Le soddisfazioni più grandi, spesso, le danno le cose da cui non ci aspettiamo molto. Ed è così che un film indipendente inglese riesce a piazzarsi là in cima, come vertice del cinema supereroistico, scalzando quello che ne era prima l'indiscusso emblema: The Incredibles.

Dove il capolavoro di Pixar riprendeva i temi cardine del supereroe fumettistico immergendolo in problematiche domestiche, Kick-Ass fa un passo ulteriore, infilando il costume in spandex non solo nel quotidiano ma anche nell'odierno. Non è d'altra parte un caso che la patria potestà della rilettura supereroistica spetti al Regno Unito, da decenni madre di tutti i migliori autori del genere: Moore, Ellis, Morrison, Ennis e di certo il Mark Millar di Wanted e di questo Kick-Ass.

Kick-Ass

Oltre a presentare un Nicholas Cage in ottima forma, cosa già di per sé straordinaria, Kick-Ass ha il pregio di prendere il supereroe e piazzarlo qui davanti a noi. Ma non è un'intromissione forzata come lo furono il Marvels (fumetto) di Kurt Busiek o il Dark Knight (film) di Christopher Nolan, in cui eroi inverosimili si limitano a scorrazzare per il nostro mondo, come se fosse solo un diorama pittoresco.

L'universo di Kick-Ass, invece, interagisce a più livelli con i personaggi plasmandone i comportamenti e le vicende. E tutto si scatena da una semplice domanda, nata nella mente del protagonista Dave Lizewski: perché, con tutti gli appassionati di supereroi che ci sono, nessuno si è mai sognato d'infilarsi un costume eccentrico e servire la giustizia? Detto fatto. Fra le sfighe comuni di un adolescente, Dave trova il coraggio di indossare un costumaccio verde e di iniziare le sue improbabili ronde, in difesa dei giusti.

L'idea, come confessa Millar stesso, frullò per primo nella sua di testa quando con un compagno di scuola favoleggiava di identità segrete, di costumi sgargianti e atti eroici. E Millar, così come il suo Dave, s'iscrisse in palestra e frequentò qualche mese di karate: muscoli e arti marziali come indispensabili fondamenta di un eroe buono, in assenza di superpoteri e secret origins. Un'idea semplice che, come tutte le idee buone, genera una catena di conseguenze che, specie nella riduzione cinematografica, costituiscono la vera qualità dell’opera.

Kick-Ass

Le prime ronde sono goffe. Appollaiarsi su un tetto durante la notte dona sì una silhouette suggestiva, come per il miglior Batman, ma di lassù non si raddrizzano i torti. Scendere nelle strade è la soluzione, scendere e sporcarsi le mani. E non stupisce che il primo incontro di un adolescente incappucciato con il mondo dell'ingiustizia finisca a suo danno.

L'impatto con la realtà delle cose, con la concreta risposta alla domanda che lo tormentava (perché nessuno ha mai fatto il supereroe?), è devastante. Pestato a sangue e ridotto in fin di vita, Dave deve riflettere su ciò che fa di un uomo un eroe. La conclusione, sorprendente, è che l'eroismo è proprio di chi non si arrende di fronte alla difficoltà. È una spinta che viene da dentro e che è più forte di ogni paura.

Ritornato nelle strade, Dave ha una seconda occasione di porsi come difensore della giustizia, finendo ancora una volta ad avere la peggio perché, nel mondo vero, non esiste speranza per i deboli, per quanto ben intenzionati. Ma è qui che interviene il mondo reale, sotto forma di telefono cellulare, di internet, di social network.

L'exploit di Dave, che solo ora acquisisce il nome di battaglia Kick-Ass, viene ripreso da un coetaneo che, come sempre più spesso succede, immortala tutto con il proprio telefonino. Di lì a poco, il popolo di YouTube scopre l'eroe mascherato e, attraverso la pagina MySpace aperta proprio da Dave, Kick-Ass inizia a raccogliere i primi entusiasmi. Un senso di gratitudine si diffonde perché il supereroe non è quello che calcia i culi dei cattivi: è piuttosto un'idea di giustizia e protezione.

