Ed eccoci al ritorno discografico dei Marlene Kuntz.

Lunga Attesa è il nuovo album di inediti firmato e prodotto dalla band stessa. Si tratta del decimo disco di un gruppo che, in venticinque anni di musica e concerti, ha alternato momenti innovativi e di successo ad altre situazioni meno condivisibili e un poco più commerciali.

Il frontman Cristiano Godano dichiara in conferenza stampa: “Non ci interessa creare suoni confezionati, né condirli di troppi ingredienti e strumenti. Non siamo né naif, né ingenui. Vogliamo semplicemente fare della buona musica e continuare a divertirci. E se ci pensate, non è scontato dopo tutti questi anni insieme”.

Si dia atto ai Kuntz che affermazioni di questo genere possono dar fastidio in un ambiente discografico stagnante ed asfittico come quello attuale, dove anche gli artisti più famosi si guardano bene dall’abbandonare il sentiero sicuro per tornare sui loro passi. Tuttavia il nuovo album dei Kuntz è davvero un ritorno al passato o, meglio, agli esordi. C’è un bel po’ di noise e di schitarrate, oltre a molta incazzatura nei testi. La maggioranza delle loro canzoni è costituita da poche note e semplici accordi, suonati con un uso preponderante dell’effettistica, nel tentativo, abbastanza riuscito, di generare ancora una volta quel suono storto, sgangherato e liquefatto che si avvicina stilisticamente ai migliori Sonic Youth. Lo testimonia l’efficace single-track Fecondità che riesce ad essere noise e al contempo ritmica e che, dal vivo, sarà uno dei brani di maggiore impatto dell’importante turnè che la band si accinge ad affrontare. I fan del gruppo potranno a breve avere anche il piacere di trovare i loro musicisti preferiti anche sul grande schermo: arriva, infatti, nei cinema di tutta Italia Marlene Kuntz. Complimenti per la festa, realizzato con il crowfunding e diretto da Sebastiano Luca Insinga, per celebrare i vent’anni del debutto della band.

Lunga Attesa è un album di buona fattura che contiene dodici brani sicuramente ponderati e lasciati a decantare nei giusti tempi e nel quale non mancano le staffilate di chitarra e le suggestioni noise, tipiche della prima fase della band: per conferme, ascoltate il fuoco e le fiamme de La noia o le impostazioni rock di La città dormitorio.

Consideriamolo, dunque, un pregio che queste canzoni non risultino “immediate e facili” al primo ascolto: certe suggestioni vocali di Cristiano Godano e le ballad un po’ ruffiane e rarefatte degli ultimi anni qui sono state volutamente ridimensionate. Nonostante una sana immediatezza e ruvidezza nei testi, ci sono, comunque, ancora delle ridondanze che, a tratti, li rendono ipertrofici e un po’ troppo cantautoriali, anche se in canzoni come l’ottima Niente di nuovo si rifanno duri ed efficaci. E se qualche allusione al pop, insieme a qualche reminiscenza simil-Litfiba (Maroccolo ha comunque lasciato un’impronta…), la si può ancora avvertire in brani come Formidabile, ben venga questo mood, per una band che sicuramente dimostra coerenza musicale e non semplice nostalgia per gli esordi felici e spensierati degli anni Novanta. Buona musica, insomma; un album che non sarà un capolavoro, ma che rimette d’accordo i vecchi fan dei Kuntz e conferma la loro sincera verve nel suonare rock di chitarre, soprattutto dal vivo.



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