I quattro protagonisti di Gotham Knights in posa

Cominciamo togliendoci un dente assai dolorante: amo Batman. E ho amato la serie Arkham di Rocksteady dedicata al protettore di Gotham City. Meglio dirlo subito onde evitare quella mancanza di onestà (anche intellettuale, volendo) che il fan, da fan, a volte dimentica. Introdurre Gotham Knights di WB Games Montréal parlando della serie Arkham, lo ammetto, non è stata una scelta molto elegante. Tuttavia l’ho trovato necessario dal momento che nel suo background stilistico Gotham Knights riprende, seppur in parte, il know-how che tanto ha reso celebre la storica serie Rocksteady Studios.

Al momento della loro uscita, Batman: Arkham City e Batman: Arkham Knight ebbero su di me un impatto mostruoso: età diversa di chi state leggendo, un fanatismo nei confronti del Cavaliere Oscuro esagerato, oltre a una totale inesperienza in fatto di critica obiettiva. Eppure c’era poco da criticare a mio avviso. Quei giochi erano esattamente ciò che il pubblico sperava. Con il senno di poi quello stile ha finito inevitabilmente per contaminare l’ultimo ritrovato ludico a tema DC, che si propone come un titolo in forma, divertente e persino sfaccettato. Il peso ereditato dalla serie Arkham deve essere stato notevole, tuttavia traspare sin da subito la volontà di essere qualcosa di diverso: Ma ci riesce? Più o meno.

Fuggire dai paragoni in questo caso è impossibile, eppure non ne faremo. Gotham Knights merita di essere valutato senza dietrologie, senza quel senso nostalgico per una saga, quella di Arkham, che ha ristabilito dignità ai tie-in supereroistici.

Batman is dead

No, non è uno spoiler visto che la dipartita di Batman funge d’apertura all’intera esperienza. È noto già da tempo. La scelta pare sia stata accuratamente ponderata, con tanto di beneplacito da parte di DC Comics. La ragione per cui ve ne parlo è ovviamente legata ai quattro volti che saremo chiamati a interpretare in Gotham Knights: Nightwing, Red Hood, Robin e ultima, ma non per importanza, Batgirl. L’assenza di Batman si fa a questo punto necessaria più che notevole, onde evitare una completa eclissi degli storici componenti della Bat Family.

Il canovaccio narrativo appare subito interessante: Batman è morto e i nostri eroi ne sanno poco, anzi pochissimo, e come se ciò non bastasse, c’è una parte di Gotham, la più purulenta e pericolosa, che si è accorta dell’assenza del crociato incappucciato. I nostri dovranno quindi portare avanti da soli l’ideale (decisamente borderline) di Batman senza investiture cerimoniali; continuando quella crociata, lenta e distruttiva, contro il marcio che da sempre dimora nell’anima di Gotham City.

Uno scorcio di Gotham City da Gotham Knights.

Qualcosa fermenta sotto le fondamenta – siano esse fisiche o figurali – della città: Un complotto? Forse, ma è qui che l’animo investigativo, alla base del concetto stesso di Detective Comics, emerge prepotentemente, andandosi ad amalgamare al volto più action del fumetto supereroistico. WB Games è riuscita a rimodellare un comparto investigativo, già presente in Arkham, portandolo a mio avviso su di un nuovo livello. Indagare, trovando indizi e facendo connessioni tramite features dedicate, facendo emergere quei dettagli infinitesimali che puntualmente sfuggono alla giustizia, mai del tutto onesta, della città.

