degli RTS più importanti di sempre. Il gioco, fedelissimo alla saga di Frank Herbert, vincitore del premio Nebula e del premio Hugo. Dimostrando un eclettismo senza pari, Westwood dice la sua anche nel genere al tempo più amato e venduto, quello delle avventure grafiche con la trilogia The Legend of Kyrandia, che rivaleggia senza timore con le migliori produzioni Lucas e Sierra, e torna agli RPG classici con l’ottimo Lands of Lore: The Throne of Chaos. La saga di Command & Conquer esordisce come detto nel 1995 (mentre il primo sequel, Command & Conquer: Red Alert è del 1996).
L’ultimo capolavoro è Blade Runner, del 1998, che per certi versi chiude anche la Golden Age del Pc. Durante la seconda metà del 1998, la fottuta Electronic Arts acquisì parte di Virgin Interactive e con quest’ultima anche Westwood Studios (dal momento che era di sua proprietà), per un valore totale di 122 milioni di dollari. Westwood chiude i battenti nel 2003 e da quel giorno inizia la sua leggenda.
Vabbè, e il gioco?
Chettelodicoafare? Il gioco non è invecchiato di un giorno. Dai, davvero volete che vi spieghi come si gioca a Command & Conquer? Ci sono i buoni, quelli della Global Defense Initiative, e i cattivi, ossia la Fratellanza di Nod, guidati dal misterioso Kane. Ci sono le unità da costruire, diverse tipologie di soldati da formare, il Tiberium da raccogliere, campagne separate, finali diversi, intermezzi filmati etc.etc. Chiaro, tutte queste cose oggi vengono date per scontate, ma per quei tempi erano pura fantascienza. Il pacchetto di Command & Conquer – Remastered offre Tiberian Sun e Red Alert, con una grafica rinnovata, che supporta la risoluzione in 4k OST remixata, animazioni più fluide e tutte le altre features possibili, multiplayer compreso. Un’operazione molto rispettosa dell’originale (che ancora tiene botta, se volete l’ebbrezza di giocare coi pixelloni) e magnificamente adattata ai tempi moderni, che tanto abbisognano di titoli come questo. Welcome back, Commander…
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