La crescita esponenziale della quantità di contenuti seriali ha reso particolarmente arduo selezionare solo 12 serie tv – simbolicamente una per ogni mese – visto che i potenziali candidati erano quasi il doppio. La mannaia dei gusti personali ha tagliato nuove serie valide (come The BoysUndone, The Spy, Il Regista Nudo) e nuove stagioni di serie oramai storiche (Stranger Things 3, Cobra Kai 2 ) anche se comunque le delusioni non sono mancate (molte serie di Apple Tv, La nuova stagione de La casa di carta, la seconda di Big Little Lies e altre che sicuramente ci sfuggono). Come detto, ne abbiamo scelte 12, che secondo noi, per tutta una serie di motivi, rappresentano il meglio offerto da questo 2019, anno che ha portato a un’esplosione di contenuti che potrebbe portare anche a conseguenze nefaste nel medio-lungo periodo. Ma è Natale, cerchiamo di essere ottimisti e di trovare il tempo per recuperare un po’ di roba buona, tra una fetta di pandoro e l’altra…

Le serie di Andrea

The Mandalorian: La scommesse vinta di Disney, che azzecca al primo colpo proprio la serie che dovrebbe giustificare l’abbonamento al servizio PLUS (come se non bastasse tutto l’archivio…). Star Wars funziona anche sul piccolo schermo, con episodi brevi, veloci, senza tempi morti, filler e curati fino all’inverosimile. E ovviamente, c’è Baby Yoda aka la genialata più geniale dai tempi in cui Lucas decise di creare da zero un nuovo universo.

Chernobyl: Co-prodotta da HBO e Sky e creata da Craig Mazin (il cui curriculum desta sgomento, essendo composto per lo più da pessimi film comici, tra i quali spiccano i due atroci sequel di The Hangover) Chernobyl colpisce duro e lascia segni indelebili. Chernobyl non fa sconti e con coraggio e audacia mostra i corpi distrutti e decomposti dalle radiazioni, le miserabili condizioni in cui si trovano ad operare uomini mandati a morire per una manciata di rubli e un encomio statale. Dolente e impeccabile, sinistra e inquietante, Chernobyl rappresenta uno dei punti più alti della produzione televisiva degli ultimi anni. Visione imprescindibile, ovviamente, ma fidatevi, vi resterà appiccicata addosso per un bel po’.

Dark (stagione 2): È possibile migliorare cioè che non si può migliorare? La risposta sta tutta nella seconda stagione di Dark, che, dopo un esordio eccezionale, si conferma con altre puntate memorabili. Se la prima stagione puntava maggiormente sul giallo e sul mystery, questa seconda stagione preferisce intelligentemente sondare i territori della fantapolitica e della fantascienza, intessendo relazioni sempre più ambigue e ricattatorie, per poi (presumibilmente) concentrarsi nel corso della terza stagione sul post-apocalittico e low fantasy. Dark non rinuncia al ritmo narrativo lento e solenne che l’ha contraddistinta sin dall’inizio, e che ben si confà alla struttura sempre più complessa del suo intreccio, tuttavia pare voler smarcarsi da ogni categorizzazione di genere provando a intraprendere anche quelle vie che, sulle prime, non sembravano percorribili. Attendiamo ansiosi la terza e ultima stagione per poterla consacrare come una delle migliori serie della storia della televisione.

When They See Us: When They See Us è una serie dichiaratamente antirazzista (ma mai retorica, tant’è che i protagonisti sono rappresentati sì come vittime del sistema giudiziario e del pregiudizio di larga parte dell’opinione pubblica, ma anche come persone “problematiche), ma dà il suo meglio quando dimostra come una singola, innocua, decisione sbagliata possa portare alla rovina una vita che altrimenti scorrerebbe tutto sommato tranquilla. Il contesto, fatto di Pm stolidi e poco interessati alla verità, poliziotti “sbrigativi”, carceri violente e media assetati di scoop ad ogni costo è immediatamente riconoscibile per lo spettatore medio. A questo però viene aggiunta una insolita dose di inquietudine, perfettamente incarnata dai ragazzini e relativi genitori, che si trovano all’improvviso in un tritacarne da cui non solo non sanno uscire ma che finiscono per rendere ancora più pericoloso e spietato.Gran parte del merito della riuscita della serie va tuttavia ascritto al magnifico cast, composto per lo più da nomi poco noti al pubblico mainstream, che conferiscono la giusta umanità ed empatia ai personaggi, sia nella loro versione “teen” che adulta.

https://www.youtube.com/watch?v=u3F9n_smGWY

Watchmen: Sarà perché le aspettative non erano poi così alte, sarà per la sfiducia che il popolo nerd provava nei confronti di Damon “Lost” Lindelof, sarà perché la graphic novel originale ha fatto la storia del fumetto e non solo, visto che viene giustamente considerata un pilastro della letteratura americana…insomma, di motivi per pensare male di Watchmen ce n’erano parecchi, ma la serie li ha spazzati via nel giro di una manciata di minuti. Questa nuova versione conserva lo spirito anarchico e irriverente dell’originale, ma lo reinterpreta e attualizza, andando oltre ogni più rosea aspettativa. Ogni puntata è così densa di riferimenti, inside jokes, spunti di riflessione e valori produttivi da lasciar senza parole. Solo applausi e speriamo non deragli come l’altra…

