Immaginate come potrebbe essere una classica storia noir.
Il protagonista è un giovane uomo che vive la sua vita serenamente in una città tutto sommato tranquilla. E’ piuttosto conosciuto, rispettato, ha amici e una fidanzata che lo ama. Un giorno riceve una chiamata inaspettata da Anderville, una metropoli piuttosto distante che fino ad allora ha sentito solo nominare. Nella telefonata, viene a sapere di essere il comproprietario di un’agenzia investigativa, insieme ad un suo ex compagno di università, Sonny Mitchell che non sente ormai da anni. Sonny era un tipo strano, studente svogliato ma anche un ottimo amico. C’è solo una cosa: Sonny è scomparso. Recatosi ad Anderville per sistemare documenti e questioni legate all’agenzia che a quanto pare gli appartiene per metà, il protagonista scoprirà strani indizi sulla scomparsa del socio e rimarra nel giro di pochi giorni invischiato in cose evidentemente più grandi di lui.

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Cover del #3 di Mickey Mouse Mystery Magazine

Che dite, si tratta evidentemente di un storia noir giusto? Potrebbe essere stata scritta da James Hadley Chase o Ellroy. Già, peccato il protagonista si chiami in realtà Topolino, la sua fidanzata Minnie e la tranquilla città da cui proviene Topolinia. La fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni ’00 fu un periodo d’oro per le opere di Disney Italia. Nel marzo del 1996 uscì il primo numero di quella collana indimenticabile che fu PKNA – Paperinik New Adventures e fu un successo straordinario che appassionò moltissimi lettori in Italia e non solo. Sull’onda di quel successo Simone Sistri e alcune delle persone che avevano lavorato a PKNA decisero di creare una nuova serie alternativa, stavolta con protagonista l’altro personaggio Disney per eccellenza ovvero Topolino. Però chiaramente non si poteva proporre un’altra storia supereroisitca, sarebbe suonata come una copia e inoltre Topolino non aveva lo stesso background. E da lì l’ottima idea: fare una serie di spiccata ambientazione noir.

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Cover del #0 di Mickey Mouse Mystery Magazine

Certo più facile a dirsi che a farsi.
Il noir è un genere molto complesso, diretto discendente della tragedia, soltanto lontanto parente del le storie che si basano sulla domanda: chi è stato?(i classici gialli a cui possono essere associate molte storie del Topolino detective). Nel noir il protagonista è un uomo comune profondamente coinvolto a livello personale nelle vicende della trama. La domanda principale non è quasi mai: chi è stato? Ma al contrario è: riuscirà il protagonista a cavarsela? E’ chiaro che per quanto si possa attingere dai classici del genere ricalcandone l’atmosfera, un’operazione narrativa di questo tipo apparentemente non è molto fattibile con un protagonista come Topolino, che per ovvie ragioni non può morire e nemmeno restare gravemente ferito, così come in realtà nessuno dei classici personaggi delle storie di Topolinia immersi da tradizione in una realtà cristallizata e resistente ai cambiamenti.

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Cover del #1 di Mickey Mouse Mystery Magazine

Quindi come è stato risolto questo problema? Primo: con un cambio di ambientazione. Topolino viene catapultato ad Anderville, lontano da amici e fidanzata, e dalla protettiva figura di Basettoni. A differenza della solita Topolinia, Anderville è sporca, caotica, piena di poliziotti per niente amichevoli e criminali( e non quei buontemponi di Gambadilegno e soci, ma vere e proprie canaglie, allibratori, mafiosi etc…). In secondo luogo, il taglio della narrazione è molto diverso dal solito. Topolino e gli altri personaggi appaiono più adulti e disincantati e come nelle classiche storie del genere, c’è un largo uso di flashback e voce fuori campo. Certo, la paura per la sorte di Topolino non è mai il fulcro della narrazione come vorrebbe il noir, lo è piuttosto, la sorte di tutti gli altri memorabili personaggi nativi di Anderville, ma al netto di questo, il tutto funziona egregiamente.

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Cover del #4 di Mickey Mouse Mystery Magazine

D’altro canto, una delle cose straordinarie che i fumetti Disney ci hanno mostrato nel corso della loro storia è proprio il fatto che possono essere rivisitati con qualunque genere, rivisitandolo a loro volta. Possono descrivere le ambientazioni più strane o le più credibili, narrare avvenimenti assurdi o apparentemente realistici pur non perdendo un briciolo del loro essere “opere disneyane”.
Certo, avere Tito Faraci in stato di grazia come sceneggiatore principale della collana non guasta ed è indubbio che il merito sia in gran parte suo e degli altri sceneggiatori e disegnatori che si sono prestati a questo lavoro (Cavazzano, Artibani, Sciarrone tra gli altri).

Purtroppo, Mickey Mouse Mystery Magazine non ha goduto dell’enorme successo che avrebbe meritato (nonostante delle serie si parli spesso e in toni entusiasti nei forum e nei gruppi su FB. Ndr) . Al di là della bontà dell’idea e dell’indubbia qualità della realizzazione, i dati di vendita non furono mai esaltanti e si vocifera che all’interno della Disney non tutti vedessero di buon occhio un’ operazione come questa che tendeva a snaturare i personaggi. La collana fu chiusa dopo una decina di numeri costringendo gli autori a tirare le conclusioni della storia in maniera affrettata. Comunque sia andata, Mystery Magazine rimane una delle più belle e affascinanti collane prodotte da Disney Italia negli ultimi vent’anni che merita di essere letta e riletta, soprattutto adesso che è stata ristampata da Panini in una edizione di lusso in due volumi.



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4 Comments

  1. non è per essere puntigliosi, eh, ma artibani è uno sceneggiatore…

    1. Hai ragione, ci era sfuggito, grazie della segnalazione.

    2. Ciao, hai perfettamente ragione, scusa l’errore :-)

  2. ci starebbe anche una bella retrspettiva su PKNA e seguiti, visto anche che siamo arrivati alla terza storia della PKNE su topolino che ne riprende le fila…solo un suggerimento, eh ;)

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