All’s fair in love and cold war (It. tutto è lecito in amore e in guerra fredda) è la frase di lancio di una delle serie cult statunitensi di questo 2013: in onda dal 30 gennaio sulla rete televisiva via cavo FX (e dal 4 novembre in prima tv su Fox Italia), The Americans è una serie ideata da Joe Weisberg, che segue la vita quotidiana e le vicende di una coppia di agenti del direttorato sovietico attivi all’interno degli anni ’80, in piena guerra fredda, su suolo americano.

Prodotta dallo stesso Weisberg ma anche da Graham Yost e Justin Falvey, per le case di produzione Amblin Entertainment, Fox Television Studios e FX Productions, la serie conta un cast di tutto rispetto: Keri Russell (indimenticata Felicity per la televisione), Matthew Rhys (attore gallese noto soprattutto per il suo ruolo di figlio omosessuale nella serie matriarcale Brothers & Sisters) Noah Emmerich (attore perlopiù cinematografico USA in produzioni importanti quali Beautiful girls, Copland, The Truman Show e Wind talkers).

Con una prima stagione di 13 episiodi e una seconda già in cantiere, The Americans si svolge a Washington nel 1981: Philip ed Elizabeth Jennings (i personaggi di Russell e Rhys) sono due agenti segreti del KGB, membri del direttorato S che riunisce le spie russe sotto copertura, illegalmente, all’estero. Formati nell’Unione Sovietica, nel più classico dei flashback (espediente insieme al forward tanto in voga nei prodotti seriali USA) si scopre ben presto che 15 anni prima dello svolgimento dei fatti furono mandati negli Stati Uniti con l’ordine di spacciarsi come una giovane coppia appena sposata di americani per studiare il nemico dall’interno.

Col tempo i due cominciano però a sviluppare sentimenti reciproci, nonostante il loro matrimonio, condito dall’arrivo di due figli, sia solo una farsa e nonostante i loro superiori comincio a pretendere da loro interventi sempre più rischiosi pur di ottenere importanti informazioni; a complicare il tutto anche l’adolescenza dei due figli, i quali vivono un’esistenza da perfetti americani, con una vita scandita dai valori di quel capitalismo nemico ideale, o forse idealizzato, della coppia di spie. Il rapporto fra i due coniugi/non coniugi subirà inoltre lo sviluppo e il cambiamento delle loro coscienze: se da un lato Elizabeth continua a credere strenuamente nei valori della causa comunista, Philip invece, dopo tanti anni vissuti negli USA, comincia a non avvertire più come proprie quelle tesi.

La serie girata a New York (curioso e tragico il fatto che l’uragano Sandy abbia ritardato la produzione della serie per alcune settimane), ha debuttato con l’episodio pilota con ottimi riscontri, con dei risultati a dir poco soddisfacenti per FX e superiori ad altri programmi di punta della rete come American Horror Story e Sons of Anarchy; sono bastati solo 4 episodi per l’ordine di una seconda serie completa, con la critica unanime e concorde sul giudizio positivo: il Time, il New York Times, il Wall Street Journal ma anche Variety ed Entertainment Weekly, hanno definito The Americans una serie avvincente, che fa rivivere il mai sopito sogno americano, con una trama coinvolgente immersa in uno scenario ricco di suspense che ripercorre le vicende legate agli intrighi politici dell’epoca.

Se c’è un argomento che fa gola al pubblico televisivo (ma anche cinematografico) americano, è proprio la guerra fredda, che rappresenta un investimento creativo dal ritorno sicuro e su cui l’intero mondo di The Americans poggia: i colpi di scena sono sì frequenti e ripetuti, la storia assomiglia a un riuscito thriller di spionaggio, ma ciò che colpisce maggiormente critica e pubblico, e invita alla visione dell’episodio successivo, è la commistione di pathos e sentimento, abile specchietto per le allodole per poter trattare la politica USA/URSS anni ’80, senza annoiare chi guarda The Americans con la semplice cronologia dei fatti tipica dei documentari di History Channel. Mentre impazzano mode stantie e remake finalmente un prodotto diverso.



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