Le serie di Mara

Unbelievable: Il miglior crime dell’anno. Senza stravolgere tutti gli stilemi del genere, ma anzi seguendoli e appropriandosene con personalità, Unbelievable diventa qualcosa di mai visto ed esperito dal pubblico: per la prima volta la prospettiva e la voce del racconto sono femminili e questo fa tutta la differenza del mondo, come se di colpo qualcuno avesse illuminato l’altra faccia della Luna. Scrittura impeccabile, regia decisa e delicata che sottolinea e accompagna lo sguardo creando intimità tra la storia e le protagoniste. Tre attrici straordinarie, e una coppia di detective – Merrit Wever e Toni Collette – talmente ben assortita, affiatata e gratificante da vedere in scena che Netflix dovrebbe pensare seriamente a rendere questa miniserie una serie antologica. Ne abbiamo parlato qui.

Succession (stagione 2) Questo è forse l’unico caso in cui è lo spettatore a vincere. Succession è la storia di un gigante dei media che ha cresciuto i quattro figli minandone costantemente l’autostima e assicurandosi che il loro obiettivo primario nella vita fosse agognare l’approvazione del titanico genitore.

Ma Succession è anche l’universo che si riequilibra dopo Game of Thrones – che tanto ci fa fatto patire per le sorti di ogni singolo personaggio – e ci regala il piacere di poter godere bellamente dei tormenti, delle bassezze e degli schiaffi in faccia incassati da tutti i protagonisti perché se è vero che ogni singolo personaggio – anche se inizialmente può sembrare impossibile – riesce a conquistare la nostra simpatia, a volte perfino la nostra comprensione, è altrettanto vero che lo spettacolo a cui assistiamo è quello messo in scena da personaggi arroganti, egoisti, vili e doppiogiochisti, ed è un raro piacere sapere che per quanto pirotecnicamente possano finire male, noi ne godremo a cuor leggero.

Fleabag (stagione 2) La prima stagione della serie aveva fatto scoprire a una consistente parte di mondo che anche le donne hanno una vita sessuale, che questa vita sessuale non è necessariamente subordinata e al servizio di quella maschile, e che anche per le donne il sesso può essere un mezzo per non pensare, per tentare di colmare lacune emotive, per stordirsi, per avere una scusa per sfuggire all’idea di un rapporto stabile. Ma cosa accade quando una giovane donna che vive in questo modo la sessualità, e che per di più è brillante, fragile e sfacciata, si innamora? Succede che siamo di fronte alla migliore comedy, al miglior drama e alla più bella storia d’amore dell’anno.

Mind Hunter (stagione 2) I pionieri della profilazione criminale al lavoro sui serial killer quando ancora non era stato coniato il termine, un caso che ha segnato la Georgia dal 1979 al 1981, e forse la migliore interpretazione di Charles Mason. Come se non bastasse, la serie può permettersi anche una vena comica/scanzonata senza che sembri fuori luogo, e soprattutto può permettersi di dotare i tre personaggi principali di una vita privata senza correre a perdifiato solo verso la conclusione della trama orizzontale. Insieme ad Unbelievable miglior crime dell’anno.

Billions (stagione 4). Tra i tanti meriti di questa serie va notato il meccanismo a orologeria grazie al quale le storyline e l’aspettativa di vita dei personaggi durano il tempo necessario ad assolvere pienamente alla loro funzione narrativa, non mezzo episodio di più. La chiusura degli archi narrativi di questa serie – anche svincolati dalla logica del finale di stagione – meriterebbe un piccolo saggio a parte, ma questo può accadere perché gli sceneggiatori, attraverso l’iniziale rivalità tra due egomaniaci che solo formalmente rappresentano lo Stato vs il Capitalismo sfrenato, hanno realizzato un effervescente studio sul successo, sul desiderio di essere rilevanti a ogni costo, e sul carattere umano.

Russian Doll “Thursday, what a concept!” Per qualche oscuro, mistico e filosofico motivo Nadia, la protagonista, si ritrova a vivere giorno dopo giorno sempre il giorno del suo 36esimo compleanno. Ben presto, grazie all’aiuto di una nuova conoscenza, dovrà affrontare una parte si sé stessa fino a quel momento silenziata, la sua infanzia, e addirittura il significato filosofico dell’esistenza. Una tragicommedia vergata di humor nero, ma anche una bizzarra, incalzante e surreale esplorazione della vita, delle seconde possibilità, e di quel terreno accidentato, impervio, ma fondamentale per vivere che sono i rapporti umani. Ne abbiamo parlato qui.

The Orville (stagione 2) Questo è uno dei casi in cui la serie non fa parlare di sé unicamente per il fatto di non essere l’ultimo prodotto Netflix/HBO o di qualsiasi altro network in grado di mettere in preallarme le penne dei critici solo in virtù del loro capitale in reputazione. Eppure questa seconda stagione di The Orville, targata CBS, è la migliore fantascienza dell’anno: esplorazione dello spazio, contatto, dialogo e scontro con civiltà aliene, intelligenza artificiale, riflessione su cosa significa essere esseri umani. Quale che sia il caposaldo della fantascienza a cui siete affezionati, in The Orville è stato trattato in modo rigenerante. Ne abbiamo parlato qui.

Ah, fermi tutti.
Lo so a cosa state pensando. E Game of Thrones? Beh, ne abbiamo parlato qui, qui, qui, qui e qui. Anche basta.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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