Accettare una realtà priva di Batman sarà difficile da metabolizzare per noi e i nostri eroi. Dovremo confrontarci con un presente dove loro quattro non godono dello stesso rispetto e dello stesso timore che gli storici antagonisti nutrivano verso l’uomo pipistrello. È una realtà cruda ma ovvia. Batman incuteva uno sgomento viscerale, sensazione che a quanto pare non suscitano i suoi gregari, perché questo purtroppo siamo, gregari. È giusto? assolutamente no, e starà anche a noi dimostrarlo. Ho personalmente apprezzato questa serie di passaggi narrativi, segno indiscutibile di un’ottima scrittura, intima e realistica, dove il confronto con il mentore è ben più profondo di quanto appia. Lo dimostrano le numerose linee di dialogo che Dick, Barbara, Jason e Tim hanno spesso con Alfred riguardo l’accettazione della morte del loro maestro e sì, anche padre. Badate bene, li ho nominati per nome perché qui non si parla dei loro alter ego, ma dei volti sotto le maschere, perché non è morto solo Batman, ma anche Bruce Wayne.

Personalmente ho scelto di giocare vestendo i panni del ragazzo meraviglia, al secolo Dick Grayson alias Nightwing. La ragione è esclusivamente romantica visto il mio grado di affezione nei suoi confronti. Ciò nonostante è doveroso ricordare che avremo modo di cambiare personaggio ogniqualvolta torneremo al Campanile, la storica base operativa di Oracle sita nei locali della Torre dell’orologio di Gotham: non solo, il poker di protagonisti consente anche di condividere l’esperienza in coop. Novità, quest’ultima, parecchio interessante. 

Ognuno dei nostri eroi è caratterizzato attraverso un background narrativo, stilistico ed estetico. Con Nightwing ad esempio, ho avuto modo di assaggiare le prodezze atletiche del primissimo Robin, trovando al contempo equilibrate le sue varietà di approccio ai vari incarichi che il gioco propone. Se si è impulsivi e maggiormente inclini all’azione, forse sarebbe più saggio vestire i panni di Red Hood (nato Jason Todd, nonché il secondo Robin) piuttosto che Tim Drake, l’attuale Robin, che al contrario opta per un approccio più furtivo e meno chiassoso. Batgirl, la meravigliosa e sempreverde Barbara Gordon, proprio come Nightwing appare perfettamente equilibrata, rendendola un validissimo starter per coloro che non parlano alla perfezione questo linguaggio videoludico. Naturalmente la resa estetica del quartetto fa la sua parte, con un character design appagante nei volti e persino fedele alla controparte cartacea, Alfred incluso.  

Arriviamo quindi a un altro punto imprescindibile: Chi sono i villains? È innegabile quanto i supercriminali abbiano distinto Batman nel corso della storia, rendendo la testata quasi un unicum. Qui ritroveremo alcuni dei suoi storici volti, a partire dalla dottoressa Quinzel, meglio nota come Harley Quinn, passando per il Pinguino e Mr. Freeze; tutti ben caratterizzati dai tipici tratti somatici che il canone vuole, ma senza apparire come banali epigoni. Anche in questo caso il character design è notevole, nonostante qualche calo di frame rate non mi abbia permesso, a volte, di ammirare i modelli in tutto il loro splendore.

Questa non è Metropolis, per fortuna

Parlare di Batman e famiglia senza dedicare il giusto spazio a Gotham è disonesto. Perché senza Gotham e la sua essenza non esisterebbe alcun Batman. Di tanto in tanto è doveroso ricordarlo. In questo contesto la città funge nuovamente da palcoscenico all’intera esperienza di gioco, con un grado di ricostruzione che ho apprezzato senza però gridare alla meraviglia. Purtroppo l’environmental design presta il passo all’anonimia in diversi punti; aspetto che non mina assolutamente l’esperienza esplorativa della città, che apparirà comunque densa e stratificata. Finalmente Gotham possiede un traffico cittadino con cui dovremo fare i conti ogniqualvolta gireremo per le sue strade a bordo della Bat-Cycle. A tal proposito c’è poco da dire, a parte che il suo utilizzo non ci farà mai godere quanto basta, complice un sistema di guida limitato e fin troppo assistito, oltre che povera di funzionalità supplementari. Non particolarmente entusiasmante persino il suo design.

