A diciassette anni dal caso cinematografico che ha rivoluzionato il cinema horror indipendente di fine secolo e dopo un sequel (BW2 – Il libro segreto delle streghe, 2002) piuttosto blando e poco convincente, arriva il tanto atteso remake “creativo” della saga della spaventosa “strega di Blair”.

A filmarlo stavolta c’è Adam Wingard (Tu sei il prossimo, The Guest) e a sceneggiarlo il suo fidato collaboratore Simon Barret ed entrambi, occorre ammetterlo, ce la mettono tutta per confezionare un horror credibile e spaventoso, che non faccia rimpiangere alcune trovate di efficace tensione che i precedenti autori, Myrick e Sanchez, avevano saputo dosare con furbizia nel primo Blair Witch Project.

La trama è presto detta: un gruppo di studenti si avventura nei boschi del Maryland per far luce sul mistero che circonda la scomparsa della sorella di uno di loro, la cui sorte si riconnette strettamente alla leggenda della strega di Blair.

Da principio il gruppo è speranzoso – grazie anche all’aiuto di un paio di abitanti locali che si offrono come guide attraverso l’oscura e minacciosa foresta di Black Hill, – ma le cose si complicano e si fanno man mano sempre più terrificanti, perché di notte e il gruppo è assediato da una presenza di pura malvagità.

Il film è girato, sviluppato e montato proprio come l’originale: stesso posto, stessa unità di tempo e di azione e scene piuttosto simili a quelle del primo episodio. Allora dove sta la sorpresa in questo seguito che in USA era stato annunciato dapprima con il titolo di The Woods?

Il valore aggiunto è costituito da un uso moderno delle riprese con il drone e da un digitale che, pur mantenendo una dimensione pov (point of view), permette di seguire in ogni sua angolazione quanto avviene sulla scena senza conferire (allo spettatore) immagini con movimenti a scatti ed imprecisi, al limite della visibilità e della nausea, come talvolta accadeva nel primo film; così l’orrore è più accattivante e anche più scioccante, grazie ad un crescendo che porta ad un quarto d’ora finale decisamente spaventoso.

Si salva anche il fascino della storia basata sulla pellicola ritrovata (found footage) e sul classico gruppo di ragazzi che vuole sia rintracciare la persona scomparsa che, contemporaneamente, girare un documentario sulla loro esperienza nel bosco. Se ci si accontenta di tensione e spaventi, anche se piuttosto prevedibili, ma comunque efficaci, il film raggiunge il suo scopo e regala agli amanti del genere qualche scena particolarmente tesa (tipo quella del cunicolo finale) e le suggestive atmosfere intorno al cottage di Black Hills.

Chi si aspettava qualche chiarimento in più sulla oscura leggenda della strega di Blair, invece dovrà accontentarsi e, probabilmente, attendere un nuovo seguito che, dato il successo commerciale di questa pellicola, non credo ci farà aspettare altri diciassette anni…



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