Sono sicuro che anche se non l’avete mai sentito nominare prima d’ora, conoscete Jean Jacques Sempé, o quanto meno (ri)conoscete la sua linea sottile, leggera eppure precisa nel definire emozioni e situazioni senza mai sprecare un tratto di troppo. Sempé è stato un pilastro dell’illustrazione e del fumetto francese, prima con le strisce per ragazzi del suo Le peteti Nicolas, poi con le illustrazioni per Paris-Match, New York Times e soprattutto The New Yorker: le probabilità che vi siate imbattutiti in una delle sue efficacissime cover del settimanale statunitense sono molto, molto alte.
Sempé è mancato ad agosto di quest’anno. Poco prima della sua scomparsa, 21lettere – piccolo, ma attentissimo editore modenese più che apprezzato su queste pagine – aveva inaugurato la sua collana dedicata al fumetto proprio con Sincere amicizie di Sempé, un volume che oggi si legge quasi come un testamento professionale e personale, una chiacchierata a cuore aperto, ma anche una carrellata a tratti divertente e a tratti commovente di sue illustrazioni sul tema dell’amicizia.
Benché prescelto per sancire l’approdo di 21lettere nell’editoria a fumetti, Sincere amicizie non è in senso stretto un fumetto. Certo quella di Sempé è narrativa per immagini, uno degli esempi più delicati del genere per altro, ma non è sequenziale. Intorno alle sue illustrazioni, spesso cristalline al punto da non richiedere nemmeno una didascalia, si annoda però la conversazione tra lo stesso Sempé e l’attore Marc Lecarpentier: un affascinante dialogo che coinvolge parole e immagini, con il tratto a china che arriva puntuale a dare forma alle atmosfere poc’anzi evocate dalle parole stampate.
L’incipit è folgorante: Lecarpentier quasi retoricamente chiede se a Sempé se per questo libro abbia riflettuto sul senso e il significato dell’amicizia. Sempé, quasi vergognandosi, risponde di no. Non so dire se sia una messinscena orchestrata o meno, ma funziona. Da questo scambio inatteso nasce una chiacchierata fluida, tra due menti brillante, una capace di incalzare costantemente l’oggetto della sua attenzione, riportandolo sempre sul giusto binario, mentre l’altra sembra dotata di una fonte inesauribile di risposte spiazzanti, argute, inattese, a tratti forse anche scorbutiche, ma sempre illuminanti.
Come il sentimento dell’amore, anche l’amicizia ha i suoi rituali, le sue regole e le sue esigenze. Se la base è il rispetto, l’amicizia è un patto sottile come il filo su cui i due partecipanti si muovono: basta un passo falso per romperlo. Un equilibrio perfetto invece è quello che accompagna illustrazioni e riflessioni di Sempé: l’immagine dei due uomini che rispettosamente, ma calorosamente alzano il cappello in cenno di saluto da un lato all’altro di una strada trafficata è una sintesi elegantemente perfetta del suo concetto di amicizia. Così com’è sufficiente tratteggiare un uomo di spalle, che si addentra in un bosco piovoso col suo gattino in braccio, ben riparato sotto l’ombrello, per dare linea e colore all’attaccamento, pilastro dell’amicizia per Sempé ben più dell’affetto.
In età adulta, tuttavia, l’amicizia è una relazione di difficile gestione, in cui persino la rivalità può essere un elemento rafforzante, ma in cui allo stesso modo un gesto o una singola parola sbagliata possono decretare una fine irreparabile. Meglio non dirsi tutto, dunque, a parte i segreti, che sono fardelli da condividere, e anche qualche piccola menzogna se aiuta. Senza filo (conduttore) Sempé si arrotola nel rievocare le sue esperienze di amicizia, sprazzi di incontri con maestosi illustratori e geniali intellettuali, pranzi e partite e scacchi, arrovellandosi sul bilancio tra quanto ha dato e quanto ha ricevuto, risolto sempre schernendosi un po’.
Così, quasi di colpo, ci si ritrova all’epilogo di questa inattesa dissertazione tra amici sugli amici, che non sapevo di voler leggere in un fumetto e non volevo finisse dopo averla iniziata. Le ultime pagine del volume lasciano spazio a una sfavillante sequenza di illustrazioni di Sempè che certificano come per il fumettista francese in fondo le parole siano strumenti di lavoro quasi superflue: basta il suo tratto fine e i suoi acquerelli leggeri per descrivere senza fronzoli l’amicizia. Sono due anziani che chiacchierano a un bivio in un parco, due vicine che spettegolano oltre il divisorio di un balcone, una lanterna che illumina un tavolo da giardino di una cena estiva.
Sincere amicizie conferma il talento editoriale di 21lettere non solo nello scovare libri stimolantri fuori dalle rotte più battute, ma anche nel confezionarli. I loro volumi sono sempre oggetti che appagano tanto la vista quanto lo sguardo, e Sincere amicizie non fa eccezione con la cartonatura lucida della copertina e le pagine bianchissime su cui il tratteggio di Sempé spicca e appaga l’occhio. Le ultime parole di Sempé si interrogano sul fatto che Debussy, Bach e Mozart possano anch’essi essere considerati amici, vista la lunga frequentazione. Io sarò strano – o può darsi non sappia cosa dico, per giocarmela con una citazione – ma mi chiedo: si può scegliere un libro per amico?
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