Inizi a sentirti davvero vecchio quando scopri che al cinema arriva il remake di un film che ha segnato indelebilmente la tua adolescenza. Già, sembra ieri che tornavo dal cinema canticchiando l’immortale tema del compianto Basil Poledouris ed invece sono passati quasi 25 anni. Tanti per molti, sicuramente abbastanza per Hollywood, che ha deciso di tirare fuori dalla naftalina uno dei personaggi più iconici degli anni ’80.

E’ difficile quantificare l’impatto che Robocop ebbe sulla mia generazione ai tempi che furono. Il film ebbe un buon successo, ma non fu un vero e proprio campione d’incassi, tuttavia ricordo bene che tutti (tutti!) i miei amici del tempo, lo avevano visto almeno due o tre volte e ne conoscevano ogni battuta a memoria (le tre direttive…). Pietra miliare del cinema sci-fi e a buon titolo uno dei migliori film mai realizzati da Paul Verhoeven (che si vede re-bootare una propria opera per la seconda volta in due anni, dopo Total recall nel 2013), il brand Robocop è passato dall’altare (film straordinario, accompagnato da un altrettanto celebre videogame arcade, poi convertito per qualsiasi formato esistente) alla polvere (due sequel imbarazzanti, seguiti dall’oblio). Com’è andata questa operazione di recupero?

Cominciamo dalle buone notizie. Del plot del film di Verhoeven, qui non c’è traccia. Nessuna copia conforme o palese scopiazzatura. La sceneggiatura di Joshua Zetumer parte da presupposti diversi: in tutto il mondo sono presenti e operativi i robot della multinazionale Omnicorp, che però non riesce a piazzare le sue macchine in America a causa della ferma opposizione del Senato e dell’opinione pubblica. Serve un qualcosa di diverso e “umano” e la soluzione è appunto Alex Murphy, poliziotto integerrimo e con famiglia a carico che perde il 75% del suo corpo in un attentato e rinasce a nuova vita sotto le fattezze di Robocop.

In questa nuova versione, l’enfasi, onestamente eccessiva, è posta sull’ umanizzazione del personaggio principale ed i suoi rapporti con lo scienziato che l’ha creato (Gary Oldman), con la propria famiglia (Abbie Cornish + pargolo) e con il padrone della Omnicorp che lo vede come strumento utile per convincere i politici a cambiare il detestato decreto (Michael Keaton). Dopo un incipit promettente (la trasmissione televisiva condotta da un luciferino Samuel L. Jackson in versione Tea Party, una delle poche intuizioni che ricordano il sardonico spirito dell’originale), Robocop prende una piega più ordinaria e prevedibile.

José Padilha (già regista di Elite Squad) infatti, pare scordarsi che l’obbiettivo del film dovrebbe essere intrattenere il pubblico e propone due ore in cui latitano sia l’azione (il villain è praticamente inesistente e non ci sono sequenze spettacolari degne di tal nome), che lo humour noir (ricordate gli spot pubbicitari?) che avevano caratterizzato la versione di Verhoeven. Anche la messa in scena lascia perplessi: manca del tutto un crescendo emotivo che porti al disvelamento della figura dell’eroe: più si cerca il pathos (terrificante la sequenza del “ritorno a casa” del robot, che si scontra con quella originale, a dir poco strepitosa) meno questo risulta credibile.

Nonostante l’evidente ed ammirevole tentativo di smarcarsi da una eredità evidentemente troppo pesante da sostenere, questo nuovo Robocop non soddisfa: è troppo noioso per essere considerato un buon action sci-fi e troppo verboso e pretenzioso per indossare i panni di opera di rottura, a differenza del suo predecessore che riusciva a raggiungere brillantemente entrambi gli obbiettivi.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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4 Comments

  1. Grazie al cielo esistono persone che riescono a produrre remake degni di essere visti come questo:
    http://player

    (NSFW) :D

    1. Robocop eroe femminista.

  2. il problema sono i remake…basta per piacere.

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