Un prima piano di Nightwing a cavallo della bat-moto.

Come dicevo, al netto dei suoi difetti, la città apparirà densa di elementi, ma anche ricca di una mole di incarichi collaterali che seppur ridondanti dopo le prime dieci ore di gioco, finiranno per risultare un’aggiunta tutt’altro che spiacevole. A Gotham c’è sempre bisogno di un vigilante, e a ricordarcelo ci saranno anche i numerosi npc che animano la città. A dimostrazione di questo, c’è un’impressione che ho avuto durante le mie lunghe sessioni, e che ho motivo di credere sia il risultato di un preciso obiettivo del team di sviluppo, ossia istillare quella sensazione di autentica lotta al crimine, come se occorresse davvero pattugliare le strade della città dal bordo di un cornicione. Una sensazione che mi ha accompagnato dalla prima all’ultima ora e che, per quanto ricordi, non era altrettanto presente nei vari capitoli della serie Arkham.

Da avido lettore, conosco perfettamente la palette di colori che domina Gotham, e in questo caso direi che il canone è stato soddisfatto. La città è buia, umida, piovigginosa e sporca, soprattutto in periferia, laddove lo sguardo della Gotham bene non arriva. L’immaginario Déco dell’architettura gothamita tipico di un certo periodo editoriale, qui lascia spazio a un’anima più contemporanea e simile alla Gotham vista al cinema a partire da Nolan. Naturalmente non mancheranno quei luoghi riferimento che abbiamo imparato a conoscere in ottant’anni di storie: Il penitenziario di Blackgate, l’Iceberg Lounge, la Gotham University e così via.

Piroette, proiettili e pugni per i Gotham Knights

Sono da ormai troppo tempo abituato a non percepire il gameplay come una necessità impellente, eppure è altrettanto vero che non è sempre possibile prescindervi. E a tal proposito Gotham Knights come si comporta? Chi ha amato la serie Arkham non resterà deluso, almeno io non lo sono stato. Il free flow, tratto distintivo dei precedenti giochi, qui è presente in una veste tutt’altro che svecchiata, rimarcando un combat system che pare non essersi evoluto troppo. Certo, com’è che si dice? Squadra che vince non si cambia, e in questo caso va bene così anche perché le vere similitudini finiscono qui. Di fatto lo scheletro ludico è chiaramente in presto dai gdr, pur senza quell’eccessiva contaminazione ruolistica fatta di dialoghi a risposta multipla, elementi gestionali etc. A essere presenti sono invece quegli elementi che anche molte altre produzioni hanno preso in prestito dai giochi di ruolo, come l’albero delle abilità, tre per ogni personaggio, o i vari upgrade – sia estetici che pratici – che possono essere implementati nel Campanile. Il grado di personalizzazione estetica è notevole, con skin attinte direttamente dall’immaginario fumettistico. Personalmente adoro questo aspetto, lo adoro in ogni action game tratto da un fumetto; l’ho amato nei precedenti Batman, così come in Marvel’s Spider-Man di Insomniac.

Bat-girl alle prese con un villain in Gotham Knights.

In definitiva ho apprezzato questo capitolo incentrato sulla Bat-Family, forte anche di un’esperienza con loro nella mi altra vita di gran divoratore di fumetti. Non saprei dire se questo discorso varrà anche per i neofiti, ma lo spero, lo spero sempre, non sia mai che finiscano per comprare uno spillato. Scherzi a parte, se proprio bisogna muovere una critica a questo Gotham Knights, direi che sia il caso di parlare della sua scarsa novità. Il gioco appare concettualmente vecchio e tutt’altro che next-gen, con quei 30 FPS fissi che sulle attuali macchine appaiono come uno scherzo di cattivo gusto. Ma ahimè non sono il tipo che si incazza troppo per queste cose, per cui se non vi dispiace tornerei a Gotham perché sì, è una città lercia, ma qualcuno dovrà pure ripulirla.

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