Diciamoci la verità, un anno fa TellTale Games era sull’orlo del baratro. Dopo un’overdose di serie simpatiche ma molto simili per struttura ed esecuzione (Sam & Max, Tales of Monkey Island, Wallace & Gromit) e un paio di mezzi passi falsi (Jurassic Park, Back to the Future), pareva che il genere delle avventure grafiche fosse agli sgoccioli, perlomeno declinato secondo lo studio di San Rafael.

Fortunatamente (o fortuitamente, questo sarà da vedere), TellTale aveva un asso nella manica: The Walking Dead. Pensato fin dall’inizio come una moderata dipartita dalla struttura e dal gameplay classico dei precedenti prodotti, The Walking Dead si proponeva di introdurre una serie di novità: rendere il connubio fra gameplay e narrazione più fluido, prendendo in prestito idee da Heavy Rain, proporre una trama e un’atmosfera di livello pari a quella del fumetto e restituire a schermo uno stile grafico il più vicino possibile a quello di un comics.

Con 3 episodi su 5 disponibili sul mercato, possiamo senz’altro dire che la missione è completamente riuscita. Non solo il livello del plot è assolutamente alla pari con quello della fonte di ispirazione, ma la caratterizzazione dei personaggi e il coraggio nell’affrontare tematiche anche molto pesanti fanno quasi gridare al miracolo, nel contesto di un mondo dei videogiochi dove ammazzare nazisti è ok ma uccidere cani o marines no.

Sebbene gli elementi di gameplay siano perlopiù un mix di roba già vista, il particolare ritmo con cui TellTale è riuscita a miscelare gli elementi avvinghia il giocatore – questa volta realmente, visto che ogni episodio dura 2/3 ore – in sedute singole costruite sul maccanismo noto come “ancora 5 minuti e poi smetto”. Ma i 5 minuti si prolungano sempre all’infinito, perchè c’è sempre un dialogo da completare, un edificio da esplorare o un cliffangher che ti colpisce allo stomaco.

A Long Road Ahead, l’ultimo episodio rilasciato, continua in maniera formale ma comunque non del tutto prevedibile le vicende di Starved for Help, a sua volta ispirato a classici topos dell’horror hollywoodiano, introducendo o esasperando tematiche come la sfiducia reciproca, il ripudio della realtà e la ricerca di facili vie d’uscita. Clementine e Lee approfondiscono credibilmente la loro relazione di padre e figlia (surrogati), una manciata di nuovi personaggi vengono introdotti con reciproco sospetto e alcuni di quelli vecchi vengono scaraventati in un turbine di emotività, con i drammatici risultati che vi lascerò scoprire.

Il risultato è un cocktail avvincente di azione, dialoghi verosimili – date le circostanze – e fasi investigative, queste forse leggermente meno brillanti di quanto visto in precedenza, il cui unico vero minus è quello di concludersi troppo in fretta.

Se c’è qualcosa che Breaking Bad ci  ha insegnato è che se le cose migliorano è solo perchè presto peggioreranno, e The Walking Dead rispetta la regola alla lettera, con grande sorpresa di noi videogiocatori tutti, abituati a trame senza palle e a “scelte morali” che contano poco o niente. Questa volta la faccenda è diversa, e sembra una rivoluzione.



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Tommaso De Benetti

Guadagnatosi di recente il sarcastico soprannome di "Caro Leader", Tommaso vive e lavora ad Helsinki. Come è facile intuire, per circa 10 mesi all'anno vive sepolto nella neve, circondato da donne bellissime. Tutto il tempo che gli rimane lo passa ad abbaiare ordini e a prendersi cura di vari progetti, fra cui Players, RingCast e icolleghi.tumblr.com.

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