Da qui in poi, la vicenda di Kick-Ass si aggroviglia e diventa più filmica con l'introduzione di personaggi sopra le righe come Big Daddy e Hit-Girl che, loro sì, incarnano il supereroe classico, inarrestabile, preparato, misterioso, capace, giusta nemesi di chi abbandona la retta via.

Kick-Ass

Gli stessi cattivi, che prima erano solo teppisti, avanzano una scalata al potere che li avvicina alle controparti fumettistiche senza però ricalcarne le assurdità. Frank D'Amico, padrino di un'organizzazione malavitosa, è sì spietato, è sì implacabile (basti vedere come sistema un emulo di Kick-Ass) ma è pure un uomo preso dalle incombenze della vita. Lo vediamo quindi nel contesto familiare e domestico, lontano dal Joker di Heath Ledger, che mai e poi mai potreste immaginare seduto sul cesso a leggere il giornale.

Ed è sempre nelle piccole cose che Kick-Ass si fa grande e lo fa soprattutto su schermo. La versione su carta, quella primigenia, non ha la resa e la potenza di quella su pellicola a causa della sua stessa natura. Il Kick-Ass fumetto cerca di dipingere e sottolineare le assurdità di un mondo cui però appartiene pienamente.

Le situazioni del fumetto sono ordinaria amministrazione in quel contesto, così come lo sono gli adolescenti che diventano supereroi, così come lo sono i costumi in spandex, così come lo sono le situazioni improbabili. Millar, nel suo comic, tenta di estrarre certe convinzioni radicate ma è destinato a fallire, perché sulla pagina tutto è più “normale” agli occhi di chi legge.

Su schermo no. Su schermo, quello che nelle vignette è un anonimo anfibio giallo diventa uno scarponcino immediatamente riconoscibile e che noi stessi potremmo acquistare nei negozi. I costumi variopinti hanno cuciture in vista, le maschere che devono celare l'identità degli eroi calzano sbilenche e, sopratutto, c'è un universo di sfumature emozionali che un fumetto non è mai in grado di tradurre, specie con il tratto grezzo di un John Romita Jr. che, per quanto bravo, ci mostra un Dave Lizewski che, maschera in volto, ha occhi decisi, talvolta persino furiosi, nonostante la sua età ed un fisico ben più gracile della controparte in celluloide. Gli occhi di Aaron Johnson, ottimo interprete di Dave, si riempiono invece di paura, di insicurezza, di speranza, di vergogna. Allo stesso modo, il fumetto non è capace di replicare le goffe movenze di chi cerca di mulinare i suoi bastoni contro le forze del crimine.

Kick-Ass

Oltretutto, la versione cinematografica si pregia di svariate scelte di sceneggiatura, a opera di Jane Goldman, quasi sempre migliorative. Su tutto, emerge la forza dirompente di una scena che, assente nel fumetto, trasporta la vicenda nel nostro oggi; gli scagnozzi di Frank D'Amico vogliono non solo sistemare i paladini mascherati, ma anche sbattere in faccia a un mondo di sognatori la cruda realtà: i cattivi vincono!

Avendo catturato Kick-Ass e Big Daddy, si apprestano a giustiziarli in diretta trasmettendo via internet. Nel momento in cui la TV si rifiuta di mandare in onda le immagini, ormai troppo crude, gli spettatori si fiondano su web, per assistere in streaming al grand guignol della violenza. Una scena che colpisce e che rimanda a tutta la selva di atrocità in “real TV” facilmente fruibili online.
In parallelo, cresce una storia variegata, disegnata a più livelli e sempre gradevole, sia quando assume i toni di commedia romantica, sia quando scende nei panni dell'action puro. E la scuola britannica si sente anche nella lettura a due facce della violenza che è sia divertente sia tragicamente diretta e genuinamente scomoda.

