Parte integrante dell’esperienza del cinefilo, del lettore o lettrice forte, di chi è appassionat* di serie risiede nella compilazione delle classifiche: di fine anno, del decennio, del millennio, liste redatte prendendo in esame solo i personaggi femminili, oppure i villain, solo le storie raccontate in terza o prima persona, soltanto quelle ambientate durante la Rivoluzione d’Ottobre, o magari unicamente le storie i cui autori/autrici appartengono al segno zodiacale del capricorno… non ha importanza!
Amiamo liste e classifiche, sono tra i pochi beni rifugio che ci assicurano compiacimento, ordine, ma anche materiale su cui battagliare, terreno di scontro per difendere il nostro sacrosanto, inalienabile, di derivazione divina – oserei dire – diritto a fare le pulci alle classifiche degli altri: la tua personale classifica è sbagliata, adesso te la correggo io con i miei altrettanto personali giudizi. E noi di classifiche e liste ce ne intendiamo (v.di nota). Insomma, la pandemia ci ha portato via tanto, teniamoci stretto il perverso piacere di ritenerci personalmente piccati dalle scelte altrui.
Con questo spirito pre-natalizio, appuntiamo alcune note alla classifica di Variety che ha stilato una lista dei 20 migliori show di HBO e che ha l’unica colpa di essere l’ultima in ordine cronologico a essere stata pubblicata.
Innanzi tutto, le premesse sono allegramente eterogenee. Se possiamo accettare che comedy e drama si litighino le posizioni all’interno della stessa classifica, far sedere allo stesso tavolo show conclusi insieme a Succession, ancora in onda, sembra illogico. Succession dopo due stagioni trascinanti, già inizia a scricchiolare nell’impalcatura. Le vicende della famiglia Logan sono puro distillato di perverso piacere, ma la serie sta imboccando la china di Suits: succede di tutto, ma non cambia mai nulla. Potrei sbagliarmi, o forse no: il punto è che è presto per dirlo.
Poi, Big Little Lies prima di True Blood? Mi correggo: Big Little Lies tra le prime venti? La serie ambientata a Big Sur è in realtà una miniserie perfettamente autoconclusiva che ha avuto un successo tale da giustificare il riportarla sullo schermo per una seconda, inferiore sotto tutti i punti di vista, stagione. È vero che True Blood ha avuto un andamento ondivago, con un’ultima stagione e serie finale non all’altezza del glorioso percorso camp che l’aveva preceduto, ma True Blood è un pezzo della storia della tv, Big Little Lies proprio no. Ma ci sono almeno altre due sorprese non da poco.
La prima è l’assenza di The Newsroom di Aaron Sorkin. Per quanto sia sempre stata critica nei confronti della serie di due stagioni, la sua mancanza, considerando l’adorazione pressoché unanime di cui gode Sorkin, mi ha sorpresa. Altro fuori programma: ero sicura che i primi tre posti sarebbero stati – in un qualsiasi ordine – i Soprano, The Wire, Deadwood. Be’, I Soprano sono al primo posto, ma The Wire è inspiegabilmente giù.
Sono moderatamente contenta per il terzo posto di Six Feet Under che, per quanto mi riguarda, sarebbe dovuto essere al primo posto. The Leftovers dietro Girls e Game of Thrones reclama vendetta, e io non sono neanche una fan di Lindeloff, tutt’altro. Poi, manca Enlightened con Laura Dern e, soprattutto, Treme: quest’ultima avrebbe meritato al posto di Big Little Lies. Anche la presenza di Girls toglie spazio ad altro: sarebbe stato più opportuno inserire Looking, per esempio.
Ma prima di proseguire, ecco la classifica:
20 – True Blood
19 – True Detective
18 – Big Little Lies
17 – Eastbound and Down
16 – The Leftovers
15 – Girls
14 – Watchmen
13 – Succession
12 – Silicon Valley
11 – Oz
10 – Boardwalk Empire
09 – Sex and the City
08 – Game of Thrones
07 – Curb Your Entusiasm
06 – The Wire
05 – Insecure
04 – Deadwood
03 – Six Feet Under
02 – Veep
01 – The Sopranos
Soddisfatta per Sex and The City prima di Boardwalk Empire, ma per quanto ami vedere Silicon Valley sette posizioni più su rispetto a True Detective, mi chiedo che senso abbia prendere una serie antologica e inserirla in classifica in virtù della sua sola prima stagione – perché le altre due, soprattutto la terza, sono significative solo sulla scorta del successo ottenuto dalla prima – e metterla in competizione con altre serie che hanno completato un percorso attraverso più stagioni. Per lo stesso motivo mi chiedo che senso abbia inserire Watchmen, una miniserie, ma non trovare posto per Chernobyl, o Big Love.
E ancora, Oz prima di metà classifica e dopo Game of Thrones, o anche solo Insecure? Discorso a parte per Sex and the City: quale che sia l’opinione sulla serie, è stato il primo show a lasciare un segno nella cultura pop,e a muoversi, influenzandolo, nello stesso spazio culturale e sociale del pubblico. Sex and the City è stata anche la prima serie a mettere nero su bianco che anche le donne sono interessate al sesso, e lo sono da soggetti attivi. Il primo prodotto che, scardinando una consolidata tradizione millenaria, ha messo in scena le storie di quattro donne il cui vero grande amore, quello che dura tutta la vita, finché morte non ci separi, sono le amiche. Tanto ardimento narrativo, seppure maturato tra scarpe, borsette e cosmopolitan, che posizione vale?
Nota
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