Inizi dell’800, North Dakota, frontiera americana: Hugh Glass (Leonardo di Caprio), un esploratore, a seguito di una piccola compagnia impegnata contro gli indiani, viene aggredito e quasi ucciso da un orso. I suoi compagni, guidati dal cacciatore John Fitzgerald (Tom Hardy) lo abbandonano, derubano e uccidono suo figlio, un nativo americano che aveva adottato. Glass però non muore e, tra mille difficoltà, si mette sulle tracce di Fitzgerald per vendicarsi…

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Sarà l’anno buono per l’Oscar a Di Caprio? Tutto sommato se lo meriterebbe, se non altro per la costante qualità delle sue interpretazioni. Ulteriore conferma del suo talento viene da questo difficile ed impegnativo (sotto tutti gli aspetti) The Revenant, visionaria trasposizione filmica del romanzo omonimo di Michael Punke. Un duello a distanza tra chi scappa (il cinico, feroce e pragmatico Fitzgerald/Hardy, bravissimo come al solito) e chi insegue con ampio handicap ma le dovute motivazioni (Glass/Di Caprio, eccezionale per intensità e ardore).

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Alejandro González Iñárritu, dopo l’Oscar 2015 ottenuto con Birdman, si confronta con una pellicola selvaggia e complicata, che vede la Natura assurgere a protagonista assoluta. Una storia brutalmente semplice sotto il profilo narrativo (che il regista cerca di rendere più lirica con l’inserimento di alcuni inserti onirici e flashback che raccontano il passato e le visioni del protagonista) declinata ostentatamente al maschile (del genere “uomini forti che fanno discorsi lapidari”) ed irrorata con abbondanti sangue, sudore e lacrime.

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Se alcune sequenze sono tecnicamente inarrivabili, impressionanti per verosimiglianza e di grande impatto emotivo (lo scontro iniziale, l’attacco dell’orso, la fuga dagli indiani e tutto il climax finale), altrettanto convincenti appaiono le panoramiche “malickiane” che vedono protagonisti la neve, i corsi d’acqua, le foreste le montagne e l’incredibile, maestosa e selvaggia Natura che fa da sfondo alle vicende dei personaggi. Tecnicamente, The Revenant lascia storditi: Emmanuel Lubezki riesce ad adeguare la sua fotografia alla luce naturale e non c’è momento che dal punto di vista visivo non sia meno che memorabile.

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Proprio questo viscerale e brutale realismo rende un po’ meno digeribili alcune vicende che occorrono al povero Glass, a conti fatti un semidio capace di resistere senza battere ciglio a freddo, fame, bestie feroci, cadute da alti dirupi e la cui resistenza fisica e morale mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità dello spettatore. Epifanica, in questo senso, la “starwarsiana” sequenza col cavallo.

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Difficile inserire The Revenant in un genere specifico, visto che se la matrice è chiaramente western, Iñárritu attua tante e tali contaminazioni da creare un qualcosa di più rarefatto e indefinibile. Presa come favola dark, moderna e capace come poche altre pellicole di mostrare l’insignificanza dell’Uomo nei confronti della Natura e del Mondo che ci circonda, The Revenant funziona alla perfezione, raccontandoci tra un paesaggio e l’altro una bella e classica storia di redenzione e vendetta, quest’ultima fonte di un’energia quasi inesauribile…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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