Il film, che arriva in Italia con colpevole ritardo, promette di farsi largo nel fandom supereroistico ma anche di diventare un piccolo cult del nuovo cinema d'azione. È una nuova prospettiva sul genere che difficilmente segnerà un nuovo passo e che, di sicuro, non minerà gli stilemi di una collaudata macchina da soldi (Spiderman e Batman), ma che, questo sì, promette di entrare nei cuori di tutti quelli che, un giorno di tanti anni fa, si sono chiesti come sarebbe stato essere un supereroe mascherato.

Il Film

Per quanto sia un film indipendente, Kick-Ass mette sul tavolo parecchi soldoni. Il regista Matthew Vaughn (che ha messo lo zampino sia in Lock & Stock che in The Snatch, ambedue diretti dall'amico Guy Ritchie) partecipa egli stesso al finanziamento del progetto che, altrove, non riscuote successo. Un copione reso scomodo in particolare dalla figura di Hit-Girl, una ragazzetta dal turpiloquio facile e che ama mutilare.

Kick-Ass il film in blue-ray

L'edizione in Blu-ray è quella di riferimento poiché traduce egregiamente i colori, i tessuti, le sporcizie e tutti quei dettagli che nei fumetti scompaiono e che qui, invece, sono spesso protagonisti.

Il film riempie agevolmente 120 minuti di dialoghi ispirati, montaggio moderno e azione serrata, senza farsi mancare siparietti comici e romantici. Attori tutti in parte e soldi spesi laddove servono.
A corredo di una resa audiovisiva eccellente, un compendio di extra gustosi per il film che, parola mia, domina le uscite del 2010.

Il Fumetto

Uscito per la Icon, costola della Marvel dedita al fumetto indipendente i cui diritti restano di proprietà degli autori, Kick-Ass fa quello che promette: calcia culi.

Kick-Ass il fumetto

Per gli 8 numeri della prima serie, Dave Lizewski catalizza un imponente interesse motivato anche dai nomi coinvolti: Mark Millar (fra gli ideatori dell'universo Ultimate e scrittore dell'imponente Civil War, saga dove i politici esigono la schedatura delle identità segrete dei supereroi) e John Romita Jr. (celeberrimo disegnatore di… un po' tutto in casa Marvel).

Il fumetto, nella sua stesura, si accavalla alla pre-produzione del film, ragione per cui i due progetti divergono su alcuni punti. Principalmente, il fumetto appare più disilluso e “scorretto”, anche se le virgolette sono d'obbligo perché la “scorrettezza”, nel mondo dei comic indipendenti, è ormai regola.

Nota di colore: il nome Dave Lizewski appartiene al vincitore di un'asta di beneficenza, istituita da Millar stesso per battezzare il suo eroe.

Il Making Of

Interessante il bel volume, proposto da Titan Books, dedicato a Kick-Ass, tanto il fumetto quanto il film. Kick-Ass: Creating the comic. Making the movie parte dai genuini racconti di Millar sulla genesi del fumetto, con tanto di appunti di lavoro e schizzi preparatori di John Romita Jr.

Kick-Ass il making of

Fra immagini esclusive e racconti di autori e mestieranti, ci ritroviamo fra le mani 170 pagine patinate e zeppe di materiale che ci conducono per mano in un progetto che non nasceva con le premesse del blockbuster e che, a oggi, non ha in effetti raccolto i frutti che merita.

Non mancano le solite sviolinate tipiche dei Making Of (con un Millar che mente spudoratamente dicendo di avere sempre pensato a Nicholas Cage per la parte di Big Daddy).

Ottime immagini, divertenti retroscena, interviste, stralci delle sceneggiature originali (fumetto e film) e la mail che diede inizio a tutto chiudono il cerchio su un bell'oggetto da collezionismo.

Ovviamente, solo per fanatici.



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